Gaia Banfi è la figlia di Baffo Banfi, uno degli eroi della straordinaria stagione del progressive italiano, esattamente il tastierista dei Biglietto per l'Inferno, autori di una delle pietre miliari di quel fiorente periodo. Abbandonata la band, il nostro si è poi dedicato a una carriera solista vicina alle sonorità kraut kosmiche (ha collaborato con Klaus Schulze) che si è prolungata sino al 2015 con "FrontEra", in collaborazione con Matteo Cantaluppi. Da allora, Baffo non pubblica più nulla, ma ricordo con piacere di averlo visto, assolutamente inatteso, in una serata del 2018 a Milano in occasione di una festa in teatro in ricordo di Claudio Rocchi. In quella serata veniva presentata la performance di Baffo Banfi insieme alla figlia Gaia, ancora sconosciuta al pubblico e all'epoca forse appena maggiorenne. L'impressione, per quanto lo show durò pochi minuti, fu ottima e lasciò la sensazione che il lavoro quarantennale di Baffo avrebbe potuto lasciare dei semi che si sarebbero potuti ritrovare più avanti in Gaia.
Quella sensazione era corretta e "La maccaia", l'esordio solista di Gaia Banfi (se si eccettua "Lotus" del 2020 in collaborazione con Christopher Dragone), conferma tutte le potenzialità di un'artista con una solida formazione teorica (è diplomata al Conservatorio di Bologna) e una volontà di inserirsi nella scena pop-rock alternativa italiana che in questi anni ha avuto in Daniela Pes, Iosonouncane, Vieri Cervelli Montel, Massimo Silverio e Cadori i suoi fondamentali punti di ispirazione.
Gaia Banfi è nata a Milano e vive a Bologna, ma "La Maccaia" (nome che intende il tempo umido e afoso, con cielo coperto e vento di scirocco, tipico del golfo di Genova) è interamente ambientato a Genova, città che viene trasformata da Banfi in un luogo di antichi ricordi e atmosfere malinconiche, che sottolineano quanto la realtà che abbiamo di fronte sia destinata a svanire lentamente nel nulla ("Piazza centrale"). Il tema della memoria e del presente in continua disgregazione (il cielo che diventa petrolio, cioè il giorno che diventa notte, l'argento che diventa nero, la pelle che invecchia) sono alla base del brano e probabilmente di tutta la poetica di Gaia.
La musica evolve lentamente al limite dell'ambient con sfondi di chitarra acustica e musica elettronica che aumenta di intensità ("Il lungomare di Genova"), sino a momenti decisamente vitali, abbastanza vicini a Daniela Pes, con testi motivazionali ("La Macaia"). La soffusa melodia di "Amar", cantata in lingua spagnola, si dipana con la medesima grazia delle opere di Massimo Silverio o della stessa Pes, con la quale condivide anche soluzioni armoniche molto simili.
Il culmine di questo esordio è senz'altro "Seia" con synth convulsivi ricchi di pathos, canto a volte tragico, registrazioni ambientali, coro di bambini e la sensazione che questo sia il vero punto di partenza per un prossimo disco ancor più compiuto.
Si segnalano anche i tre video ufficiali con registrazioni d'archivio, che donano alla musica proprio quella sensazione di recupero di memorie che rischiano di perdersi per sempre in una modernità senza passato.
13/04/2025