Racecar - Pink Car

2025 (autoprodotto)
bedroom rock, electropop, progressive pop

Si presenta come pop, ma cambia pelle di continuo: sguscia, sbanda, si increspa, scintilla. E tutto con mezzi fuori asse rispetto all’industria.
“Pink Car” è il secondo album dei Racecar, trio scozzese dell’East Lothian che crea le sue visioni in casa, autofinanzia i progetti tramite crowdfunding (col sostegno dell'agenzia pubblica Creative Scotland) e intanto sogna archi, fiati, sessionisti: l’ambizione è quella di chi ha prospettiva e la alimenta a partire dal proprio soggiorno, con la consapevolezza però che realizzarla appieno richiede mezzi più ampi. E in effetti il disco – inciso in buona parte nel proprio home studio – è un esempio di bedroom rock che gioca su scala espansa, senza cedere mai a manierismi lo-fi e pose naïf.

Il riconoscimento ottenuto con il debutto "Orange Car", interamente inciso fra le mura della cantante Izzy Flower e premiato dalla Bbc con due track of the week, ha dato loro slancio e ambizione: “Pink Car" è il tentativo di alzare l’asticella, mantenendo la stessa creatività ma con mezzi più articolati. Ventimila sterline di budget hanno permesso alla band di coinvolgere musicisti esterni, un orchestratore esperto, e puntare ad arrangiamenti dal respiro strumentale allargato senza rinnegare le proprie origini casalinghe.
A partire da alcune solide pietre d'angolo - uno spirito orgogliosamente indipendente, un estro pop frizzante e scherzoso, una chiara proiezione in direzione electro e funk - Izzy Flower, Robin Brill e Calum Mason maneggiano i generi come moduli intercambiabili, senza mai perdere la bussola. Le affinità si affastellano, ma nessuna prevale: il disco ha il passo sghembo e sornione dei The Chap e ha qualcosa della teatralità stralunata dei Fiery Furnaces. A più riprese sembra flirtare con l’electro-funk ipervitaminico di Knower, ma qua e là pare richiamare perfino i resti fratturati della folktronica (Zammuto, Diagrams, Gablé), o il prog-pop imprendibile e camaleontico dei finlandesi Rubik. Un mosaico di echi, senz'altro perlopiù inconsci, che traccia dopo traccia prende forma e diventa linguaggio proprio.

Molti brani partono da un’idea apparentemente lineare e poi si deformano. “Got You Into It”, “Fall Leave” e “Whenever I” suonano come versioni Adhd del power pop, ma con una spinta ipercinetica e una saturazione di colori che, per chi ha familiarità col campo, viene spontaneo associare al rocambolesco power/prog dei Crying. “Zephyr” viaggia sui 7/8 come se fosse il tempo più naturale del mondo, trovando spazio per un basso incalzante e linee violinistiche che spingono la coda verso territori quasi Pentangle (o Stereolab? I due stili paiono intrecciarsi, e la voce pulita di Izzy Flower in qualche modo richiama entrambi). “Inevitable” parte da un’ossatura indie-pop per poi esplodere in una sezione orchestrale e cambiare ancora direzione con un rap finale – uno degli snodi più imprevedibili e spiazzanti del disco.
Ma c’è anche spazio per il raccoglimento e per un’estetica più rarefatta, come in “Metronome”, che si muove lenta e ipnotica tra sospensioni vocali e riverberi arborei, evocando l’etereo art-pop di Aurora. “Remains” esplora invece una direzione antipodale, con distorsioni elettroniche che si mescolano a momenti di limpidezza quasi danzereccia, con un tiro tra l’industrial e l’electropop. Ogni traccia sposta un po’ più in là il confine, senza però che il tutto rischi di sembrare un collage: la coerenza non è negli stili che si susseguono, ma modo in cui ogni deviazione sembra necessaria, nella fluidità con cui tutto cambia senza preavviso.

“Pink Car” è un disco di pop progressivo che non ha bisogno di proclamarlo. Lo dimostra canzone per canzone, trovando nella libertà e nell'autonomia - dagli steccati stilistici, dai cliché camerettari, perfino dalle etichette indipendenti - la sua forma più precisa.

23/04/2025

Tracklist

  1. Lay Me Down
  2. The Big One
  3. Zephyr
  4. Lullaby
  5. Nightshow
  6. Fall Leave
  7. Remains
  8. Hard to Have One
  9. Got You Into It
  10. Wolf
  11. Inevitable
  12. Metronome
  13. Whenever I

Racecar sul web