C‘è ancora spazio per il virtuosismo, nel pop di oggi? Mentre un numero crescente di evidenze mostra la spinta alla semplificazione nei brani che compongono le classifiche anglosassoni (sempre meno accordi, meno note, meno cambi di tonalità, una gamma timbrica più ristretta), formazioni come i KNOWER procedono risolutamente in direzione contraria. Il duo di Los Angeles formato da Louis Cole e Genevieve Artadi porta avanti una sorta di hyper fusion in cui pop, jazz, funk ed elettronica si intrecciano in una sfida costante fra orecchiabilità e complessità. Benché il loro recente album “Knower Forever” sia disponibile su Spotify e altri servizi di streaming solo da pochi giorni, l’ellepì è stato diffuso precedentemente attraverso Bancamp e ha fatto discutere di sé, figurando tra le uscite più quotate dell’anno per piattaforme trasversali come Albumoftheyear e Rateyourmusic.
Da sempre, le qualità esecutive dei musicisti sono state al centro dell’attenzione di una nicchia di pubblico, ma nell’ultimo decennio l’emergere di nuovi nomi e la loro capacità di proporsi su social come YouTube ha favorito un ricambio generazionale anche presso gli ascoltatori. Oltre alla demografia, a essere variate paiono anche le predilezioni: un tempo ossessivamente incentrate sulla chitarra, ora si rivolgono anche a strumenti più orientati al ritmo, come basso e batteria; il baricentro stilistico, d’altra parte, dal metal/rock si è spostato verso funk, jazz e r’n’b. Non che questo cancelli l’attività in frange supertecniche come lo djent o limiti i click ai video di funamboli blues-rock, ma è senz’altro vero che negli ultimi tempi l’assai selettivo panorama dei mostri di bravura è stato attraversato da una ventata di rinnovamento, che ha dato visibilità a discepoli del funk come Louis Cole, batterista ipercinetico e dal tocco riconoscibilissimo, e ad artisti come Snarky Puppy (in qualche modo, gli aprifila del fenomeno), Vulfpeck, Fearless Flyers, Jacob Collier, Jacob Mann (alcuni dei quali figurano proprio nell’album “Knower Forever”).
Quinto full-length del progetto, “Knower Forever” esce a sette anni dal precedente “Life”, dopo il buon riscontro critico dei due ultimi lavori solisti di Cole per Brainfeeder, “Time” (2018) e il doppio “Quality Over Opinion” (2023). Autoprodotto e autopubblicato come ormai consueto per il duo, l’album è un connubio entusiasmante di versatilità e personalità. Gli stili attraversati sono molti – dall’r’n’b (quasi hip-hop) al wonky al nu jazz, passando per il pop orchestrale e il funk più tirato – ma in ogni brano emergono inconfondibili i segni dell’unicità e del carattere della coppia.
Già la linea di basso che apre “I’m The President” mette in chiaro che la formazione intende giocare il tutto per tutto sui cromatismi e sul groove. L’ingresso di fiati e batteria non fa che confermare, e il rullante secco e fragoroso di quest’ultima subito si annuncia come uno dei tratti più distintivi dello stile di Cole. Non si è ancora aggiunta la voce, e già una pioggia di accordi fuori tonalità afferma l’obliquità della musica, sottolineata dal timbro pungente della tastiera – una sorta di Clavinet travolto dal bitcrush, brillante ma rauco, vintage ma futuristico. Quando, dopo venti secondi scarsi, Artadi fa la sua comparsa, l’effetto è ulteriormente spiazzante: con un tono infantile e un po’ smarrito, intona una mezza filastrocca la cui semplicità sembra fare a pugni con tutto il resto. Ogni cosa è mirabilmente funky, almeno per un’altra ventina di secondi: poi l’atmosfera si liquefa, gli accordi si dilatano e assumono nomi iniziatici (G#m7add11, F#maj9, E9sus4), il mood diventa più soave, quasi canterburiano. È trascorso meno di un minuto, ma (spacconata) si è già sentita più musica che in intere nonché blasonatissime discografie. E mica in qualche modo capzioso e autoindulgente, no, facendo costantemente battere il piedino.
Di minuti il disco ne dura altri quaranta e passa, e una cronaca battuta per battuta avrebbe senz’altro poco senso. Meglio procedere a volo d’uccello sugli altri tratti ricorrenti del Knower sound: il frastagliamento ritmico di “The Abyss” e “It’s All Nothing Until It’s Everything”, che riallaccia Thundercat e il fronte più viruosistico di Squarepusher; l’onnipresente piega sintetica e la devozione per Prince; il tiro micidiale sfoderato in “Nightmare” (fan dei Jamiroquai, accorrete!) e prontamente rimesso in saccoccia quando il drumming da ahead of the beat sceglie di impantanarsi behind manco alle pelli ci fosse John Bonham. Oppure il chiodo fisso dei ricami armonici, che con accordi estesi e interscambi modali mantengono ogni sviluppo sorprendente e un po’ diagonale, senza intaccarne però l’immediatezza melodica – e in “Ride That Dolphin” si fanno così marcati da renderne il coro quasi natalizio.
Fin qui, gli aspetti da sempre emblematici del binomio Cole/Artadi. Ma “Knower Forever” ha anche tratti peculiari, come l’eleganza un po’ alla Paul McCartney di “Same Smile Different Face” o il ricorrere di assoli, generalmente suonati alla velocità della luce e affidati a collaboratori. I nomi appartengono perlopiù a frequenti compagni di avventure dei due, nonché comprovati manici: Rai Thistlethwayte, Jacob Mann e Paul Cornish alle tastiere, Adam Ratner alla chitarra (solo in “Do Hot Girls Like Chords?” e “Crash The Car”), e al basso Sam Wilkes e MonoNeon (che nei brani del disco sta relativamente schiscio, ma è uno degli artisti in prima linea su una delle ultime e più avventurose frontiere del pop, la microtonalità). Al sassofono, David Binney e Sam Gendel – quest’ultimo già stretto sodale di Cole nell’imprendibile e a tratti inascoltabile electro-jazz-metal del progetto Clown Core, ma qui fortunatamente assai più disciplinato.
Sostanzialmente privo di episodi deboli, “Knower Forever” è un album che combina opposti. Torrenziale e indelebile, estroverso e ostico, sottile e (a tratti) sboccato. Difficilmente farà tutti contenti: apprezzarlo richiede, quasi per certo, una qualche propensione al ghirigoro. Ma nel panorama del pop più musicalmente elaborato di questi tempi sta succedendo qualcosa, e questo disco è un'ottima finestra per farsene un'idea. Conviene saperlo.
09/10/2023