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Power Pop Glory

Tra tutti i non-generi della storia del rock, il power pop - vuoi anche per la sua longevità - occupa indubbiamente un posto speciale. Ma che cos'è, esattamente, il power pop? Un punk melodico, meno ribelle e più romantico? Un hard-rock senza la componente machista e i lunghi assoli? Una sorta di teen pop coi chitarroni in primo piano? A pensarci bene, non è mica così semplice dare una risposta alla domanda. Seppur non manchino i punti di contatto con tutti i generi in questione, il power pop rimane comunque un discorso a sé, difficilmente catalogabile. Perché è troppo perfettino e pulitino per essere punk in senso stretto; ai vocioni potenti che caratterizzano l'hard-rock predilige voci spesso effeminate. Ed è pure troppo adolescenziale e disimpegnato per essere confuso col rock classico, ma al tempo stesso è troppo rumoroso e sguaiato per essere spacciato come pop vero e proprio. Dunque, che cos'è allora? Un po' tutte queste cose messe insieme, con gli ingredienti dosati in maniera differente.
Epperò, magicamente, un brano power pop - una volta allenato l'orecchio e fatta un po' di pratica - lo si riconosce subito. Ci sono canzoni, anche famosissime, che sono solo ed esclusivamente power pop e non potrebbero essere nient'altro. Insomma: brani energici che sprizzano vitalità giovanile da tutti i pori, con melodie talmente appiccicose che, una volta entrate in testa, non ne escono più.

Se agli inizi degli anni 70 il power pop era ancora principalmente di derivazione beatlesiana (Big Star, Badfinger, Flamin' Groovies, Todd Rundgren), ben presto ha mutato forma, fino ad arrivare a essere incorporato nel sound di alcuni pesi massimi della new wave statunitense, come i Blondie e i Cars nella seconda metà del decennio.
Power pop fa spesso rima anche con one-hit wonder, o più in generale con artisti oggi tendenzialmente ricordati per un'unica canzone di successo: si pensi ai Knack di "My Sharona", agli Only Ones di "Another Girl, Another Planet" o, in parte, al Rick Springfield di "Jessie's Girl".

Dunque il power pop è una faccenda prettamente americana? Assolutamente no: ci pensano cantanti cresciuti nel chiassoso contesto del pub rock come Joe Jackson, Nick Lowe e Dave Edmunds e gruppi punk con una particolare predisposizione verso la melodia (è il caso, per esempio, dei Buzzcocks, dei Jam e degli Undertones) a ribadire l'importante contributo fornito dalla Gran Bretagna per lo sviluppo del genere.
Se è vero che gli anni 70 sono stati il decennio d'oro del power pop, ciò non significa che non abbia avuto più nulla da dire nelle decadi successive. Nei luccicanti Eighties ha spopolato soprattutto nei college americani (basti pensare ai Rem e ai Game Theory) e ha fatto proseliti tra i gruppi più pop della scena californiana del Paisley Underground (Bangles, Three O'Clock). Allo stesso tempo, è stato abbracciato anche da band che, una volta abbandonato il furore hardcore punk degli esordi, hanno scoperto di avere un debole per le melodie. È il caso degli Hüsker Dü e dei Replacements, con questi ultimi che hanno poi omaggiato il padre tutelare del power pop, Alex Chilton, in una splendida canzone a lui intitolata. Un periodo di transizione che ha portato alla vera e propria rinascita avvenuta negli anni 90, grazie al prezioso contributo di gruppi come Weezer, Posies e Teenage Fanclub, che hanno rilanciato il verbo del power pop, facendolo così scoprire a nuove generazioni di ascoltatori.

 

Ma ora bando alle ciance, ci siamo già dilungati troppo per presentare un genere che ha sempre fatto dell'essenzialità il suo maggior pregio: eccovi dunque 50 tra le canzoni più significative del power pop.



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