Quello delle riot grrrl a inizio anni Novanta fu prima di tutto un movimento socio-politico. Poi anche musicale. Proprio come l'hippie di 25 anni prima; entrambi, tra l'altro, di San Francisco. La musica riot fu il grunge come quella hippie era stato l'acid-rock psichedelico. Quella riot e quella hippie è quindi musica da centro sociale (anche se non è vero l'inverso: che il grunge e l'acid-rock psichedelico siano solo musica da centro sociale). Il punto è che mentre le questioni sociali degli hippie erano incentrate su questioni utopiche e speranzose nel futuro (e droghe, potere dei fiori, sesso libero, pacifismo ne erano il contorno), quelle delle riot grrrl erano sì questioni altrettanto sintomatologicamente sociali, ma di una società che ormai, essendo inequivocabilmente grigiore, alienazione e nichilismo, non poteva che sterilizzare a priori ogni barlume di utopismo revival.
Per quanto riguarda ulteriori aspetti del movimento riot grrrl rimando alle mie schede sul grunge e sulle Babes in Toyland. Per quanto riguarda le Hole basterebbe dire che furono tra le fondatrici del movimento.
Courtney Love è una pessima compositrice e un'ancor più pessima chitarrista. Courtney Love non fa arte, non fa rock in quanto questo possa dirsi arte. Il suo è uno sfogo, che dal personale e dall'alienazione della persona passa al propagandistico e all'alienazione se non di una generazione almeno di un certo contesto storico-geografico peculiare. In questo rientra poi anche il discorso sui sessi (e sul rapporto uomo/donna) in un continuo altalenare dal piano sociologico (storico) a quello antropologico (naturale). Gruppi come le Hole sono più importanti a livello storico-sociale che a livello musicale. Restando in questo, possono dirsi tra le prime interpreti del grunge al femminile. E sebbene del tutto inferiori alle Babes In Toyland, ebbero una parte, furono una cinghia di connessione tra le prime hard-rocker al femminile del post-new wave (Frightwig e L7) e lo spicinio di inutili band riot grrrl degli anni Novanta.
Nessuna canzone delle Hole rimarrà nella storia. Quelle del 1991 perché non sono canzoni ma conati di vomito irrefrenabili. Quelle del 1994 perché sono tra la canzone e il vomito senza essere incisive né nell'una né nell'altro. Quelle del 1998 perché sono canzoni stupide e insignificanti. Se è vero che nella storia sono rimaste molte canzoni stupide e insignificanti (anzi, forse le più sono tali), è anche vero, da una parte, che mi riferivo alla storia non delle vendite ma dell'importanza artistica, dall'altra che nessuna canzone delle Hole rimarrà neanche nella storia delle vendite e neanche tra le canzonette, perché non possono vantare nemmeno un qualche motivetto capace di entrare nella testa o essere fischiettato.
Il meglio le Hole lo danno quando vomitano. E qui sta il loro senso: non nel fare musica, ma nell'esprimere il nichilismo brutale e angosciato di una fetta di mondo piena di giovanissime ragazze senza soldi, senza futuro, senza sentimenti veri, senza cultura, senza voglia di vivere. Quella fetta di mondo geograficamente e storicamente sarà rappresentata dalla West Coast americana e segnatamente dalla zona di San-Francisco/Seattle a inizio anni Novanta; idealmente da tutte le sacche di depressione giovanile - e soprattutto femminile - disperse per il mondo nell'era post-ideologica o post-industriale che dir si voglia.
Le Hole vomitano in Pretty On The Inside. E questo è il loro testamento valevole per gli studi culturali (se non musicali) avvenire. L'album è mal composto e peggio suonato. Davvero nessuno qui è in grado di tenere in mano quello che dovrebbe essere il suo strumento. Anche la produzione (nientepopodimeno che Kim Gordon) lascia a desiderare. Così il mixaggio. Ebbene, tutto ciò fa buon gioco all'efficacia e alla peculiarità di un lavoro che si regge totalmente (come già era accaduto per le Frightwig, ma anche, in parte, per le Babes In Toyland) sulla voce della Love. Costei urla, urla sino allo sfinimento e senza interruzione. A tratti terribile - pur mai (la sua struttura toracica non glielo consente!) così potente come Kat Bjelland. Si rasenta il death-metal (quello che raggiunse la grande Wendy Williams dei Plasmatics a inizio 80: fu lei la maestra di tutte).
Il 1991 è un anno tra i più ricchi della storia del rock. Lasciando da parte Type O Negative, Dogbowl, Unsane, Honeymoon Killers, Slowdive, Barkmarket, Codeine, Eden, Paradise Lost, Melvins, Mudhoney, Cypress Hill, Massive Attack, Primal Scream, Savatage e moltissimi altri, è l'anno di Drive Like Jehu ("Drive Like Jehu"), Fugazi ("Steady Diet Of Nothing"), Jesus Lizard ("Goat"), My Bloody Valentine (" Loveless "), Slint (" Spiderland "), Pearl Jam ("Ten"), Metallica ("Metallica"), Mercury Rev ("Yerself Is Steam"), Pegboy ("Strong Reaction") - per la musica più mainstream si ricordi che il '91 è l'anno degli hit "One" (U2), "Losing My Religion" (REM), "Under The Bridge" (Red Hot Chili Peppers), "Don't Cry" e "November Rain" (Guns n' Roses), "The Show Must Go On" (Queen), "Nothing Else Matters" (Metallica), "All This Time" (Sting), "More Than Words" (Extreme), "Wind Of Change" (Scorpions) -. In ogni caso il 1991 è soprattutto l'anno di " Nevermind " dei Nirvana. Ed è l'anno del debutto su Lp delle Hole.
Pretty On The Inside è davvero un disco ostico ed estremo. Esasperazione, noia, schifo, disarmonia e distonia abbrutite e appesantite sono le sue coordinate.
La bionda, ammaliante Courtney Love (n. 1964, San Francisco) dopo un'adolescenza sconclusionata - comunque incline all'esibizionismo (fa la spogliarellista in Alaska) - e genericamente dedita al sogno di diventare una star (fa una comparsa nei film "Sid And Nancy" e "Straight To Hell") tra il 1986 e il 1987 fu - prima a San Francisco poi a Minneapolis - al seguito di Kat Bjelland nel periodo proto-Babes in Toyland (giovanissima, intorno all'85, a San Francisco aveva lavorato anche con quelli che poi saranno i Faith No More). Così dette una sterzata decisiva alla sua vita che concentrò su quel punk-rock da lei sempre osannato (forse più per lo stile di vita che per la musica). Lasciatasi con Kat Bjelland (in una delle separazioni più spiacevoli della storia del rock: anche se dovuta forse al fatto che entrambe cantavano, suonavano la chitarra ed erano leader nate) a Los Angeles nel 1989, fondò le Hole: Eric Erlandson (guitar), Jill Emery (bass), Caroline Rue (drums). Aveva 25 anni. A 27 riuscì nella pubblicazione di Pretty On The Inside. E del medesimo periodo è la convivenza col ventiquattrenne Kurt Cobain (i due si sposeranno nel '92).
Complessivamente le Hole possono dirsi la versione pop delle Babes in Toyland: dai ringhi della Love, ai tribalismi della batteria, alle scordature delle chitarre (sistematicamente ignoranti di riff), alle claustrofobie del basso. Su di una struttura musicale sostanzialmente lenta (doom) e gracile (deforme), si innalza una voce bestiale che è la chiave di volta, la dittatrice, il senso del tutto. Pretty On The Inside è poi il loro miglior album proprio perché è quello più vicino al modello delle Babes In Toyland. Il carattere della Love in questo lavoro si distingue però rispetto a quello di Kat Bjelland. E questo a prescindere dalla similarità delle forme. Tanto disperate e tragiche le Babes In Toyland, quanto apatiche, trapassate le Hole. Se le prime urlano perché stanno male, le seconde perché sono nel più totale nulla. Pretty On The Inside è uno dei manifesti nichilisti più radicali del rock; e tanto più radicale quanto più fatto da musicisti e compositori insussistenti. Abbiamo brani di ampio respiro, selve di perdizione e impaludamento totali: "Good Sister/Bad Sister" [- 5:47] è basato su un plagio delle Babes in Toyland (soprattutto il caratteristico doom singhiozzante, seppur smorzato da certo incedere velocizzato); "Mrs. Jones" [- 5:25] delira, in un ballabile, per quello che può, anche se non può molto visto l'inestetismo del titolo; "Babydoll" [- 4:59] - dal nome di uno dei complessi di Love/Bjelland - è tra bisbigli asmatico-sessuali e squarci d'urla graffianti; "Pretty On The Inside/Clouds" [- 5:25], il meglio del lotto, è dato da eccessi rap-metal e strascichi di chitarra Sonic Youth; "Loaded" [- 4:19] se è nelle chitarre succube dei Sonic Youth, ritmicamente strizza l'occhio al punk-dance dei Blondie. Abbiamo tre rituali di media lunghezza e immediata efficacia: "Teenage Whore" [- 2:57], con la classica altalena (ritmica) tra l'incredulità neniosa e la violenza più raccapricciante; "Garbage Man" [- 3:19] - il capolavoro - dove spunta nel marasma di incespicare, stordimenti e cuspidi, un cenno di melodismo (comunque deturpato a più non posso); "Berry" [- 2:46] riesce a ricordare anche gli Stooges (altro complesso basato non tanto sulla violenza della musica, ma su quella della voce) tanto è veemente, senza redini, accasciato su stesso. Abbiamo infine indugi sperimentali: "Sassy" [- 1:43] è pura cacofonia, "Starbelly" [- 1:46] vede finalmente una sezione ritmica squadrata, incorpora sovraregistrazioni varie (sottoforma di radio che cambia stazione), ha chitarre esattamente come quelle dei nostri Marlene Kuntz (ossia come dei Sonic Youth semplificati).
Oltre che dalla Sonic Youth Kim Gordon, l'album fu prodotto dall'amico di questa Dom Fleming (ex Velvet Monkeys, BALL, Halph Japanese, e una delle istituzioni dell'indie-rock, avendo lavorato anche con Dinosaur Jr., Sonic Youth, con l'ex-Velvet Underground Moe Tucker ecc.).
Nel 1994, una settimana dopo il suicidio di Cobain, esce Live Through This. Le Hole sono un altro gruppo. Non solo perché al basso abbiamo Kristen Pfaff e alla batteria Patty Schemel. Prima la musica delle Hole era cacofonia. Ora è grunge-pop. Courtney Love ha 30 anni, è madre, continua a essere tossicodipendente e vuole provare a scrivere canzoni (sulle orme del marito: come testimonia il cambiamento della voce che pur urlando adesso è impostata, non sublime allo sbaraglio come prima). Più di tutto, però, tiene nell'armadio il fantasma a lei più caro: lo star-system. Forse riuscirà solo su quest'ultimo punto (l'album è n. 52 in Billboard). Beninteso: Live Through This non è tra i peggiori dischi del '94. È che nessuna canzone riesce a essere tale dall'inizio alla fine; nessun brano riesce a non annoiare o a non far calare interesse in qualche punto. E questo per parlare dei migliori. Gli altri valgono solo uno sbadiglio. I migliori comunque - come in Pretty On The Inside - sono retti dal solo cuore della Love. I lampi, gli spunti che coinvolgono non sono, al solito, dovuti a una benché minima artisticità, ma solo alla capacità di raccontare genuinamente i propri stati d'animo. Nell'esordio, gli stati d'animo erano quelli di una roccia o una fogna. Adesso di una punk-rocker media. Prima c'era l'apocalisse, ora un country di mantenimento. Prima la reificazione più totale, ora una vita forse presuntuosa, talora commovente, più spesso stupida. I produttori sono Paul Q. Kolderie e Sean Slade, la coppia di tecnici del suono più famosa del mondo indie. "Violet", "Plump", "Jennifer's Body", "I Think That I Would Die" i brani (4 su 12) per cui valgono delle serie considerazioni.
Celebrity Skin (1998) completa l'approdo alla musica di massa, raggiungendo il n. 9 nelle chart di Billboard. "Celebrity Skin" (grunge melodico anni dopo la fine del grunge) e "Malibu" (orrenda ballata garage-rock) furono i singoli. Su quest'ultimo, la penna di Billy Corgan, leader degli Smashing Pumpkins, si dimostra di notevole insipidità - la stessa insipidità e la stessa penna che affliggono gran parte dei brani. Live Through This è meglio di Celebrity Skin perché nel '94 la Love andava a letto con Cobain e tra una seduta e l'altra gli rubava qualche spartito; nel '98, con Corgan, si trattò solo di spartiti peggiori.
Sciolte le Hole (2002) che avevano seccato ogni linfa, la Love, forse in attesa di un ingaggio cinematografico o televisivo importante (proprio come fa Madonna da anni e anni) nel 2004 ha fatto uscire American Sweetheart riuscendo persino a far rimpiangere di non essersi rifatta alla musica di Madonna. Nel frattempo, continua a riempire le cronache con le sue disavventure legali, tra processi per droga e arresti per aggressioni e intemperanze varie.
HOLE | ||
Pretty On The Inside (Caroline, 1991) | 8 | |
Live Through This (DGC, 1994) | 5 | |
My Body The Hand Grenade (anthology, City Slang, 1997) | ||
Celebrity Skin (Geffen, 1998) | 4 | |
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COURTNEY LOVE | ||
American Sweetheart (Virgin, 2004) | 4 |
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