Dieci Piccoli Italiani

Dieci Piccoli Italiani - N. 115 - Marzo 2021

di AA.VV.

01_francescareFRANCESCA REMIGI ARCHIPÉLAGOS - IL LABIRINTO DEI TOPI (Emme Produzioni Musicali, 2021)
avant-jazz

Oltre a Holly Blues, Subconscious Trio, Cicommunity Project e Almoraima, i principali progetti della batterista jazz di origini bergamasche Francesca Remigi sono Soul’s Spring e Archipélagos. Coi primi incide solo un Ep, “2 Beggars” (2019). Come Archipélagos debutta invece con qualcosa di più sostanzioso, un lungo e spigoloso “Il labirinto dei topi”, in compagnia di Claire Parsons (voce, elettronica), Niran Dasika (tromba), Federico Calcagno (clarinetto), Simon Groppe (piano), e Ramon Van Merkenstein (double bass). La soundscape grandguignol guidata dal piano del pezzo eponimo è improvvisata freneticamente. I quasi 12 minuti dello “Scherzo” racchiudono tra due sezioni estatiche in testa e in coda due improvvisazioni, una di gestualismi atonali e una di jazz-funk pianistico. Il caos elettroacustico di “The Shooting” viene reso tramite 8 minuti di esperimenti vocali, tra voci croniste e proteste di piazza represse, seguite da un’altra elegia funebre frenetica e a momenti sardonica. I 7 minuti di “Be Bear Aware” mischiano ancora un ribollire di vocalismi elettronici e un chiacchiericcio di strumenti: insieme si coalizzano in un’ultima parata di toni thriller. Per quanto cupo, distopico, raramente distensivo (qualche brano convenzionale che vieppiù disturba) e anzi incline alla brutalità, è un disco non poco immersivo e pure cangiante che - merito di accorte astuzie compositive - può allettare sia per distinte parti solistiche che per vibranti concertazioni jazzistiche d’insieme, un concept post-orwelliano in cui la metafora dei ratti chiusi nelle ambagi senza uscita pervade, volenti o nolenti, l’intero impianto. In caso ci si può affidare agli spoken illuminanti di Parsons. Connessioni per niente velate all’affaire #BlackLivesMatter (Michele Saran7/10)


02_angeliANGELICA - STORIE DI UN APPUNTAMENTO (Carosello, 2021)
indie-pop

C’erano una volta i Santa Margaret, finalisti alle Targhe Tenco 2015 nella categoria “Miglior Opera Prima”. La cantante di quel progetto, nel quale militava anche Stefano Verderi, chitarrista de Le Vibrazioni, era una ragazza di nome Angelica. Esattamente colei che si scruta allo specchio nella copertina della sua seconda opera solista, “Storie di un appuntamento”. Originaria di Monza, da sempre invaghita dell’intero canzoniere dei Beatles, Angelica apre il 2021 con otto tracce inedite, che ampliano e perfezionano il lavoro svolto con il precedente “Quando finisce la festa”. Un songwriting brioso, con chiari riferimenti agli anni 60 e 70, a tratti persino ballabile, per molti versi in continuità rispetto a quanto finora realizzato da Lucia Manca (giusto per suggerire qualche vaga affinità), della quale Angelica potrebbe rappresentare un’ulteriore evoluzione stilistica, altrettanto raffinata. Un’estetica vintage, che nella seconda parte del disco regala anche frangenti elegantemente delicati, in corrispondenza con le avvolgenti, “L’ultimo bicchiere”, “Strip Club” e “Comodini” (Claudio Lancia7/10)      


03_pluhPLUHM - CANZONI DELL’IO NUDO (Rum Fixion, 2021)
ambient drone

Quando inizi a scavare nella tua anima, a guardarti dentro davvero a fondo, non sai cosa puoi trovarci. Lo sa bene Lucio Leonardi, siciliano di stanza in provincia di Varese, che ha intrapreso il suo percorso di musicista sperimentale con la predilezione per droni e modern classical con piglio psicoterapeutico. Così, nel suo terzo lavoro a nome Pluhm, dopo un disco di embrioni di canzoni (“Piccole canzoni sospese”) e uno di cover di Simon & Garfunkel (“Il suono del silenzio”), Leonardi si spoglia, si apre agli ascoltatori sotto il titolo programmatico di “Canzoni dell’io nudo”. Vero e proprio viaggio interiore, il disco si snoda come un film, rifiutando ricorrenze e ricircoli, avanzando invece in una narrazione orizzontale ma priva di parole. Incontriamo angosce, paure e ossessioni, assistendo però ad una progressiva acquisizione di consapevolezza. A prevalere sono ronzii e squarci ambient, ma in tracce come “La nube s’addensa” e “Il palazzo del rimpianto” “Canzoni dell’io nudo” si concretizza in sprazzi post-rock e cupe reminiscenze shoegaze. Consigliato dunque anche a chi non predilige immateriali ascolti d’avanguardia, il disco avrebbe forse giovato di un budget che permettesse maggior cura e duttilità della pasta sonora (Michele Corrado7/10)


04_theshapTHE SHAPE - MORNING, PARADISO (LaCantina, 2021)
indie-rock

Ci sono voluti oltre cinque anni per dare un seguito a “Lonely Crowd”, il loro primo album, ma i cinque veronesi The Shape ce l’hanno fatta, e quando si son ritrovati costretti fra le mura domestiche, causa pandemia, hanno messo a punto le dieci tracce che vanno a comporre “Morning, Paradiso”. Il loro è un indie-rock che cerca di inglobare l’attitudine (e i suoni) degli Arctic Monkeys più confidenziali, quelli del recente “Tranquility Base Hotel + Casino” tanto per intenderci (“Sweet Devotion”, “Double Vision”), sfumature morbidamente psichedeliche (“Slower, Slower, Slower”) e raffinato gusto retro (We Can’t Have It All”). Qualche deviazione dalla strada maestra giunge in corrispondenza della cinematografica strumentale “Oh Angelo!”, che li avvicina a certo post-rock, mostrando una naturale predisposizione per le colonne sonore, e delle chitarrine surf in modalità tremolo di “Everytime You Go”. Produce Martino Cuman dei Non Voglio Che Clara. In un mondo sempre più allineato, fa notizia la scelta presa dalla band di non diffondere il disco sulla piattaforma Spotify, ma esclusivamente attraverso Bandcamp, opzione di recente operata anche dai corregionali C+C=Maxigross. Piccoli atti che segnano una formale protesta contro il colosso svedese, colpevole di lasciare agli artisti soltanto minuscole briciole (Claudio Lancia6,5/10)


05_laragazzadLA RAGAZZA DELLO SPUTNIK - KIKU (Murato, 2021)
songwriter

Nome, La Ragazza Dello Sputnik (titolo del romanzo di Murakami), e titolo, “Kiku” (lemma giapponese per “crisantemo”), attingono alla cultura nipponica per diffondere una certa idea di rinascita. Il canzoniere di questo breve debutto è invece dapprima stilisticamente problematico e, in generale, non così ottimista. “In riva al male” alterna una strofa di revival eurodance e un ritornello da power-ballad, e la trasognata serenata a sé stessa di “Psicofarmaci” in buona sostanza assomiglia a una “Un vecchio errore” di Conte filtrata dall’estetica it-pop. Più compattamente personali e accorati suonano i due inni, pure posti in sequenza, uno marciante (“Origami”) e uno danzante con bel finale di canore invocazioni illusionistiche (“27”). A parte il sentimentalismo ben bilanciato, prese in sé e per sé le canzoni della “Ragazza” (vero nome: Valentina Zanoni, dal veronese) sono così così anche se c’è almeno un verso vincitore: “Il cuore è una svastica, un toro che mastica” (“Mancanze”). A innalzarle allora vengono la cura nei dettagli, la qualità del suono e le tele di arrangiamento intessute dal trio Giorgio Magalini, Federico Sali e Niccolò Ferrari che qua e là sfruttano anche un sax (Zeno Merlini). Co-prodotto con Costello’s. Distribuito con una “ecocartolina” da interrare (Michele Saran6/10)


06_diecDIECI - VITAMINE (42 Records, 2021)
it-pop

Nel 2021 c’è ancora spazio per l’it-pop, magari contaminato con musiche “altre”. Dieci, al secolo Roberto Grosso Sategna, è considerabile un emergente come artista, ma non certo come musicista. Nel corso di una carriera oramai decennale, ha suonato nei Drink To Me ed ha accompagnato il leader di quella formazione, Cosmo, nei suoi tour solisti. L’esperienza consolidata in questi anni ha dato forza a Roberto, finalmente convinto a presentare al mondo il proprio materiale autografo, seppur in un momento tanto complicato e senza una fanbase di partenza. Il risultato è “Vitamine”, un disco decisamente trasversale, sincronizzato su sapori estivi (“Into The Wild”) ed esaltazioni tropical-caraibiche (il viaggio intercontinentale “Africa”), ma al contempo impregnato di malinconia (“Scogli”) e richiami vintage (“Piccola farfalla nostalgia”). Molte le aperture verso i “suoni dal mondo”, concretizzati ad esempio attraverso gli arpeggi di chitarra su ritmi reggaeton in “Gelosia”, e le morbidezze bossanova in “Le leggi di natura”, dalla quale emerge l’innata passione per il Brasile. Roberto scrive, registra e produce. Tutto orgogliosamente lo-fi e home-made (Claudio Lancia6/10)


07_whitefaWHITEFANG - INTO THE WOODS (Talk About, 2021)
folk-rock

Luca Cadeddu Palmas, origini oristanesi, già batterista dei Voice Of Dissent, dà vita al progetto solista WhiteFang ispirandosi al classico “Zanna bianca” di Jack London. Gli inni “Yellow Wheat Fields”, “2019” e “Home” danno le coordinate atmosferiche, un po’ epigoniche di Justin Vernon, del suo “Into the Woods”: il primo a metà tra l’austerità di un traditional folk e il languore del soul, il secondo anche più Bon Iver-iano ma in compenso sacrale e poi concentrato in uno psicodramma distorto, il terzo (un ripescaggio dei suoi Dissent qui in veste acustica) pianamente sommesso. In “Longing” il suo grido incontra poi una giga celtica, mentre la filastrocca di “Lucy” si sviluppa secondo un salterello con finale frenetico, e “The Stain” passa da un lamento alla Kozelek a un epico stomp folk-punk. Un Palmas verace a chitarra acustica e voce, appassionato con tocchi di virtuosismi, tocchi dosati di arrangiamento tra cui anche un synth e un morphoder (Fabrizio Sanna dietro le quinte), pure frettoloso di chiudere canzoni invece non prive d’aria e pathos. Edizione in vinile in limited edition con poster e birre artigianali (Michele Saran6/10)


08_oanOANA - I FIORI DEL MALE (autoprod., 2021)
synth-pop

Titolo ingombrante, ma certamente attraente, “I fiori del male” segna l’esordio di Oana, cinque tracce alle quali la giovane cantautrice (classe 1992) conferisce un’impronta synth-pop dai decisi tratti darkwave. “Liberati”, posta in apertura, definisce immediatamente il mood generale, avvolgente ma mai davvero rassicurante. In “Stai con me!” inserisce piccole dosi di autotune, e lo scenario acquisisce rifrazioni it-pop più attente alla contemporaneità, con i richiami agli archi sul finale che la rendono maestosa. La morbida ma plumbea circolarità in crescendo della title track, la sintetica confidenzialità di “Dentro e fuori”, l’eterea dolcezza poggiata sui beat di “Trattienimi”, sono altre frecce scoccate da Oana, tutte a bersaglio. Costantemente - e piacevolmente - in bilico fra gli anni 80 e il nuovo millennio (Claudio Lancia6/10)


09_hopeatthHOPE AT THE BUS STOP - AND A THOUSAND OTHER THINGS (Iohoo, 2021)
alt-pop

Il crooning di Giovanni Zancan guida gli Hope At The Bus Stop e il loro “And A Thousand Other Things”, ma l’iniziale “Floating Around”, languida e jazzata come una ballad d’altri tempi, si distingue soprattutto per i mutamenti in velocità, dall’accompagnamento pianistico a quello di tango, fino a percussioni etniche. Così “Dreams As Dresses” mischia, fin quasi a farli duellare, hard-rock d’ascendenza glam e folk-rock di marca southern. Per il resto solo “Flowers” (attacco percussivo e distorto e repentina mutazione in raffinato ska-jazz) ritrova parte di questo elegante e scoppiettante istrionismo. Debutto di un’affiatata compagine patavina con buona produzione che non di rado avvolge e scintilla. Purtroppo, ed è un delitto, l'attitudine al pop progressivo d’indole Peter Hammill-iana, metamorfico in ritmi e stili ed ebbro di timbri e melodie, si ritira presto per farsi soverchiare dal pop d’indole Morrissey-iana, regolare e monocorde. La finale “Walloping”, pur gradevole, non risolleva le sorti. Preceduto da due Ep, “Hope At The Bus Stop” (2015) e “It’s Not That” (2017) (Michele Saran5,5/10)


10_nebuNEBÜLA - SUPERNOVAE (Seahorse, 2021)
songwriter

Salentino-romana d’origine, dove avvia il progetto elettrosoul Blumia col conterraneo producer Cristiano Meleleo, e milanese d’adozione, dove studia canto e sax jazz nel frattempo attorniandosi di maestranze strumentali, Azzurra Buccoliero diventa così Nebüla per il debutto “Supernovae”. Più limiti che altro: canzoni amatoriali, verbose e poco immediate che rimangono al palo, sound folk-rock rinsecchito che si accontenta del minimo sindacale, vocalizzi che ingorgano l’ascolto (“Cuore in bacheca”, “L’oceano nel letto”), un sax sparuto e quasi inutile. E’ un tipico disco nostalgico per i passati anni 90 che rende l'autrice una meteora dispersa anziché un astro nascente, un autogol coi fiocchi. Un solo ritornello indovinato: “I ragazzi di Struda”, la sua “Zombie” Cranberries-iana. “The Fuckin’ World” la seconda migliore. Paolo Messere alla produzione fa quel che può (Michele Saran4,5/10)

Discografia

FRANCESCA REMIGI ARCHIPÉLAGOS - IL LABIRINTO DEI TOPI(Emme Produzioni Musicali, 2021)
ANGELICA - STORIE DI UN APPUNTAMENTO(Carosello, 2021)
PLUHM - CANZONI DELL’IO NUDO(Rum Fixion, 2021)
THE SHAPE - MORNING, PARADISO(LaCantina, 2021)
LA RAGAZZA DELLO SPUTNIK - KIKU(Murato, 2021)
DIECI - VITAMINE(42 Records, 2021)
WHITEFANG - INTO THE WOODS(Talk About, 2021)
OANA - I FIORI DEL MALE(autoprod., 2021)
HOPE AT THE BUS STOP - AND A THOUSAND OTHER THINGS(Iohoo, 2021)
NEBÜLA - SUPERNOVAE(Seahorse, 2021)
Pietra miliare
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