Fabio Zuffanti non ha bisogno di presentazioni nelle pagine di OndaRock. Da sempre uno dei più influenti musicisti prog della scena italiana contemporanea, da alcuni anni si sta dedicando con sempre più vigore alla sua seconda passione, la scrittura. Dopo alcuni saggi tra cui il recente "Prog rock! 101 dischi dal 1967 al 1980" e dopo l'esordio in prosa con una raccolta di racconti "Storie notturne", pubblica un testo molto approfondito sulla vita e sulle opere di uno dei suoi musicisti preferiti, Franco Battiato.
Ciao Fabio, la tua carriera di musicista si sta arricchendo sempre più di nuovi libri, non solo saggi di musica ma persino con tentativi di prosa col libro “Storie notturne”. Che diverse soddisfazioni ti dà lo scrivere rispetto al comporre e al suonare?
Mi dedico anima e corpo alla musica da quasi 25 anni, ho realizzato un gran numero di album con diversi progetti, collaborato con decine di strumentisti e girato mezzo mondo per concerti; credo sia naturale provare a respirare un poco di aria nuova dedicandomi all'altra mia grande passione, la scrittura. Quest'ultima attività ha comunque delle similitudini col mio modo di comporre: quando scrivo, cerco infatti di inserire nelle frasi una certa musicalità, una scorrevolezza quasi “melodica” che possa allo stesso tempo catturare il lettore ma non appesantirlo. La differenza sostanziale tra scrivere a far musica è il fatto che puoi svolgere la prima attività tranquillamente da solo, con una penna e un quaderno o un computer, in qualsiasi luogo del mondo. La musica, i dischi e i concerti invece, nella maggior parte dei casi, si fanno con altre persone. Ecco, diciamo che nella scrittura cerco anche un momento nel quale rimanere unicamente a contatto con me stesso e con i miei pensieri, facendomi trasportare solo dal suono delle parole. Sono due modi diversi di vivere l'espressione artistica ma per me di eguale soddisfazione.
Nel 2018 hai pubblicato con Arcana “Battiato: La voce del padrone”, dedicata alla vita e alle opere di Franco Battiato, musicista che hai sempre amato. Perché la scelta di scrivere un testo tanto ampio dedicato a Battiato? Come hai cercato di differenziarti rispetto ai vari volumi già disponibili?
Negli anni ho letto tutto quello che è stato pubblicato su Battiato e mi sono reso conto che moltissimi aspetti del suo lavoro venivano tralasciati o non erano sufficientemente approfonditi. Era da tempo che sognavo la pubblicazione di un libro che potesse invece sviscerare maggiormente le varie ispirazioni che stanno dietro ai suoi dischi (specie quelli dell'epoca sperimentale), il punto di vista dei collaboratori che si sono susseguiti nel corso degli anni (per raccontare le vicende da angolature diverse), le influenze più o meno manifeste dei testi... Uno studio che scendesse in profondità nell'analisi del tessuto musicale, che chiarisse diversi punti oscuri nella storia del nostro, che descrivesse criticamente positività e idiosincrasie del personaggio e molto altro. Ho aspettato a lungo di leggere un volume del genere e siccome non arrivava a un certo punto ho deciso di scriverlo io.
Può definirsi un'autobiografia?
Se con “autobiografia” intendi che scrivendo di Battiato in qualche modo ho scritto anche di me stesso, potremmo usare questo termine, altrimenti è in tutto e per tutto una biografia.
Nel libro mi sembra che cerchi di scandagliare molto la persona-Battiato oltre che il musicista, cercando di delinearne anche la psicologia. Per far questo ti sei servito delle varie persone che lo hanno conosciuto e che hai intervistato o ti sei affidato ai suoi testi?
Entrambe le cose. Molti dettagli sull'uomo-Battiato mi sono stati forniti dai suoi collaboratori/amici che ho appositamente intervistato, ma molto altro è uscito fuori dalle varie dichiarazioni d'epoca che sono andato a ricuperare da riviste, libri, siti internet e quant'altro. Se avessi chiesto al Battiato di oggi di raccontarmi del suo passato, avrebbe liquidato la cosa con poche frasi, Franco non ama molto soffermarsi sul suo essere di molti anni fa. Io però avevo bisogno di andare a recuperare proprio la verve del Battiato giovane, calato nel tempo delle vicende che stavo narrando. Per fare capire a chi legge che personaggio incredibile egli è stato in passato, così lontano dal “guru” dei nostri giorni. Un vero punk ante litteram; critico, inquieto, sfrontato, spesso anche cinico nei confronti della musica dell'epoca, dei suoi colleghi, di chi non possedeva il suo grande afflato e dedizione. Un artista unico in Italia, sempre fuori dagli schemi, di grande coraggio e sincerità; artefice di un cammino che dalle asperità iniziali lo porterà a trovare equilibrio e fama, sempre con il lasciapassare della sua grande intelligenza, sensibilità e senso esatto della realtà.
Hai conosciuto Battiato? Se sì, qual è l’impressione che ne hai ricavato?
L'ho incontrato un paio di volte e ci siamo scambiati qualche e-mail. E' un uomo realmente magnetico: quando Franco entra in una stanza, anche se sei girato e non lo vedi, lo “senti”. Ha un carisma eccezionale e un'aura di grande saggezza e profondità. A volte mette anche un po' in soggezione per questo suo essere un mix tra un santo e un professore universitario. In realtà è una persona di grande umanità, gentilissimo, generosissimo, spesso molto ironico e divertente. Una delle sue grandi passioni è quella di raccontare barzellette, per dire...
Hai idea se abbia gradito il tuo libro?
Purtroppo Battiato sta attraversando un periodo di seri problemi di salute, e non credo sia in grado di soffermarsi sulla lettura. Ci auguriamo tutti che questo brutto momento passi e lo si possa ritrovare più forte e agguerrito di prima.
Il tuo libro è scritto da un musicista su un musicista. Pensi che questo possa essere in generale un vantaggio? Ci sono cose che un non-musicista può non percepire in una carriera?
A volte, ma con accortezza. Non amo molto quel tipo di volumi scritti da musicologi che spaccano il capello in quattro nell'analisi musicale usando termini accessibili solo a chi conosce a menadito la teoria. In questo senso sono per fornire al lettore le chiavi per penetrare un poco più a fondo nel discorso musicale, non dimenticando però che chi legge può essere completamente a digiuno di tali nozioni. Cerco quindi di rendere comprensibile a tutti quello di cui sto parlando, al limite chiedo lo sforzo di cercare in rete qualche approfondimento in più su certa terminologia, ma non cerco a mai di buttarla sul complicato. Io stesso sono un musicista autodidatta, quindi so bene quanto posso spingermi a parlare “tecnicamente” e quanto anche io poi rischio di perdere la bussola. Partendo da questo assunto, credo che l'analisti fatta da un musicista su un musicista possa sicuramente entrare più nello specifico (non solo a livello tecnico) e rivelare aspetti che spesso sono sconosciuti a uno scrittore non musicista. Ma, ripeto, stando sempre attenti a non esagerare e a non alienarsi la capacità di comprendere da parte di chi legge.
Nel libro arrivi fino al 1982, è stata una scelta necessaria per motivi di spazio o c’è un apprezzamento minore della discografia di Battiato dal 1983 in poi?
Le motivazioni principali sono due: la prima è che sicuramente il periodo trattato è quello da me favorito nella storia di Franco, quindi l'ho affrontato con la giusta dose di impegno e passione, l'altra è che se avessi trattato la carriera del nostro nella sua interezza, sarei arrivato almeno a mille pagine, e sicuramente non sarebbe uscito prima del 2020. Ho deciso quindi di spezzettare in tre tronconi le vicende: la prima parte è quella pubblicata, la seconda dovrebbe affrontare il periodo 1983-1994 e la terza dal 1995 ai giorni nostri. Non ho però ancora fatto piani sull'uscita degli altri due volumi.
Che altri progetti hai in futuro, sia discografici che letterari?
A livello musicale l'autunno vedrà l'uscita del mio quinto album solista, che si intitolerà “In/Out”, un album che si avvale della partecipazione di Livio Magnini (Bluvertigo), che è anche produttore artistico del disco, Fabio Cinti, Nicola Manzan (Bologna violenta) e altri miei fidati collaboratori. Sarà un lavoro sfaccettato e poliedrico che mette insieme, pop, elettronica, jazz, classica, new wave, ambient, sperimentazione e molto altro. Riguardo la scrittura, comincerò a breve a dedicarmi a un'altra biografia musicale su uno dei protagonisti della grande stagione del rock italiano degli anni Settanta e sto infine sistemando il mio primo romanzo, che spero di pubblicare quanto prima.
Intervista a Fabio Zuffanti su OndaRock | |
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