Le origini del sogno
Dream-pop. Una definizione all'interno della quale si racchiude un universo di band, sottogeneri, ambientazioni e scene a dir poco enorme, in grado di resistere al trascorrere del tempo e al mutarsi delle tendenze, nonché di vantare uno spettro variegatissimo di interpretazioni sempre però fedeli alla missione del “sogno”.
Scozia, 1982: debutta sulla scena, infilato a forza nell'ampio calderone dark-wave, un trio destinato a cambiare in maniera decisiva la storia del rock. Si tratta dei Cocteau Twins, abilissimi figli (ma solo in apparenza) di Siouxsie And The Banshees e prodotto fra i primi dell'instancabile 4AD - label che sarà in grado di affermarsi con una proposta talmente distante da ogni usuale definizione da essere spesso riconosciuta semplicemente come “4AD-sound”. Ma dietro le oscure ballate della band di Grangemouth si nascondono un background stilisticamente variopinto e un'anima candida ed eterea - pronta a fuoriuscire negli emozionanti vocalizzi di Liz Fraser e nell'innovativo uso della chitarra di Robin Guthrie – che porranno le basi a un nuovo modo d'intendere la musica: il dream-pop, appunto. L'album è “Treasure”, l'anno il 1984: un reperto inossidabile e senza tempo, in grado di suonare attualissimo a quasi trent'anni dalla sua uscita e di rappresentare il riferimento primo per chiunque si cimenti nell'universo del sogno.
Dati alla mano, il dream-pop alla sua nascita è un compendio di dark-wave, psichedelia, britpop, folk, gothic e world-music: sono infatti queste le influenze principali riscontrabili nell'opera dei Cocteau Twins da “Head Over Heels” in poi. Ciò nonostante, prendendo in esempio una qualsiasi altra realtà successiva al terzetto scozzese, si noterà come gli elementi base della ricetta siano destinati a variare sempre, tenuti insieme da quello che è l'unico elemento affine alla definizione stessa del genere: il trionfo dell'emozione su qualsiasi altro elemento. Ecco perché spiegare in maniera univoca il significato di quest'etichetta è impresa quanto mai complessa: applicando quanto già detto, potremmo parlare pure di definitiva vittoria dell'ascolto sulle parole, dell'orecchio su qualsiasi altro organo sensoriale, della creatività sulla tecnica, dell'immaginazione sull'analisi – basti pensare all'incredibile quantità di idee e spunti nascosti tra le fila di un sound quantomai accessibile e per tutti.
Il dream-pop non è quindi un vero e proprio genere, bensì una bandiera sotto la quale possono classificarsi tutti quegli artisti la cui musica è in grado di condurre la mente in un sogno, oltre qualsiasi barriera.
La dinastia
Molte sono state le deviazioni fornite al canone originale del dream-pop, su tutte quella “rumoristica” britannica degli shoegazer (Jesus And Mary Chain, My Bloody Valentine, Slowdive), quella ipnotica dello slow-core d’oltreoceano (Slint, Codeine, Low) e quella più fedele agli originali – e quasi del tutto americana - dell’ethereal-wave. Altrettanti, come anticipato, sono stati i seguaci dell’opera dei Cocteau Twins, sia a breve distanza dal loro exploit che in tempi anche molto recenti. Dagli alfieri di casa 4AD (il cui opus più rappresentativo è il supergruppo This Mortal Coil, con la presenza alternata di tutti i protagonisti della label), passando per nomi fondamentali anche in altri ambiti (Bauhaus, Chameleons) e nuove leve intente a ricondurre il “sogno” alla modernità (Bel Canto, Beach House), un gran numero di artisti fu letteralmente travolto da quella che era nel frattempo divenuta una tendenza. Di questi, i più importanti oltreoceano sono senza dubbio gli alfieri della Projekt Records, l’etichetta americana fondata dal leader del progetto Black Tape For A Blue Girl, Sam Rosenthal, già protagonista indiscussa della scena dark-gothic grazie a una scuderia di autentici fuoriclasse (Unto Ashes, Arcana, Trance To The Sun, Attrition solo per nominare i più famosi). Nomi che hanno diffuso ed evoluto il dream-pop sino alla nuova definizione di ethereal-wave, come Love Spirals Downwards, Mira, Tearwave, Faith & Disease e, più recentemente, Makaras Pen e Autumn’s Grey Solace.
L'inizio del viaggio
La svolta gothic e il passaggio al rock
"Al suo interno il disco (Shades Of Grey, ndr) è diverso. La maggior parte delle canzoni hanno uno stile alla Cocteau Twins, ma altre sono più cupe e pesanti. Poi ci sono ballate tranquille come "Edge Of The World", ma sicuramente si tratta di un lavoro profondamente diverso dai precedenti. Cerchiamo di evolvere musicalmente con ogni album. Abbiamo pubblicato quattro dischi in quattro anni, e quindi considero la nostra già una considerevole evoluzione."
(Scott Ferrell)Il quarto album degli Autumn's Grey Solace arriva nel 2006 e s'intitola Shades Of Grey. Dopo aver pubblicato tre lavori ciascuno in potenza del precedente, i duo decide di rompere con il passato e svoltare verso una dimensione di stampo rock, figlia dell' ethno-gothic di Arcana e Unto Ashes e lontana dall'atmosfera leggiadra e sognante di Riverine. E' l'intero impianto sonoro a mutare in maniera drastica: le chitarre si fanno più pesanti e distorte, la batteria più presente e pesante. La voce di Welton si assesta su tonalità decisamente più basse del passato, mettendo da parte i vocalizzi eterei in favore di testi tristi e malinconici. La nuova formula, però, non riesce a colpire nel profondo e a emozionare quanto quella originale, regalando un lavoro di buona fattura ma privo della carica emotiva necessaria per reggere il confronto con i precedenti.
Così l'inquietante “Last Tear”, l'oscura “Cold Sea”, l'enfatica “In The Darkest Night” e la mistica “Treasure Box” vorrebbero trasformare il “sogno” in incubo, incupendo le trame sonore e lasciando da parte melodie paradisiache e serenità. Il risultato, però, è ben distante dagli intenti: la “svolta” pare non essere nelle corde del duo, che non riesce in questi episodi a trovare l'impatto suggestivo cercato.
I risultati migliori arrivano laddove Welton e Ferrell ripescano dal recente passato: è il caso della spensierata title track, della “leggera” “Fodderwing” e della sospesa “Still”, unico possibile outtake da Riverine. “Angel Of Light” interpreta tali sonorità in chiave rock, anticipando le sonorità che saranno proprie del successivo lavoro, mentre “Edge Of The World” cerca di applicare le trame del “nuovo sound” all'impianto compositivo del passato, fallendo clamorosamente nel suo intento.
Shades Of Grey è album nel complesso incompiuto, che cerca di dare una svolta non necessaria alla musica della band proprio quando questa pareva aver trovato la sua espressione più pura e personale. Risulterà, ad oggi, l'unico vero passo falso di un percorso per il resto quasi privo di ostacoli.
La battuta d'arresto alla vertiginosa ascesa del duo pare ripercuotersi sui piani del progetto. Scott Ferrell ed Erik Welton decidono così di prendersi più tempo per sviluppare le tante idee già pervenute durante le session di Shades Of Grey. In un'intervista rilasciata per presentare l'album, infatti, è la stessa Welton a confessare la svolta in arrivo: “Il nuovo album ci vedrà tornare all'ambiente dream-wave dei Cocteau Twins, ma con un piglio più rock”.
Messi da parte oscurità e deviazioni gotiche, il duo riparte dunque dal sogno che aveva interrotto in Riverine: ma se allora questo era rappresentato da atmosfere colorate e gracili, la sua nuova interpretazione si rifà appunto maggiormente all'impianto ritmico-sonoro del rock più puro, con il risultato di suonare incredibilmente “terreno” rispetto all'intangibile dimensione dei primi tre album.
Il progetto si concretizza in Ablaze, il disco che rilancia il nome degli Autumn's Grey Solace e segna la ripartenza del percorso precedentemente interrotto. La nuova formula guadagna in uniformità e concisione quel che perde in suggestione, liberando dall'elettronica la voce di Welton e mostrando mai come prima l'incredibile talento di Ferrell nel gestire da solo e con maestria l'armamentario del classico quartetto rock. Il risultato è un album solare e luminoso, nonché il più “estivo” e vivace della loro discografia: a dimostrarlo sono sufficienti i candidi languori di “Fluttermoth”, l'invocazione vivida di “Immortal Muse” e le cavalcate zuccherine di “Endlessly” e “Imaginary Grey”.
A collegare l'ormai dimenticato passato acustico sono gli arpeggi gitani di “Sea Of Honestly” e il rarefatto finale della meravigliosa “Angelspeak”, mentre i sinistri ricami di “The Moon Nocturnal” e l'energia etereo-macabra di “A Rythm That Writhes” rivisitano con successo le ambientazioni oscure di Shades Of Grey, riuscendo a lasciare da parte sterzate ed eccessi d'ambizione.
Discorso a parte lo merita il trio “Into The Scream”-”Tusk”-”Eternal Light”: sono questi i primi episodi a presentare una pelle squisitamente dream-pop, in quella formula che verrà approfondita nei lavori successivi e che conduce anche qui ai risultati migliori. E' l'evoluzione diretta della ricetta di Riverine, dove alle chitarre acustiche e alla grazia si sostituiscono ambientazioni soffuse e suggestione allo stato puro.
Con Ablaze gli Autumn's Grey Solace rialzano la testa partorendo un disco che, col senno di poi, risulterà più importante in quanto giro di boa per la transizione dalla prima alla seconda fase della loro carriera. Considerato unicamente per sé, l'album è prodotto di notevole caratura, forte di un sound, un'uniformità e una schiettezza del tutto inediti, tali da renderlo il disco più accessibile del duo.
La maturità artistica e la ripresa del sogno
“Recentemente ho scoperto Violet Indiana, Soul Whirling Somewhere, Lycia, e Love Spirals Downwards. Da questi ultimi credo anche di aver preso molto per il nostro settimo disco (Eifelian, ndr), è una strada nuova e molto più sognante dei lavori precedenti”
(Scott Ferrell)
Oggi conosciamo gli Autumn's Grey Solace come una delle band più importanti dell'ethereal-wave contemporanea. Ma la strada che li ha portati a coniare la loro formula è stata caratterizzata, come visto in precedenza, da passaggi variegati e in alcuni casi ben distanti dall'indirizzo che il progetto avrebbe poi preso in definitiva. Escludendo Shades Of Grey, autentica eccezione nella loro discografia, il processo è partito da un pop acustico, gracile e sognante, evolvendosi di album in album dallo stadio embrionale (Over The Ocean) a quello compiuto (Riverine), fino a giungere alla sua nuova dimensione in Ablaze, con le componenti dream a sovrastare quelle pop e l'eredità dei Cocteau Twins a surclassare nell'influenza quella dei Cranes. Ma per il salto decisivo, i due si prendono addirittura tre anni di tempo, lontani da studio e palchi. “Non ci vedrai molto facilmente suonare in locali affollati e fumosi. Erin ha bisogno di aria pulita per produrre i suoni puri della sua voce. Suoneremmo con piacere in grandi spazi oppure all’aperto se ne avessimo l’opportunità”, confessa Ferrell spiegando le ragioni della scarsissima attività dal vivo del duo (un solo tour, successivo a Over The Ocean).Arriva così nel 2011 l'attesissimo settimo album della band, un ideale punto d'approdo nella ricerca di un sound personale: delle esperienze passate rimane solo l'atmosfera sognante, che diviene anche la principale fonte sonora, a discapito anche dei recenti flirt con il gothic e il rock. Ma il disco è anche il primo parto della maturità di Ferrell e Welton, ormai padroni assoluti dei loro mezzi e della loro peculiarissima musica. I nuovi Autumn's Grey Solace sono quindi finalmente una band ethereal-wave, ben più vicina ai Love Spirals Downwards che agli Slowdive. L'elettronica è ora il mezzo principale nelle ambientazioni, il ritmo è dilatato e non c'è traccia del rock di Ablaze né della spensieratezza dei primi lavori. Il risultato sono ben quattordici acquarelli soffici e sospesi, che conducono per la prima volta in un vero e proprio universo parallelo: quello, autentico, del sogno.
Laddove Riverine e precedenti si limitavano a musicare le cronache del sonno, Eifelian vi si immerge in pieno, regalando perle di suggestione come la seducente “Devonian Serene”, l'astratta “Archean Earth” e le cullanti cronache di “Holocene” e “Fauna”. Il contatto con il mondo del rock è quasi impercettibile, e si limita al solo velocizzarsi dei ritmi negli episodi più vicini ai Cocteau Twins di “Head Over Heels”, come l'arcana “Faint Young Sun”, la più sinistra “Unfamiliar Spirits” e la meravigliosa title track, uno dei brani più belli mai scritti dai due.
Lungo i 14 passaggi del disco si avverte un'energia nuova, che rende grazia nella migliore delle maniere al talento di Ferrell e Welton. Eifelian è così l'album della maturità degli Autumn's Grey Solace e uno dei loro lavori più compiuti, superato esclusivamente dal suo maestoso successore.
Se questo aveva infatti fissato il personalissimo standard sonoro degli Autumn's Grey Solace, a confermarlo e portarlo alla sua massima espressione è, nel 2012, l'ottavo lavoro del duo, nonché vetta al momento inarrivata del loro percorso. Rispetto al predecessore, Divinian si caratterizza per un maggior impatto ambientale, una rarefazione sonora che impreziosisce ulteriormente il sound dei due, abbinata a una ripresa del garbo e della dolcezza dei primi lavori. E' l'ultima evoluzione, che passa attraverso una raccolta di quanto di meglio seminato nelle incarnazioni precedenti, nonché l'espressione più pura del “sogno” avviato con Eifelian.
A introdurre il lavoro è il languido sinolo di droni dilatati e rarefatti di “Shadow, Light, Echo”, seguito a breve distanza dagli eterei sintetizzatori della strepitosa "Nífara" e dal bagno di serenità di "Sáwol". Malinconia e placido torpore si appropriano dei vocalizzi di "Meremennen", highlight d'intensità incredibile, così come la preghiera di "Écelic".
L'affresco di "Sanctuary" e la chitarra elettrica di "Unravel" si concentrano sull'aspetto prettamente spirituale del sogno. Il capolavoro si materializza nella catarsi immobile della title track, forse il vertice emotivo della loro intera carriera, prima di lasciare spazio alle profondità ambientali di "Summered And Flowered" e all'inno alla gioia di "Halo", unico episodio in cui il soundscape si spezza regalandoci uno spaccato acustico memore dei tempi di Riverine.
A concludere ci pensano la strepitosa catarsi strumentale di "Zenith" e il sereno congedo di "Síscéal", che salutano su note eteree una delle prove più emozionanti dell'ethereal-wave tutta.
Divinian, prima ancora che un disco, è un viaggio in un mondo perfetto, che solo l'ascolto può rendere nella sua interezza. E' l'album più compiuto degli Autumn's Grey Solace, il più etereo e rilassato, il più intimo, evocativo e personale, nonché il più difficile da definire in maniera univoca. E' senz'alcun dubbio il capolavoro del duo, l'evoluzione verso l'astratto della personalità emersa in Eifelian e il segmento più intenso e sentito del “sogno”.
Nel 2012 Scott Ferrell ed Erin Welton festeggiano i dieci anni della loro avventura congiunta. Ed è il polistrumentista a ribadire una volta di più la peculiare natura del duo, che ha reso la loro musica inossidabile e intangibile: “In tutti i nostri album facciamo tutto da soli, la nostra è un'alchimia che ha sempre funzionato proprio per questo. Siamo sempre stati liberi di scegliere dove e come muoverci”.
Mediante le loro varie incarnazioni, gli Autumn's Grey Solace sono divenuti uno dei gruppi cardine della scena dream-pop attuale, quella stessa spesso tacciata di limitarsi a riciclare dai nomi storici. A costoro il duo risponde con i fatti, proseguendo il suo cammino all'insegna del “sogno”: quello che Ferrell e Welton vivono ininterrotamente da dieci anni, ma anche quello stesso in cui è impossibile non perdersi ascoltando i loro ultimi due lavori. Come riescano a fare ciò resterà un segreto probabilmente per sempre, datoché un'eventuale confessione sarebbe causa di un risveglio che è auspicabile avvenga il più tardi possibile. Per il momento, quel che resta da fare è continuare a lasciarsi trasportare, deliziati da una voce candida e straordinaria e da un ensemble di strumenti sempre pronto a circondarla e completarla.
Within The Depts Of A Darkened Forest(autoprodotto, 2002) | |
Over The Ocean(Projekt, 2004) | |
Riverine (Projekt, 2005) | |
Shades Of Grey(Projekt, 2006) | |
Ablaze (Projekt, 2008) | |
Eifelian (Projekt, 2011) | |
Divinian (Projekt, 2012) |
Still | |
The Moon Nocturnal | |
A Soul Ensnared (videoclip, da Eifelian, 2011) | |
Devonian Serene | |
Phobic Sea | |
Sáwol |
Sito ufficiale | |
Myspace | |
YouTube | |
Projekt Records |