Dal delicato suono che profumava di anni Sessanta degli esordi, al pop orchestrale di "My Maudlin Career". Da un'etichetta casalinga fino alla "seminale" 4AD. Da Glasgow ai concerti "sold out" negli Stati Uniti. Questo il percorso dei Camera Obscura, band scozzese amatissima da personaggi del calibro di John Peel e Stuart Murdoch.
Chi ottiene meno di quanto meriti deve provarci con più convinzione e chi non riesce a raggiungere il successo standosene fermo in un cantuccio deve uscire dai propri angusti confini. Sono queste le idee programmatiche dei Camera Obscura che, prendendo spunto dai titoli dei loro lavori precedenti ("Underachivers Please Try Harder" e "Let's Get Out Of This Country"), si sono rimboccati le maniche e hanno cominciato a girare il mondo con le loro canzoni e i loro spettacoli. Con "My Maudlin Career", quarto album della loro produzione, si sono fatti conoscere e apprezzare da un pubblico sempre più ampio.
Prima della loro unica data italiana, nella milanese Casa 139, li abbiamo incontrati e ci hanno svelato qualcosa di loro e della loro carriera, non tanto "sdolcinata", in fin dei conti.
"My Maudlin Career" è il vostro primo disco con la 4AD. Non pensavo aveste dei problemi con la Elephant. Cosa è successo?
Kenny: La Elephant è un'etichetta splendida, una delle migliori etichette in circolazione, ma loro sono a Madrid e noi viviamo a Glasgow. Era difficile rapportarsi.
Siamo rimasti con la Elephant per parecchi anni e, seppure ci siamo sempre trovati bene, nel momento in cui il contratto è scaduto ci siamo resi conto che era il caso cercare un'altra etichetta.
Con loro siamo comunque in ottimi rapporti, ci sentiamo e recentemente abbiamo suonato a un loro festival.
Avete cambiato etichetta discografica, ma siete comunque riusciti a lavorare con Jari Haapalainen, il vostro produttore preferito.
Kenny: Jari ormai fa parte del suono dei Camera Obscura.
Non pensate che lavorare sempre con lo stesso produttore ponga in qualche modo un limite alla naturale crescita del gruppo?
Gavin: Lavorare con Jari è stata per noi una grande opportunità dalla quale abbiamo tratto molta ispirazione. Nel momento in cui avevamo un nuovo disco da incidere, sapevamo che lui per primo non sarebbe stato contento di fare di nuovo quello che si era fatto per il disco procedente, sapevamo che ci avrebbe spronati a fare un disco diverso.
Non era per noi scontato lavorare di nuovo con lui, ma sapevamo di voler realizzare il disco migliore che potevamo e se c'era una persona che poteva farci crescere era lui.
Parlando di crescita, i vostri arrangiamenti sono sempre più accurati: siete partiti da una sorta di folk anni 60 fino ad arrivare a una sorta di pop orchestrale.
Kenny: Non pensiamo mai a fare un disco che abbia un determinato suono o che rimandi a determinati anni, anche perché vogliamo assolutamente che i nostri dischi abbiano un suono contemporaneo.
Posso dirti che all'interno del gruppo abbiamo tutti dei gusti diversi, ma una crescita comune e un solo interesse: quello di scrivere un bel disco pop.
La vostra line up è in continua mutazione. Immagino ci sia un tiranno all'interno del gruppo. Chi è?
Kenny: (sospira, pensa a lungo e poi scoppiamo a ridere) La verità è che all'interno del gruppo ci sono cinque tiranni! Ci sono stati alcuni cambiamenti all'interno della formazione e alcuni di loro sono stati rimarchevoli. Nigel, il trombettista, è diventato padre e ha preferito rimanere a casa per occuparsi del suo bambino. Sono scelte personali.
Se quindi non c'è un despota all'interno della band, significa che in fase di scrittura dei brani partecipate tutti equamente?
Gavin: Tracyanne porta un abbozzo di canzone e ognuno ci mette del suo in quanto membro del gruppo. C'è molta democrazia e siamo sempre molto liberi di esprimere le idee che abbiamo ...
Kenny: ... poi portiamo tutto al produttore che ci dice: "Ma questa roba fa schifo! Rifate tutto!" (ridiamo)
Tracyanne ci porta il nucleo della canzone e noi aggiungiamo i suoni che si sembrano opportuni.
C'è questa cosa che mi sembra di aver notato: in questo disco la voce di Tracyanne sembra essere filtrata attraverso qualche effetto.
Kenny: C'è un po' di riverbero e un po' di eco. Nella stanza in cui abbiamo registrato il disco, ci sono dei pannelli fissati alle pareti sul quale rimbalzano i suoni. È un modo molto classico di registrare un brano.
È un effetto che avete cercato o che è capitato perché i pannelli erano lì?
Kenny: Penso che creare il giusto suono faccia parte della produzione del disco, ma non era assolutamente una decisione conscia, non pensavamo: "Vogliamo questo tipo di suono". Jari, il nostro produttore, ha utilizzato tutto ciò che era a sua disposizione per creare un suono compatto e questo include il fatto che la voce di Tracyanne fosse filtrata attraverso effetti eco.
Quindi questo effetto si ritrova anche applicato ad altri strumenti, come la tromba e le percussioni.
Kenny: Assolutamente sì.
Avete scritto "Lloyd, I'm Ready To Be Heartbroken" in risposta a "(Are You) Ready To Be Heartbroken?" di Lloyd Cole. Dobbiamo considerarlo un tributo?
Kenny: Non credo, no. Penso si sia trattato un collegamento molto debole, un semplice accenno. "Lloyd, I'm Ready To Be Heartbroken" è un brano che si rifà alla vita e alle esperienze di Tracyanne. C'è sicuramente un riferimento a quella canzone, perché Tracyanne è una grande fan di Lloyd Cole.
Lloyd Cole vi ha mai telefonato?
Kenny: Abbiamo avuto l'occasione di incontrarlo e si è detto molto contento. Ha anche mandato dei fiori a Tracyanne ed è venuto con tutta la sua famiglia dagli Stati Uniti per vederci suonare. È stato davvero molto gentile.
Ho un'altra domanda che si riferisce a una vostra canzone, "I Love My Jean" in cui avete musicato la poesia di Robert Burns. Come avete lavorato a questo brano? Avete avuto un approccio diverso rispetto ad altri brani che componete?
Gavin: Ci avevano proposto di partecipare a una Session per il programma di John Peel chiedendoci di preparare quattro o cinque brani che musicassero altrettante poesie di Robert Burns. Abbiamo passato due o tre settimane per scegliere quali poesie musicare e a lavorarci su. Siamo rimasti molto soddisfatti di come siano venuti tutti e cinque i brani, è stata un'esperienza interessante che sono contento di aver fatto.
Kenny: Tracyanne ha adattato una linea melodica che aveva già individuata e noi abbiamo fatto lo stesso con le musiche. Abbiamo poi pubblicato "I Love My Jean" quando John Peel è deceduto, perché volevamo rendergli omaggio.
Di fatto possiamo dire che questo è stato un lavoro commissionato.
Gavin: Sì.
Le poesie da musicare sono state scelte da voi o le ha scelte Peel?
Kenny: Le dovevamo scegliere noi, ma dovevano essere di Robert Burns.
Avete sentito una qualche responsabilità mentre stavate lavorando a questi brani?
Gavin: Sai, Robert Burns in Scozia è considerato un eroe nazionale e la nostra intenzione era essere il più simpatetici possibile per ottenere da noi il miglior risultato possibile, sia come scozzesi che come band. Siamo stati molto attenti a quello che stavamo facendo.
Continuiamo a parlare di John Peel. Questa è la stessa domanda che ho posto agli Uzeda, un altro gruppo molto supportato da Peel. Quanto, oggettivamente, il supporto di una persona nota aiuta un gruppo a raggiungere la notorietà?
Kenny: Oggi, con internet, ci sono molte opportunità di far sentire la propria musica: le persone caricano la loro musica su vari social network e la fanno circolare in questo modo facendosi pubblicità da soli. Ovviamente questo non ha lo stesso impatto di una buona parola spesa da John Peel o da uno o due altri dj.
C'è anche da dire che la radio inglese è molto cambiata negli ultimi anni: c'è una proposta musicale più ampia, c'è un'attenzione maggiore agli avvenimenti musicali e c'è qualche dj in più che segue e supporta la scena musicale indipendente.
È sicuramente ancora importante, ma penso che internet abbia "ampliato il campo".
Pensate che dal momento che tutti possono ora fare musica grazie ai computer e che tutti possono pubblicare la propria musica su internet, il livello qualitativo della musica proposta si sia abbassato?
Kenny: Penso che le belle cose trovino sempre un modo per essere "trovate", per "emergere". ...Oh mamma, che risposta dozzinale!
Gavin: Trovo un po' triste che, con questo tipo di cambiamento, si inizi a dimenticare l'influenza che hanno avuto persone come John Peel: per anni è stato l'unico presentatore a livello nazionale a proporre musica che nessun altro avrebbe trasmesso e lo faceva come dipendente pubblico, che rendeva un servizio al pubblico.
Ricordo una vostra foto promozionale nella quale reggevate un cartello con su scritto: "Non voglio far parte della vostra scena".
Gavin: Già.
Kenny: Sì. È il verso di una nostra canzone, "Keep It Clear", contenuta nel nostro secondo disco e l'unico motivo per il quale l'abbiamo utilizzata è che si tratta di un verso molto orecchiabile.
Quindi non c'è nulla di polemico.
Kenny: Era un periodo in cui assolutamente non volevamo rientrare in nessun tipo di cliché.
Gavin: Dai, nessuno vuole rientrare in alcun tipo di "etichettatura".
(Milano, 14/10/2009)
Rare UK Bird (Quattro, 1999) | 6,5 | |
Biggest Bluest Hi Fi (Andmoresound, 2001) | 7 | |
Underachievers Please Try Harder (Elefant, 2003) | 8 | |
Let's Get Out Of This Country (Elefant, 2006) | 7,5 | |
My Maudlin Career (4AD, 2009) | 7 | |
Desire Lines (4AD, 2013) | 7,5 | |
Look To The East, Look To The West (Merge, 2024) | 7 |
Eighties Fan | |
Teenager | |
Keep It Clean (videoclip, da Underachiever Please Try Harder, 2003) | |
I Love My Jean | |
Lloyd I'm Ready To Be Heartbroken | |
If Looks Could Kill | |
Tears For Affears | |
Let's Get Out of This Country | |
French Navy | |
The Sweetest Thing | |
Honey In The Sun | |
Break It To You Gently |
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