Ithaca è un piccolo localino posizionato nel centro storico di Frosinone, un club letterario incastonato nel dedalo di vicoli che richiamano glorie passate del capoluogo laziale, ma che purtroppo in tempi moderni molto raramente ospitano eventi musicali di grande rilevanza. Dentro siamo un centinaio di persone a gremire la seconda di due serate che vedono come protagonista il cantante e chitarrista dei Marlene Kuntz Cristiano Godano, all’interno di una rassegna pensata per far trascorrere al pubblico un paio di piacevoli ore come fosse in salotto con l’ospite di turno. Si chiacchiera amabilmente con l’artista, per scoprire anche i lati meno scontati della sua personalità, e si ascoltano alcune canzoni rilette in chiave acustica, solo chitarra e voce, in una nudità che lascia trasparire ancor di più la bellezza di musica e parole.
Dal canto suo, Godano, parallelamente all’attività che sta portando brillantemente avanti da oltre vent’anni con i Marlene, si è tuffato con grande curiosità in questi eventi che lo vedono immergersi nella folla di fan e curiosi, a tastare il polso del proprio pubblico e di chi magari proprio attraverso questo tipo di situazioni riesce ad avvicinarsi all’immaginario marleniano. Questa sera sul palco con lui, in veste di moderatore, c’è una delle più prestigiose firme del giornalismo musicale italiano, Gianluca Testani, per anni impareggiabile opinionista sulle pagine del magazine specializzato Mucchio Selvaggio, da qualche tempo legato con ruoli di responsabilità alla casa editrice Arcana.
Dopo una mezz'oretta nella quale il giovane cantautore salernitano Martino Adriani ha inaugurato la serata, intrattenendo i presenti con un piglio non troppo distante dai tanto acclamati Dente e Vasco Brondi, il palcoscenico è tutto per Godano. Testani snocciola domande di sicuro interesse alle quali il musicista piemontese risponde con calma, senza lesinare approfondimenti facilitati dall’atmosfera estremamente rilassata e familiare. Si parla ovviamente dei Marlene Kuntz, del loro percorso presente, passato e futuro, delle collaborazioni intervenute negli anni (da Skin a Rob Ellis, da Nick Cave a Howie B, fino al memorabile duetto con Patti Smith sul palco sanremese), della crisi del disco, del bene e del male che il web fa alla musica contemporanea. Ma è il momento giusto per approfondire anche alcuni progetti che interessano il solo Cristiano, come l’abortito blog che era presente su Il Fatto Quotidiano o come la recente singolare esperienza artistica condivisa con Giancarlo Onorato.
Al solito il musicista mostra la sua disapprovazione nei confronti di chi accusa i Marlene di essersi commercializzati, rivendicando con orgoglio lo spessore artistico della band. Fra l’altro ci tiene a sottolineare che proprio in questi giorni sono state realizzate le prove per una nuova idea che sta prendendo forma: si chiama “Il vestito di Marlene” e sarà un’inedita commistione fra musica e danza. Uno spettacolo pensato come un normale concerto dei Marlene Kuntz, ma al quale si aggiunge un intero corpo di ballo che si esibisce in contemporanea. Insomma, la serata scorre in maniera piacevole, e Godano, dal canto suo, appare completamente a proprio agio nel ruolo di intrattenitore, cercando puntualmente lo scambio di battute con il pubblico presente e raccontando gustosi aneddoti, come le simpatiche precisazioni sul significato del testo di “Nuotando nell’aria”. Molti l’hanno voluta interpretare come una canzone sulla droga (“pelle, è la tua proprio quella che mi manca”, “un grammo di gioia”), ma l’autore sottolinea come sia semplicemente una canzone d’amore.
E poi c’è la musica: l’amabile chiacchierata è intervallata da una sequenza di brani resi in forma rigorosamente unplugged, spaziando equamente su tutta la discografia del gruppo, da “Ti giro intorno” (ripresa da “Il Vile”, il loro secondo album) alla recente “Osja, amore mio”, che sottolinea quanto le composizioni più nuove possano competere con gli standard del passato, passando per “Notte”, “Danza” e “La canzone che scrivo per te” (probabilmente il loro brano più conosciuto), sino alle dolci note di “Musa”.
A suggello dell’emozionante serata non manca il caloroso abbraccio finale con il pubblico, in un tripudio di autografi e fotografie. Una bella serata, lontana dai clamori che possono caratterizzare un concerto rock, una bella occasione di approfondimento e scoperta. Una dimensione, quella intima del piccolo club, che va recuperata e valorizzata. Eventi pensati per costruire un rapporto sano fra artista e pubblico. E anche una piccola cittadina di provincia, per una notte, si può sentire un po’ al centro del mondo.