28-29/09/2023

bar italia

Monk/Covo Club, Roma/Bologna


Tracey Denim” è stato senza dubbio il disco della consacrazione per i bar italia. Il lungo tour, i frequenti sold-out e le attestazioni di stima trasversali raccolte hanno permesso alla band di crearsi una solida reputazione fra gli amanti dell’indie-rock. I concerti programmati nel nostro paese hanno rappresentato in un certo senso l’ultima chiamata per chi desiderava ascoltare il fortunato terzo lavoro nella dimensione live. Molto probabilmente, infatti, nelle prossime date previste nel Regno Unito daranno più spazio al già annunciato “The Twits”, in uscita a novembre. OndaRock ha assistito alle prime due tappe italiane della formazione londinese.

Roma, 28/09/2023

di Fabio Ferrara

La prima data italiana del terzetto inglese è anche un ritorno a casa per la voce femminile del gruppo, Nina Cristante, che nella Capitale ci è nata. Ad attendere lei e il resto della band vi è un pubblico abbastanza numeroso che accoglie con un boato il suo ingresso subito dopo la fine dello spettacolo del gruppo spalla. Come band di supporto sono stati scelti gli Zac, gruppo power-pop capitolino formato da musicisti con una solida esperienza (Giuda, Gli Illuminati) e, a giudicare dall’accoglienza, con una nutrita schiera di fan. Suonano una dozzina di canzoni in gran parte tratte dal loro secondo album “Zac II”.  Si destreggiano bene fra melodie bizzarre e un po’ barocche in stile Sparks (“Death Race”, “It’s Only Words”) suggestioni glam (“Stargazer”, “The The Boy I Left Behind”) e la conclusiva e trionfale “The World Is Standing Still” che suonerebbe ancor meglio in un’arena en plen air.

I bar italia neanche in questa occasione tradiscono la loro fama di gruppo elusivo e poco incline all’interazione. L’unico strappo alla regola è un caloroso “Bella Roma!” appena saliti sul palco e qualche cenno da lontano al tecnico del suono. Per tutto il resto del concerto rimangono concentrati sui loro strumenti e difficilmente rivolgono lo sguardo verso la platea. Ciononostante, il pubblico dimostra di gradire molto.
D’altronde cominciano subito forte con le chitarre ronzanti di “Nurse” e  la ruvidezza noise-rock di “harpee” che immediatamente incendiano l’atmosfera. “Rage Quit” è uno dei pochi richiami alla loro musica degli esordi. In una scaletta focalizzata principalmente sul loro ultimo lavoro, daranno spazio anche a “skylinny”, traccia trainante del loro disco di debutto, e alle immancabili “Polly Armour” e “Banks” nelle fasi conclusive.

Il trio inglese si muove dinamicamente scambiandosi frequentemente i ruoli. Nina Cristante lascia volentieri il microfono a Fenton e Fehmi che con il loro timbro assai differente increspano le melodie già di per sé cavernose ed ermetiche. Il gioco diventa terribilmente interessante quando in questo contesto si aggiungono linee melodiche stratificate e divergenti. “changer”, ad esempio, nella dimensione live appare molto più ricca di sfumature rispetto alla versione in studio. Quando attaccano il celebre riff di “punkt”, il pubblico, anche in omaggio al testo, perde ogni forma di controllo e si abbandona a un ballo sfrenato. Molti iniziano a pogare e alcuni si lasciano issare per poi farsi rimbalzare dalla folla. Nello stesso tempo, vi sono anche persone che seguono tutto in maniera più defilata, magari restando nello spazio esterno a prendere un drink.
La musica ipnotica dei bar italia ha la strana caratteristica di saper conciliare l’ispide durezza del post-punk con le saturazioni più riflessive a “bassa fedeltà”. Che siate un tipo o l’altro di ascoltatore, probabilmente ne rimarrete ben impressionati.

Bologna, 29/09/2023

di Martina Vetrugno

Il primo sold-out della nuova stagione del Covo Club di Bologna non poteva che essere messo a segno dal passaggio dei bar italia. Si era percepita grande attesa nell’aria fin dall’annuncio della visita dell’enigmatico trio di stanza a Londra formato da Nina Cristante, Sam Fenton e Jezmi Tarik Fehmi, aumentato a quintetto in ottica live, con la presenza di una bassista e di un batterista, i cui nomi allo stato attuale non sembra essere dato conoscerli.

Ad aprire la tappa bolognese sono i Vulva De Leyva, terzetto romagnolo pop lo-fi guidato dal cantante e polistrumentista Lennard Rubra e completato da Tristram aka Viktor Bagarr ai cordofoni e Philip Ruler alla batteria. Caratterizzati da liriche e coretti incentrati su un romanticismo decadente e molto sardonico, i quattordici pezzi snocciolati dal trio sono permeati dal mood leggero dettato immediatamente dai passi sghembi di “Demodè” e “Erotomania”, passando per i ritmi di batteria più incalzanti di “Lascia che ti mandi a fanculo”, i riff sgangherati di “Destarsi” e “Sarà come ieri”, fino al falsetto e alle parole indistinguibili di “Ma chi cazzo è Lennard Rubra?” e alle ballatine “Plagio di un sentimentalismo passato” e “Hbsdt”. A fronte di un inizio non troppo coinvolgente, il trio prende piede e recupera gradualmente terreno, superando anche qualche inconveniente tecnico.

Quando si parla di estetica “minimal” post-punk in riferimento ai bar italia, si intende minimal in tutti i sensi, dalle scalette scritte a mano su microscopici bigliettini riciclati, minimal espressività, minimal durata, per un totale di quaranta minuti di orologio con una dozzina di tracce sciorinate, e non una parola in più né una di meno rispetto ai testi dei brani eseguiti.
Non v’è traccia del nuovo singolo “my little tony” o di possibili anticipazioni dal nuovo “The Twits”, a prevalere sono invece i pezzi del valido “Tracey Denim”, pubblicato pochi mesi fa, a cominciare dall’intro narcotica e inconfondibile di “Nurse!”, accolta calorosamente dal pubblico. Voce (minimal) ed espressività pari a quella di un comodino in noce dell’Ottocento, Cristante ondeggia sui riff di una versione più grintosa di “harpee”, passando la parola a rotazione a Fehmi e Fenton, i quali reggono abbastanza bene il palco, supportati dai giri di batteria.

I faretti rossi fissi sul palco pongono l’accento sull’atmosfera ipnotica all’interno della sala, focalizzando maggiormente l’attenzione degli spettatori verso il quintetto mentre esegue la brevissima sferzata ronzante “Rage Quit”, unica traccia appartenente a “bedhead” presente in scaletta. La bassline della melodica “Clark” smorza brevemente i toni, in preparazione a una situazione più movimentata da piccoli poghi e qualche sing-along sulle note di “Friends” e “Missus Morality”.
Frenano le chitarre carezzevoli di “my kiss era”, mentre l’andamento di “changer” all’interno della scaletta risulta un po’ ridondante. Leggermente più dinamica rispetto alla versione presente in “Quarrel”, la corale “skylinny” spinge verso i poghi attesi sugli intrecci di basso e chitarre à-la Cure di ”punkt” e la suadente “NOCD”, chiudendo con una sezione ritmica in primo piano sulla spiccata vena indie-rock di “Polly Armour”.

Non è chiaro se gli artisti rifuggano il più possibile il contatto con i fan perché realmente schivi di natura, o per un fattore d’immagine costruita ad hoc, dettaglio decisamente funzionale considerato il successo ottenuto, ma riuscire a strappare anche solo un autografo o una parola a qualcuno di loro è un’impresa ardua. Nonostante qualche piccolissima (anzi, minimal) ombra, grazie al loro alone di mistero che fonde languide reminiscenze nineties, principalmente di carattere slackershoegaze, e indie-rock scabro, i bar italia si confermano un progetto impossibile da ignorare.

Setlist

Setlist Roma

Nurse!
harpee 
Rage Quit 
Clark 
Friends
Missus Morality 
my kiss era 
changer 
skylinny 
Punkt 
NOCD
Polly Armour 
Banks

Setlist Bologna

Nurse!
harpee 
Rage Quit 
Clark 
Friends
Missus Morality 
my kiss era 
changer 
skylinny 
Punkt 
NOCD
Polly Armour

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