Elysian Fields

The Afterlife

2009 (Vicious Circle)
art-rock, folk-noir
6.5

Se mai questo disco dovesse preludere ad un "salto di quantità" nella visibilità internazionale dell’ombroso duo di New York City, personalmente non avrei nulla da obiettare. Perché finora sono stati bravi come pochi e un po’ sfortunati. E perché se lo meritano. Perché sono più famosi qua da noi che a casa loro (dove li conoscono soprattutto per la partecipazione ai dischi tributo patrocinati John Zorn e Hal Willner, fra gli altri a: Serge Gainsbourg, Edgar Allan Poe, Randy Newman e Bruce Springsteen). Perché il loro art-rock tinteggiato di jazz e psichedelia assurge spesso a una malia postribolare d’altri tempi. Perché sono off e intellettuali ma non se la tirano, ricercati senza essere fumosi. Perché sono di tempra salda e temeraria: verso la fine degli anni Novanta, in rampa di lancio nel giro della Universal, preferirono ricominciare da capo e rinunciare a un contratto vantaggioso piuttosto che rimettere mano all’album che avevano registrato con Steve Albini e svilirlo come voleva la loro etichetta. Perché Oren Bloedow è un fine chitarrista e un arrangiatore dotato e perché Jennifer Charles, con quella voce che si ritrova, a tratti lascerebbe pensare a un perverso ideale femminile fra Hope Sandoval e Lydia Lunch.

Chiusa la premessa, “The Afterlife” è un disco di stampo classico, retrò, fortemente segnato da una vena jazz-noir, da night-club languido e fumoso, e da un fluente abbandono melodico che denota la consueta raffinatezza formale, ma che paga forse un’eccessiva uniformità di scrittura e qua e là un sentore di manierismo. Aprono con uno dei pezzi migliori l’onirica “How We Die” (splendida la digressione black finale dei fiati) spezie di Mazzy Star (che ritornano anche nella successiva “Where Can We Go But Nowhere”) disciolte nel laudano, poi riecheggiano la PJ più “weilliana” in “Drown Those Days” e la sublimano nella “femme fatale” di “Turns Me On”, rilanciano con la bossa-wave lolitesca (ritmo marciante, palme di synth che sventolano, chitarre vedo/non vedo) di “Only For Tonight”. E ancora: le mezzetinte folk di “Climbing My Dark Hair” e “The Moment”, la cantata pianistica “Night Melody Of The Pull” e il duetto tutto in interni, bianconero molto nouvelle vague, della preziosa e finale “Ashes In Winter Light”.

Anche da un seminterrato buio e viziato, oltre l’intonaco infradiciato, per le luminarie ambrate di polvere, sbirciando nello scolo del marciapiede attraverso una bruciatura di sigaretta nelle tendine color brace, a volte si può scorgere un ritaglio di Campi Elisi.

27/05/2009

Tracklist

  1. How We Die
  2. Where Can We Go But Nowhere
  3. Drown Those Days
  4. Turns Me On
  5. Only For Tonight
  6. Someone
  7. Climbing My Dark Hair
  8. The Moment
  9. Night Melody Of The Pull
  10. Ashes In Winter Light

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