L'ex-leader dei Talking Heads, l'istrionico David Byrne, è da sempre un artista avventuroso e a tutto tondo. Chi lo segue da oltre trent'anni ormai è abituato a farsi sorprendere, e talvolta spiazzare, dai suoi numerosi progetti (discografici, ma non solo). Eppure, che registri un disco con un ensemble di musicisti sudamericani oppure con i Tosca Strings, che collabori con i Mogwai o con Ryuichi Sakamoto - senza tralasciare le sue incursioni, peraltro piuttosto fortunate, nel mondo della dance music con i Thievery Corporation e soprattutto gli X-Press 2 di quella "Lazy" che pochi anni fa ha scalato le classifiche - il nostro ha avuto sempre uno stile riconoscibilissimo, e non si è mai particolarmente curato di seguire le mode del momento. Gli si può anche perdonare qualche occasionale scivolone, come il recente "Everything That Happens Will Happen Today" (inciso con quel Brian Eno con cui quasi trent'anni fa ha partorito un capolavoro come "My Life In The Bush Of Ghosts") che ha lasciato un retrogusto amaro in bocca per via di certa prevedibilità e di un'evidente stanchezza compositiva.
Stavolta è alle prese con un disco fuori dal comune che nasce da un'idea bizzarra e affascinante: un ciclo di canzoni dedicate alla controversa figura di Imelda Marcos, vedova dell'ex-dittatore filippino, e al suo rapporto con la donna che l'ha allevata. In bilico tra un concept-album (anche se l'autore ha dichiarato che non ama questa definizione) e un musical, questo nuovo lavoro intitolato "Here Lies Love" - "qui giace l'amore" è la frase che la Marcos vorrebbe scritta sulla propria tomba - lo vede collaborare con Norman Cook, da molti anni conosciuto al pubblico come Fatboy Slim ma con un passato pop anche negli Housemartins di Paul Heaton (era il loro bassista). I due evitano di dare un proprio giudizio sul personaggio preso in esame (quello che sappiamo lo leggiamo nelle interviste, non nell'esaustivo libretto curato da Byrne in persona e ricchissimo di note) e David riesce persino a non citare l'impressionante collezione di scarpe della "rosa di Tacloban" - ci cascò l'ex-Dire Straits Mark Knopfler anni fa, quando le dedicò un ritratto in musica nel suo album "Golden Heart". Contano di gran lunga di più la storia della donna, la sua nota passione per la vita notturna e per le discoteche più trendy del globo (d'altronde era una frequentatrice assidua dello Studio 54, e aveva una pista da ballo anche nel suo appartamento di New York). Coerentemente, le ventidue canzoni del doppio cd pescano a piene mani dal mondo della musica dance dagli anni Settanta in poi, in tutte le sue molteplici sfaccettature.
"Here Lies Love" è un album vero, una storia raccontata che ha un inizio e una fine e di cui ogni canzone rappresenta un tassello indispensabile. Nell'era dei lettori mp3 e dei download, quella di David Byrne è una scelta quasi provocatoria, che intende incentivare l'ascolto delle tracce in un ordine prestabilito. Non ci si aspetti, però, un lavoro faticoso: a parte qualche inevitabile lungaggine, il doppio cd rappresenta per certi versi una felice summa di quanto registrato dall'ex-"testa parlante" in tutta la sua carriera. Non è difficile, per esempio, che possano venire in mente i migliori episodi dell'eclettico "Look Into The Eyeball", e un brano come "When She Passed By" non è poi così distante da "(Nothing But) Flowers" e da altre canzoni del frizzante "Uh-Oh!". C'è posto non solo per le tentazioni latine, ma anche per il funk elettronico (ricordate "Pull Up The Roots", presente in "Speaking In Tongues"?), un più tradizionale brano da musical (ben interpretato da Martha Wainwright) e una "Ladies In Blue" il cui stile ricorda non poco un classico della disco-music come "Last Dance" di Donna Summer.
Tantissimi sono gli ospiti (a parte Steve Earle sono tutte donne) che hanno partecipato al progetto, e che sono riusciti con successo a dar voce ai vari personaggi che si incontrano nel corso dei novanta minuti d'ascolto. Tocca a Florence Welch (Florence + the Machine) aprire le danze con la title-track, e Tori Amos risulta particolarmente adatta al ruolo della madre di Imelda in "You'll Be Taken Care Of" (nella canzone si rivolge ad Estrella Cumpas, la donna che ha amorevolmente allevato sua figlia anche se poi, come vedremo in seguito, quest'ultima vorrà sempre tentare di rimuovere i ricordi di un passato vissuto in povertà e non le dimostrerà mai alcuna riconoscenza). Al già citato Earle è affidato il "cuore" del primo cd, e in "A Perfect Hand" indossa i panni di Ferdinand Marcos (mentre una Cyndi Lauper in stato di grazia documenta il corteggiamento tra i due nella successiva "Eleven Days"). Non stupisce la presenza di Kate Pierson, voce inconfondibile degli indimenticati B 52's, visto che David Byrne già lavorò con la band di Athens all'inizio degli anni Ottanta (anche se poi le sessioni di "Mesopotamia", pubblicato alla fine come mini-Lp, non furono eccessivamente felici).
Convince in pieno la performance della signora del soul Sharon Jones in "Dancing Together", e anche Alice Russell, cui tocca la parte di un'Imelda tradita dal marito e vendicativa in "Men Will Do Anything". Non si capisce però il motivo per cui David Byrne citi 50 Cent e internet nel testo della feroce "American Troglodyte" (che arriva subito dopo "Please Don't", brano a dire il vero non troppo accattivante, nonostante sia stato scelto come singolo di lancio) dal momento che la storia si svolge prima dell'esilio dei Marcos. Tuttavia, si tratta di una delle poche note stonate di un doppio album che, anche se sicuramente ambizioso, funziona. Diverte, trascina. È furbo, danzereccio, ma fa anche pensare. Sebbene Byrne sia riuscito a non imporre troppo la propria personalità agli artisti ospitati, che sembrano trovarsi tutti a proprio agio, la presenza di Fatboy Slim si nota solo in pochi passaggi (non sempre quelli più riusciti).
Rimaniamo in attesa della versione teatrale del musical che, stando alle anticipazioni, avrà una scenografia piuttosto minimale e vedrà partecipare un numero di ospiti necessariamente più esiguo. Intanto godiamoci un lavoro che riesce a osare (non solo è inusuale il formato, ma lo è soprattutto l'argomento trattato) pur rappresentando, in fin dei conti, il vero ritorno di David Byrne ad un pop più radiofonico e convenzionale. "Here Lies Love" è disponibile in due diverse edizioni: una "standard", confezionata in un digipack e una "deluxe" che ha un DVD aggiuntivo e un libro di oltre cento pagine.
17/05/2010
Cd One