Patti Smith

Banga

2012 (Sony)
songwriting, rock

Sono in molti a sostenere con forza e convinzione che Patti Smith avrebbe concluso il proprio periodo d'oro con i quattro album che, negli anni '70, decretarono il suo accesso honoris causa non solo nello stardom musicale, ma anche nell'Olimpo dei più grandi artisti contemporanei, cui soltanto pochi eletti hanno il merito e il privilegio di poter accedere. Ho sempre trovato tale affermazione sminuente e banalizzante, tanto quanto sostenere che i Pink Floyd avrebbero potuto chiudere i battenti dopo i primi due album (c'è la versione estremista che sostiene che si sarebbero dovuti fermare al primo), che Dylan avrebbe fatto meglio ad appendere la chitarra al chiodo all'indomani della svolta elettrica oppure che i Genesis non hanno ragione di esistere senza Peter Gabriel (riascoltatevi almeno "A Trick Of The Tail" e alcuni passaggi di "Wind And Wuthering").
Quando Patti Smith, nel 1988, decise di tornare sulle scene, dall'inno "People Have The Power" in poi ha realizzato una serie di lavori dalla qualità non sempre eccelsa, ma sempre benvenuti e con vette clamorose, come nel caso della monumentale retrospettiva "Land" (2002) o dei toccanti spoken contenuti in "The Coral Sea" (2008, con Kevin Shields), sensibile ricordo in versi musicati per l'amico scomparso Robert Mapplethorpe.

Anche "Banga" (che segna il ritorno verso una più canonica forma canzone) è un susseguirsi di omaggi a personaggi del presente e del passato: che si tratti di persone care a Patti o mai conosciute poco importa, quello che ne esce è sempre frutto di una scrittura brillante, profonda e illuminata, con pochi uguali nella scena musicale contemporanea. Ogni singola traccia ha una storia da raccontare, non è mai buttata lì per caso per il gusto di riempire uno spazio, ma si conquista una ragione d'esistere nell'economia dell'album.
"Amerigo" è dedicata alle peripezie del Vespucci che scoprì il Nuovo Continente, "Fuji-San" è per la popolazione giapponese colpita dello tsunami (con annesso disastro nucleare), "This Is The Girl" è l'accorato requiem per Amy Winehouse, uno dei simboli pop dei nostri tempi; "Maria" è l'elegantissimo omaggio alla recentemente scomparsa Schneider di "Ultimo Tango a Parigi", "Tarkovsky" è dedicata al celebre regista russo, "April Fool" al connazionale scrittore Gogol, "Nine" è un birthday present per Johnny Depp, e così via, fino al tributo conclusivo concesso a Neil Young, materializzato nella riproposizione dell'evergreen "After The Gold Rush".

Dal punto di vista squisitamente musicale, "Banga" si impone come uno degli album più orecchiabili di Patti Smith, forse il più fruibile in assoluto, senza che la sua accessibilità vada ad inficiare la qualità del materiale proposto. Un disco che emana forza già dal rotondo ed efficace trittico iniziale e che non disdegna puntate verso segmenti spoken psych-rock ("Tarkovsky" è degna del miglior Jim Morrison) e delizie di incalzante rock, come nel caso della title track, la quale non ha a che vedere con i festini del premier di turno, bensì con il cane di Ponzio Pilato, così come raffigurato in un romanzo di Bulgakov. Anche nella traccia più lunga ("Costantine's Dream", ispirata da un quadro di Piero della Francesca e contenente parti recitate in italiano, si approssima ai dieci minuti) l'album non perde mai verve, riuscendo a far mantenere sempre altro il livello di attenzione.

"Banga" è un gran bel disco, da ascoltare, da leggere, da approfondire, da vivere, da condividere, per di più particolarmente atteso dalle nostre parti dopo la preziosa ed emozionante apparizione della Smith al Festival di Sanremo di quest'anno, a sostegno della prova firmata Marlene Kuntz. Il tutto condito da un esaustivo libretto interno e dalla presenza dei fedelissimi di sempre Lenny Kaye e Tom Verlaine (che mette a segno un paio di assoli su "April Fool" e "Nine"), a preservare una volta di più il filo di continuità con il passato.

Patti, anche nel nuovo millennio, si conferma un personaggio idolatrato, sul quale nutrono massimo rispetto persino le generazioni più giovani. Un monumento, un patrimonio dell'umanità, da amare, proteggere, salvaguardare e (possibilmente) diffondere, la sacerdotessa del rock non è qui per vivere di rendita su un pur glorioso e significativo passato e si dimostra molto più viva e veemente di tante nuove voci già belle e pronte per il processo di mummificazione.

13/06/2012

Tracklist

  1. Amerigo
  2. April Fool
  3. Fuji-San
  4. This Is The Girl
  5. Banga
  6. Maria
  7. Tarkovsky (The Second Stop Is Jupiter)
  8. Mosaic
  9. Nine
  10. Seneca
  11. Constantine's Dream
  12. After The Gold Rush

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