Leggenda vorrebbe la scelta del nome legata a un senso di appartenenza quasi hip-hop alla scena siciliana degli anni Novanta. Non a caso il disco vede la partecipazione di Toti Valente, Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Andrea Romano, Peppe Sindona, Colapesce, Cesare Basile, Dante Rapisarda, Francesco Cantone, Giovanni Caruso, Valerio Vittoria, Angelo Orlando Meloni, Gabriele Galanti, Tazio Iacobacci e Carlo Barbagallo, proprio come si trattasse di un collettivo à-la Wu Tang Clan. Altresì, il disco è stato registrato al Vertigo di Siracusa, culla dei dischi degli Albanopower e del primo Ep di Colapesce, e questo rafforzerebbe il senso siculo d'appartenenza. Qualcuno però ha anche ipotizzato una seconda spiegazione forse più fantasiosa: Il Fratello nascerebbe da una infelice uscita di un ragazzo convinto che Andrea Romano fosse "il fratello" di Colapesce e non solo il partner nei defunti (?) Albanopower. Qualunque sia la storia, non ci piove che Il Fratello, tra "Sono Una Donna, Non Sono Una Santa" di Rossana Fratello e un vago sentore di Padre Pio tra gli Alunni Del Sole, si candida a essere uno dei nomi più brutti del Millennio. Pur volendo eliminare a piè pari l'idea di "parentopoli" che facilmente suscita a queste latitudini un nome simile.
Ma parliamo di musica. Le coordinate de "Il Fratello" di sicuro non sprizzano originalità da tutti i pori, prendendosi a suon di spinte un posticino nel cantautorato indie di questo periodo; cantautorato che non ha bisogno certo d'esempi - visto che una buona fetta appare anche nelle vesti di "special guest" tra i solchi del disco in questione. I punti di riferimento classici potrebbero essere Luigi Tenco e Piero Ciampi (ma non Gino Paoli, per stessa ammissione) riveduti e corretti attraverso impressioni più mediterranee che liguri o attraverso la lezione di contemporanei, come ad esempio i Verdena di "Wow" due anni fa o i Baustelle di "Amen" cinque. Qualcuno potrebbe anche percepire giustamente intuizioni degli Amor Fou o dei Perturbazione. L'umore complessivo, quindi, tra nostalgia e malinconia, è carico delle solite diapositive amarcord, frammenti di vita tormentata e timori futuri che alla fine sembrano accumunare tutta l'Italia dal nord al sud senza particolari sprazzi di orginalità, o personalità. Per nulla distanti o asincroni da ciò che si aspetterebbe l'ascoltatore medio da un disco simile.
L'unica differenza, se di differenze vogliamo parlare, la fanno due o tre testi di Andrea Romano; ricercati nel trovare un punto d'unione tra la propria personalità e il comune senso del songwriting. Versi come "Sarebbe bello chiudere i tuoi occhi/ E lasciarti lì/ Chiudere i tuoi occhi/ E lasciarti" (da "Il Giudizio Universale") o "Lascia che sia un po' della mia maestria/ Allontanare le nostre vite/ Allontanarle" (da "E' Vero Che Per Te") rimbalzano da una vaga idea stantia di Dimartino e arrivano agli Elbow di "Asleep In Tha Back" o a Syd Barrett di "Barrett" senza mai perdere il lume della ragione. Un triplo salto mortale mica da ridere, se ci pensate bene. E a mischiare il noto con l'ignoto si rischia sempre tantissimo: giù di cappello, quindi, almeno per questo. Nella speranza che in un futuro prossimo Il Fratello, per fare un disco, sia in grado di trovare una propria intima maturità e abbandoni così 'a famigghia per spiccare il volo da solo.
12/07/2013