Natural Snow Buildings - Terror's Horns

2015 (Ba Da Bing!)
gothic-americana, drone doom-folk

Prima o poi doveva succedere. Dopo una serie di dischi non proprio all’altezza del loro talento, caratterizzati da una manieristica ripetizione di quegli stilemi drone-folk che pure avevano trovato pregevole incarnazione in dischi quali “The Dance Of The Moon And The Sun”, “The Centauri Agent” e, soprattutto, nel capolavoro assoluto “Shadow Kingdom”, il duo francese decide finalmente di dare uno scossone al proprio sound, contaminando la radice della loro ispirazione con scenari di gothic-americana che in più di un’occasione fanno venire in mente le pagine più desolate di Evan Caminati, ma anche le soluzioni che stanno caratterizzando lo scenario degli ultimi Earth. Prendete, ad esempio, “King In Yellow” che, se procede da oscuri presagi in quota Nico, si scioglie poco alla volta in una dilatazione drone-doom che piacerebbe proprio a Dylan Carlson.

Se nei dischi precedenti, dunque, la musica di Solange e Mehdi si faceva portavoce di un più o meno equilibrato connubio di cielo e terra, di tensioni cosmiche e dissimulate visceralità folk, in questo “Terror’s Horns” (con cui i due esordiscono su Ba Da Bing!, regalandoci il loro miglior disco dell'ultimo lustro) l’aspetto terrigno – almeno nella prima parte - diventa preponderante, per cui la terra lascia risuonare le sue enigmatiche bellezze tra le pieghe di scenari che solo all’apparenza sono meri western-metafisici, in cui ogni suono riecheggia insieme lontano e vicinissimo, troneggiando nell’immensità del deserto (“Dawn On A Buck Skin”).
Anche nella durata (appena tre quarti d’ora), questo nuovo lavoro sembra voler mostrare questa volontà di lasciare che l’inquietudine dei Nostri abbia a risolversi tra cupi paesaggi notturni, vallate cariche di suggestioni spettrali e sentieri impervi. In “Saturn As A Black Belt”, quindi, il twang chitarristico continua a mietere speranze e ad evocare tormenti e polveri inesplose, producendosi in un cerimoniale carico di mistero, mentre “Twilight Bells”, adombrando le sirene di navi alla deriva nella nebbia, ci restituisce l’idea di una realtà spettrale che è già portatrice di dualità.

Uno dei momenti più drammatici e riusciti è sicuramente “Sun Tower”, un marziale chamber-folk che non sfigurerebbe in un disco dei Menace Ruine. Altrove, invece, i brani tornano sostanzialmente a misurarsi con il drone-folk del passato (“People In The Hills”, la commovente elegia di “The Rising Portal”), anche se “Orion Is Dead” piega quest'ultimo alla bruciante lacerazione del presente.
(Nella sua edizione speciale, il disco esce accompagnato da un altro lavoro inedito, “The Ladder”, sempre recensito su queste pagine).

20/09/2015

Tracklist

  1. Dawn on a Buck Skin
  2. Saturna's Black Belt
  3. Twilight Bells, Terror's Horns
  4. King in Yellow
  5. People in the Hills
  6. Sun Tower
  7. The Rising Portal
  8. Orion Is Dead

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