È opinione diffusa che Mtv nei primi anni 90 non amasse poi così tanto la musica rock: il processo di edulcorazione promosso attraverso le performance "a spina staccata" rese fruibili prodotti altrimenti ritenuti troppo "forti" per poter ambire al successo di massa.
Il format unplugged assunse in breve tempo impatto planetario, Nirvana e Alice In Chains furono fra le band dell'epoca che arrivarono a tutti proponendo le proprie canzoni in chiave acustica, pubblicando i resoconti di quelle esibizioni in fortunatissimi dischi (il live di Cobain e soci giunse purtroppo postumo).
Senza l'impatto dell'elettricità, giocando opportunamente sulle dinamiche e sulle atmosfere, furono in molti a porsi in scia, dando vita a bestseller assoluti, ma certo non tutti si rivelarono all'altezza dei più acclamati (fra i migliori vanno ricordati almeno i set di Alanis Morissette ed Eric Clapton).
Oggi tocca ai Placebo sperimentare la formula, celebrando il ventennale di attività con una registrazione in presa diretta eseguita a Londra lo scorso agosto, l'occasione giusta per dimostrare una volta in più, e senza veli, di essere ottimi musicisti e performer, oltre che eccelsi songwriter.
Difficile replicare unplugged la forza dei primi lavori, ma la band di Brian Molko, che ha sempre puntato con decisione sul vigore elettrico, sa giocare di fino, modificando ad arte molti degli arrangiamenti "storici".
Le celebri hit "Slave To The Wage" e "Meds" vengono spogliate quasi di tutto, alcune tracce subiscono persino un processo di riscrittura (è il caso di "Every You Every Me", in duetto con Majke Voss Romme), mentre in altre la presenza degli archi assicura il mantenimento di quella melodrammaticità che caratterizzò gli originali ("Without You I'm Nothing" è la più riuscita in questo senso).
I ripescaggi dal passato più lontano ("36 Degrees", l'efficace "Protect Me From What I Want", qui con il contributo di Joan Wasser alla voce) fanno ancora battere il cuore, i brani più recenti lasciano invece meno il segno, pur identificando una band che dopo i primi ottimi lavori ha sempre preservato un livello qualitativo quanto meno onesto.
Il risultato dei nuovi arrangiamenti è ora dolente ("Jackie", "Loud Like Love", "Hold On To Me", "Bosco"), ora più energetico ("For What It's Worth", "Too Many Friends", "Post Blue"), ora una gradevole via di mezzo ("Because I Want You").
Per chiudere l'esibizione vengono scelti l'omaggio ai Pixies di "Where Is My Mind?" e la celeberrima "The Bitter End", che anche in chiave acustica dimostra di essere un grande pezzo.
La situazione intima porta l'androgino Molko a dialogare spesso con il pubblico presente, spazzando via quell'aura da rockstar scostante e irraggiungibile che spesso gli viene cucita addosso. Ed anche questo va considerato come un risultato tutt'altro che trascurabile.
12/01/2016