Gli Alcest sono un gruppo francese guidato dalla prolifica mente compositiva del polistrumentista Neige, nome d'arte di Stéphane Paut. Nella scena rock degli ultimi anni sono soprattutto divenuti famosi e acclamati per avere coniato un inedito e originale stile: partendo da un genere estremo, feroce e oscuro come il black-metal, ne hanno trasfigurato e trasformato totalmente l'aspetto approdando su coordinate musicali dolci e passionali, davvero sentimentali in una maniera delicata, nonché spirituali e malinconiche. Influenzato anche da nomi tra loro diversi come i Katatonia, i primi Ulver, i Deafheaven, gli Agalloch, gruppi darkwave come i Cure e post-rock come i Mogwai, Neige si avvicinò al suono degli shoegazer (formazioni come My Bloody Valentine, Slowdive e i connazionali M83). Questi ultimi avrebbero poi caratterizzato progressivamente sempre di più l'ispirazione sonora nelle pubblicazioni degli Alcest e dei gruppi venuti successivamente. Il giornalismo musicale coniò i termini "metalgaze" e "blackgaze" per questa nuova scena musicale, capitanata proprio dagli Alcest.
I francesi, con l'ultimo album "Shelter" sotto l'egida dello studio di registrazione dei Sigur Ròs, sembravano essere approdati definitivamente in territori totalmente acustici e shoegaze, abbandonando il metal. L'album non convinse appieno pubblico e critica, ma sembrava comunque un lavoro di transizione in un percorso ormai avviato e con la meta chiara e ineluttabile, quasi "telefonata".
In questo autunno 2016, però, tornano sui loro passi e con la loro nuova uscita virano dalla rotta intrapresa. Mantengono sempre il loro trademark dolceamaro, ma tornando su sonorità più elettriche e distorte. L'ultimo parto di Neige e soci è un album più "duro", nel segno delle sonorità più metal che avevano caratterizzato l'originale stile introdotto con "Souvenirs d'un Autre Monde" e soprattutto "Écailles de Lune".
Si intitola "Kodama", in riferimento agli spiriti che abitano gli alberi nel folklore giapponese e per rappresentare il concept del conflitto fra l'uomo moderno e la natura. Questo conflitto è rappresentato anche dal film d'animazione "Mononoke Hime" di Hayao Miyazaki che Neige ha citato come forte fonte d'ispirazione per le tematiche del disco, in cui il mondo umano e quello della natura selvaggia cercano di coesistere ma anche di portare avanti le proprie istanze, finendo inevitabilmente per entrare in attrito. Nessuna delle parti è del tutto nel giusto o nel torto, entrambe hanno le proprie ragioni, e questo aspetto né bianco né nero colpisce molto Neige.
È un album naturalmente introspettivo e sognatore, compatto, sempre figlio delle suggestioni personali di Neige e del suo percorso di maturazione dall'infanzia all'età adulta. Egli stesso, a disagio nella società occidentale, non manca di sottolineare come sia ancora costantemente alla ricerca di un posto da chiamare "casa", a cui sente di avvicinarsi sempre più ad ogni disco (è un tema in parte simile a "Home" degli olandesi Gathering, che però era più rassicurante). Le chitarre pennellano sfondi sonori che sostengono le atmosfere oniriche, efficaci proprio per il contrasto tra la melodiosità e le chitarre distorte, che lasciano poi spazio a digressioni placide in cui costruiscono timidi contrappunti sonori che impreziosiscono i brani.
Fin dall'iniziale title track il gioco tra dolci fraseggi chitarristici, riff più aggressivi e momenti meditati rivela un'attitudine tutto sommato prevedibile ma di cui gli Alcest sono indiscutibilmente maestri sulla piazza attuale. Il bilanciamento tra i momenti più "soft" e quelli più "duri" (dove entrambi i termini, paradossalmente, vanno presi relativamente parlando) è essenziale nella dinamica sonora degli Alcest. È una dinamica che si snoda musicalmente tra midtempo, tremolo picking e distensioni atmosferiche, concettualmente nel sentimento duale provato da Neige e compagni: quando sono in città, avvertono il bisogno di trovare un contatto più intimo con la natura, ma quando finiscono immersi in essa, sentono la mancanza dei legami con la vita urbana.
Le linee vocali sono ridotte all'essenziale, e colpisce più il "non detto" che il detto, per dirla alla Saint-Exupéry. Il secondo brano "Eclosion", invece, le impiega per amplificare il gioco di contrasti del gruppo francese, inizialmente lasciando che siano dolci fraseggi di chitarra a portare avanti il "dialogo" con l'ascoltatore, per poi far subentrare il duetto fra le tenui nenie di Kathrine Shepard e lo screaming di Neige, ovattato e sovrapposto alla sua voce pulita che intona in lontananza. I suoni sono dilatati, mentre seguono crescendo emotivi in progressione.
"Je suis d'ailleurs" è il pezzo più aggressivo del lotto, con bassi accattivanti e melodie di chitarra abrasive che esplodono in una sezione centrale che è il momento più vicino alle loro lontane origini black-metal. Il tutto è comunque filtrato dall'ottica delicata e onirica degli Alcest: il titolo della canzone significa "vengo da un altro luogo" e rappresenta proprio la personalità di Neige, che si sente più affascinato dalla cultura asiatica e in particolare quella giapponese, con i suoi contrasti tra natura, tradizione e urbanizzazione hi-tech, rispetto all'Europa. Per contro le seguenti "Untouched" e "Oiseaux de proie" amplificano i muri distorti eterei, su cui si adagia la voce di Neige impegnata in un crooning viscerale e commovente, mentre la batteria si avvicina a ritmiche quasi tribali che rappresentano appieno il tema della natura e dell'umanità più primitiva.
"Onyx", infine, è il pezzo più cupo di tutto il lotto, cavernoso e angosciante, e anche il più breve: poco meno di 4 minuti nei quali si assiste alla ripetizione dello stesso motivo. L'atmosfera generata da questa outro è di pessimismo, ma anche di consapevolezza: un invito a non perdere il contatto né con la natura né con l'umanità.
Nell'edizione deluxe è presente anche la traccia bonus "Notre sang et notre pensées", dolente e sognatrice.
In definitiva "Kodama" suona più coeso e incisivo del predecessore, ha un songwriting vivo e ispirato, ma non aggiunge nulla di nuovo e può sembrare un "Ecailles de Lune" parte seconda. Ma all'interno della discografia del gruppo, costituisce comunque un episodio positivo, per via di una ritrovata vena ispiratrice, che si traduce in composizioni più incisive e trascinanti, e per via di una grande varietà nella sezione ritmica, soprattutto nella batteria del nuovo acquisto Winterhalter; inoltre, va segnalata l'appassionata prova vocale di Neige, che si dimostra emotivamente versatile, alternando canto pulito e ruggito con disinvoltura, non raggiungendo gli apici emozionali di "Souvenirs" ma confermando la propria maturazione artistica.
Una gradita conferma per i fan del gruppo, ad ogni modo.
11/12/2016