A metà strada fra il greatest hits e la raccolta di rarità, ecco la prima celebrazione discografica postuma dedicata a una delle voci più iconiche e significative degli ultimi decenni, a circa un anno e mezzo dalla prematura e drammatica scomparsa. Un ricco box set commemorativo in quattro cd (ma esiste anche una versione ridotta in un solo disco - troppo succinta - e una più ricca - ma molto più costosa - con aggiunta di vinili e Dvd), dallo svolgimento prevalentemente cronologico, curato dalla moglie Vicky e contenente un booklet con foto e note scritte di pugno dagli amici di una vita Kim Thayil, Mike McCready, Matt Cameron, Tom Morello e Brendan O'Brien.
I primi due dischetti ripercorrono tutte le reincarnazioni artistiche di Chris Cornell, ripescando al massimo due tracce per ogni album realizzato con Soundgarden (a partire da "Haunted Down", dall'Ep d'esordio "Screaming Life", edito su Sub Pop nel 1987), Temple Of The Dog e Audioslave, più estratti dall'altalenante carriera solista. Non tutto è davvero memorabile (vedi le poco riuscite collaborazioni con Timbaland), e alcune scelte si rivelano discutibili (ovvio quando si deve fare una cernita da lavori tanto amati dal pubblico), ma l'obiettivo di coprire l'intero spettro temporale del percorso di Cornell può ritenersi riuscito.
Nel terzo e nel quarto cd troviamo l'ultima parte della carriera e una selezione di live performance, a partire da una pazzesca "Into The Void" (dal repertorio dei Black Sabbath) eseguita con i Soundgarden al Paramount Theatre di Seattle nel 1992, versione che sottolinea sia le radici musicali della band sia le capacità trasmutative di Cornell. La sequenza dei brani mostra il progressivo ridimensionamento dell'estensione vocale di Chris, evidente nelle prestazioni dell'ultimo decennio, basti ascoltare la versione dal vivo di "Reach Down" dal reunion tour dei Temple Of The Dog che, essendo stata registrata il 21 novembre del 2016 (di nuovo al Paramount Theatre, quasi a voler tracciare un fil rouge con gli esordi), è la registrazione più recente qui contenuta.
Il box raccoglie le colonne sonore, realizzate per "Singles", "Great Expectations", "Casino Royale" (la celebre "You Know My Name"), "The Avengers", "12 Years A Slave", "13 Hours: The Secret Soldier Of Benghazi", "The Promise" e "Vinyl", le collaborazioni con Slash, Santana (con il quale ripropone "Whole Lotta Love") e Gabin (realizzata durante uno dei suoi soggiorni romani, dove Chris aveva acquistato un appartamento centralissimo), i duetti con Cat Stevens ("Wild World") e la figlia Toni ("Redemption Song"), le cover di "Hey Baby" (suonata con McCready, Ament e Cameron per "Stone Free", il tributo a Jimi Hendrix del 1993), "Billie Jean", "Imagine", "A Day In The Life", "Nothing Compares 2 U" e "One", tutte spesso omaggiate durante i propri set acustici.
Oltre al toccante e premonitore inedito "When Bad Does Good", alcune esecuzioni vengono pubblicate in via ufficiale per la prima volta assoluta. Qualche rarità era invece già nota ai fan più attenti, come la "Storm" ripresa da una vecchia session con Jack Endino, già inclusa nella retrospettiva "Echo Of Miles: Scattered Tracks Across The Path", edita nel 2014. Quando sul quarto dischetto i Temple Of The Dog rifanno dal vivo "Stargazer", brano dei Mother Love Bone scritto da Andrew Wood, Chris riabbraccia idealmente il compagno di stanza dei tempi nei quali a Seattle tutto ebbe inizio. Ma la vera chiusura del cerchio è sull'ultima traccia del box, con Chris che esegue, solo voce e chitarra, "Thank You" dei Led Zeppelin di Robert Plant, una voce alla quale Cornell è stato, da sempre e con merito, accostato.
20/11/2018