Demond Price, per tutti Conway The Machine o semplicemente Conway, ha una storia personale e artistica già molto interessante, nonostante questo "From King To A GOD" sia l'esordio ufficiale. Dopo un passaggio in galera da giovanissimo, una serie di colpi di pistola sulla nuca e in testa nel 2012, fonda la Griselda Records col sodale Westside Gunn e nel 2017 la piccola etichetta firma un accordo con la Shady Records di Eminem. In un quinquennio Demond si fa conoscere attraverso ospitate con colleghi di prima categoria, da Dj Premier a Busta Rhymes, e scala l'olimpo dell'hype con una serie di mixtape.
Nell'attesa di "God Don't Make Mistakes", l'atteso lavoro per l'etichetta di Eminem che promette miracoli per il 2021 dopo mesi di rinvii, ecco queste 14 tracce scure e drammatiche, nere sin dall'opener "From King", con i suoi fendenti di chitarra e l'organo sibilante. Sul beat spigoloso di "Fear Of God", Conway lascia senza respiro, novello 50 Cent con il presagio funebre di un Notorious, forte di un delivery sbiascicato dovuto ai danni dei proiettili ricevuti, che hanno paralizzato alcuni muscoli facciali.
Con "Lemon" (col featuring di sua maestà Method Man) si incorona hardcore-rapper in ascesa, con la benedizione dell'ex-Wu-Tang. È, in generale, un sentimento di malinconia e violenza a prevalere, una patina grigia e opprimente che colora moderni esempi gangsta-rap come "Dough & Damani" e "Juvenile Hell" (featuring Flee Lord, Havoc e Lloyd Banks), prendendo una piega più politica da hardcore dell'east-coast in "Front Lines", a commentare il movimento "Black Lives Matter" e la morte di George Floyd.
Il carillon psicotico di "Spurs 3" sembra congiungere il flow funambolico di Aesop Rock con la tensione disperata di Danny Brown, in un quadretto da incubo. Raramente si esce dalla palude di negatività, dalla nube solenne di tragedia. In parte si riesce a esorcizzarla con il beat ballabile di "Anza" (featuring Armani Caesar) e con la melodia dolce e nostalgica di "Seen Everything But Jesus" (featuring Freddie Gibbs).
Nel caso di "Forever Droppin Tears" (featuring El Camino), maestoso brano di 8 minuti, sono un funk psichedelico e una nota nostalgica nel ricordare gli amici deceduti a fungere da possibile strada per l'evasione dal presente, con un'amarezza di fondo che si spoglia della violenza e si fa epica urbana. La chiusura ottantiana di "Nothin Less", un tributo al passato e agli artisti hip-hop scomparsi, ribadisce però la centralità della morte nell'estetica di Conway The Machine.
Esordio di un rapper già esperto, "From King To A God" conferma quanto ascoltato sui mixtape, aggiungendo un assortito team di produttori (Beat Butcha, Daringer, Alchemist, DJ Premier, Erick Sermon, Havoc, Hit-Boy, Khrysis, Murda Beatz, Rockwilder e Signalflow Music) e di ospiti (Armani Caesar, Benny The Butcher, Dej Loaf, El Camino, Flee Lord, Freddie Gibbs, Havoc, Lloyd Banks, Method Man e Westside Gunn) per segnare il cambio di categoria. Se il flow sofferto, strascicato e carismatico di Conway The Machine è sicuramente una risorsa, qui si gioca ancora con linguaggi del passato e non se ne crea uno nuovo: non resta che aspettare il prossimo, atteso, capitolo in cerca di una definitiva conferma.
19/12/2020