Se ancora esistono degli eventi musicali trasversali, che interessano, pur per motivi diversi, l'intero mondo degli appassionati, allora ci rientrano al momento i nuovi album di Kanye West e di Drake. Se "Donda" tiene ancora banco fra gossip, polemiche, analisi approfondite e sarcasmi virali, "Certified Lover Boy" non sembra voler essere da meno.
Il primo polverone l'ha alzato la copertina, firmata dal gigante dell'arte contemporanea Damien Hirst: dodici emoji di donne incinte con pelle di diversi colori e maglioni variopinti. Polemiche, accuse, interpretazioni che funzionano bene per la stampa generalista.
La questione musicale in senso stretto, invece, ci riporta al 2019, quando i lavori per il seguito di "Scorpion" sono iniziati. Doveva uscire nel 2020, poi a inizio 2021 e alla fine è arrivato solo ad agosto. Dentro c'è un elenco di amici da grandi occasioni (scriviamone cinque su più di quindici: Jay-Z, Travis Scott, Future, Lil Wayne e Kid Cudi) e un gruppo di produttori faraonico (scriviamone cinque su più di trenta: Noah "40" Shebib, Nineteen85, PartyNextDoor, OZ e Vinylz), che animano 86 minuti di musica divisa in ventuno brani: non è un buffet, è un'indigestione, che attraversa il mondo hip-hop e trap in lungo e in largo, quasi a voler difendere la posizione di Drake al centro di questo universo. E, diciamolo chiaramente, un'opera come questo "Certified Lover Boy" al massimo consolida il territorio, senza conquistare nuove frontiere. Un po' perché Drake davvero è diventato l'artista più ascoltato al mondo, con quest'album che ha totalizzato 153 milioni di stream in 24 ore e uno storico che vanta otto album ultra-miliardari su Spotify e il triplo titolo di artista più ascoltato dell'anno sulla piattaforma (2015, 2016 e 2018), un po' perché da qualche tempo le nuove idee latitano in casa di Aubrey Graham.
E infatti i brani giocano sul sicuro, tornano su quanto fatto in passato, rievocando "Nothing Was The Same" (2013), ma conservando qualcosa dell'aspetto compilativo di "Scorpion". È un Drake emotivo, malinconico se non depressivo, molto consapevole del suo ruolo nel mondo della musica, compiaciuto al limite del piacione in "Way 2 Sexy" (feat. Future e Young Thug) e "Girls Want Girls" (feat. Lil Baby) o così sfarzoso da poter campionare i Beatles in "Champagne Poetry", un'apertura complessa che si prende il suo tempo per dipanarsi e arrivare persino a un beat distopico-futuristico in chiusura.
C'è il Drake aggressivo di "Papi's Home" e "No Friends In The Industry" e quello rilassato-narcolettico di "Love All" (feat. Jay-Z) e "Fucking Fans", ma anche una sua versione più tipicamente trap come in "Knife Talk" e la variante ballabile di "Fountains" (con Tems), più quella autoriferita di "You Only Live Twice" che richiama il successo "The Motto". Alla fine ritorna anche a essere un rapper abbastanza tradizionale nelle strofe della conclusiva "The Remorse".
Nell'album-evento "Certified Lover Boy" ritroviamo molti Drake diversi, ma nessuno che sia inedito. La mole imponente di musica, ospiti, produttori non riesce a togliere l'impressione che la superstar pop-trap abbia perso ogni appetito creativo, satolla com'è di soldi e successi. È un curioso senso di decadenza dell'impero, che permane dopo l'ascolto: potrà forse essere una stanca fotografia del presente, ma assai poco di quest'album pare buono per immaginare il futuro.
12/09/2021