Il nu jazz, lo si definisca come si voglia, è un filone costruito sulle contaminazioni. Lo stesso vale per il prog, che in varie vesti è da tempo, assieme all'elettronica, un ingrediente fondamentale per la scena jazzistica norvegese. Non sorprende granché dunque che, dopo le escursioni di Jaga Jazzist ed Elephant9, anche altri musicisti della zona sperimentano con un sound ibrido tra fusion, minimalismo, progressive electronic, Idm, post-rock e chi più ne ha più ne metta.
Prendiamo Ola Kvernberg, violinista, classe 1981. Dopo aver militato negli hard-jazz-proggaroli Grand General e suonato con Motorpsycho, Ståle Storløkken e Trondheim Jazz Orchestra su "The Death Defying Unicorn", decide di puntare sulle commistioni prog/troniche anche per il suo percorso solistico e inaugura con "Steamdome" (2017) una personale vena jazztronica dal forte ascendente morriconiano. Il disco di quest'anno, "Steamdome II", è programmaticamente sia una prosecuzione che una rivoluzione di quanto intrapreso quattro anni fa.
Abbandonati i riferimenti cinematografici più espliciti, la formula di Kvernberg irrobustisce la sua componente elettronica da un lato, e dona più centralità alla melodia dall'altro. A far da ponte tra i due elementi, una torrenziale sezione ritmica formata dal bassista Nikolai Hængsle Eilertsen (Elephant9, Needlepoint) e ben tre batteristi/percussionisti: Martin Windstad, Olaf Olsen (Needlepoint), Erik Nylander (coproduttore del disco con lo stesso Kvernberg).
Fin dall'iniziale "Arpy", svetta nell'album il ruolo delle tastiere, ripartite tra Kvernberg e il sodale Daniel Bruner Formo. Che si tratti di organo elettronico, sintetizzatore polifonico (Novation Summit) o dello spassosissimo Bela, gingillo da maker debitamente programmato da Buner Formo, sono spesso i gorgoglii di Lfo, arpeggiatori e filtri passa-basso a dominare l'amalgama sonoro. Il sound risultante è spazioso, evocativo, non di rado propenso a quella grandeur che dello spirito prog è molte volte un tratto rilevante.
Anche la fantasia degli sviluppi e la passione per i cambi di atmosfere sono però ben evidenti; ed è proprio qui che la solidità ritmica e melodica del disco si fa più importante. I dieci minuti e rotti di "Get Down" e i quattordici di "Devil Worm" non sarebbero così avvincenti se la band non sapesse combinare ottimamente la vocazione all'esplorazione sonora con un'attenzione all'orecchiabilità e un "tiro" invidiabili. Gli apici da questo punto di vista si raggiungono in "Carbonado" e "Hypogean", dove le movenze enigmatiche del violino si combinano in un caso a un groove quasi deep house, e nell'altro a incalzanti contorsioni latino-americane.
"Steamdome II" è un album estroso e affascinante, suonato da musicisti brillanti. Al cast principale, si aggiunge con "Misty Light" il compositore turco e virtuoso della chitarra fretless Cenk Erdoğan; la traccia tuttavia è inclusa soltanto nella limited edition fisica del disco (acquistabile su Bandcamp). Chi rimarrà stregato dal gusto di Kvernberg avrà piacere di approfondirne ulteriormente la ricca produzione, magari partendo dall'eccellente "Liarbird", del 2011, improntato a un sound più acustico ma almeno altrettanto suggestivo.
27/09/2021