Vladislav Delay continua a percuotere l'ascoltatore con suoni che sembrano fatti di vera materia, dove il noise e l'ambient si abbracciano per annullarsi a vicenda e rinascere in nuovi orizzonti. In questi suoni caotici c’è la natura nella sua vera essenza, violenta e selvaggia, vista senza alcuna banalità romantica, bensì nella sua autentica sostanza, forza motrice eterna e inarrestabile che travolge ogni cosa dinanzi a sé.
“Rakkn” è quindi un manifesto di caos digitale, eppur ordinatissimo nelle sue stordenti scosse telluriche. Le pulsazioni diventano compulsive in “Ranno”, dai suoni sempre più bassi e angoscianti, mentre in brani come “Raaa” o “Raato” i battiti martellanti sono avvolti da suoni ben più acuti che fanno da impalcatura.
L’unico momento differente è “Rakas”, stavolta prossimo a una musica ambient debordante di angoscia, vicino ai mondi dei Labradford e del loro progetto parallelo Pan American. E’ interessante notare come nulla in questo brano dia un’idea di stasi, bensì - pur nella lentezza - tutto rimanda a un flusso perenne e inevitabile.
I due “Rakka” possono ambire a essere una delle più autentiche colonne sonore della natura, nella sua sostanza più brutale e realistica, che la musica elettronica abbia mai potuto immaginare.
(13/09/2021)