Già abbastanza progressivo di per sé, il campo nu jazz vede nei varsaviani Niechęć alcuni fra i suoi esponenti più affini alla corrente-simbolo degli anni Settanta. Non è raro, fra i loro fraseggi di sax, piano e chitarra, intuire connessioni col sound tagliente dei King Crimson o gli spigoli del miglior jazz-rock dell’epoca. Ma leggere la formula dei polacchi come mera riedizione di quel che fu sarebbe quantomai fuorviante: senza grossi dubbi, il loro stile è fra i più personali nella scena.
Ancor più che l’ampio ventaglio di rimandi (dal minimalismo al post-rock, passando per i ritmi frastagliati dell’Idm e le connessioni con la ricca scuola jazz nazionale) sono atmosfere e sviluppo dei pezzi a colpire fin dal primo ascolto. In un ambito spesso caratterizzato da sonorità diradate e fluttuazioni estatiche, l’ensemble strumentale sorprende con un amalgama denso e ricco di dinamica. La considerazione vale per ogni suo disco, ma specialmente per quest’ultimo “Unsubscribe”, terzo e più suggestivo fra gli album incisi in studio dalla band.
La varietà della tavolozza è garantita dall’avvicendarsi alla composizione del fondatore Maciej Zwierzchowski (sassofono) e di due ingressi più recenti: il bassista Maciej Szczepański (nella squadra già dal precedente album) e il tastierista Michał Załęski, già nei Jazzpospolita, veterani del florido panorama nu jazz polacco.
Lungo la tracklist si incontrano così gli incastri sferzanti dell’iniziale “Argot” ed episodi melodicamente più aperti come “Przeniesienie” (ovvero transfert psicologico), non lontana dai GoGo Penguin a livello di schemi e sensazioni. Ma anche crescendo che appagheranno gli amanti dei Godspeed You! Black Emperor pur senza ricadere nei cliché soft/loud (“Ciała”, cioè corpi), schiarite e dissonanze quasi morriconiane (“Chmury”, nubi) e perfino accostamenti coraggiosi fra afrobeat e piroette sintetiche (“Epilog”).
A fare da denominatore comune, il suono sfaccettato e materico degli strumentisti, capace di mutare in un attimo dall’opprimente al radioso, oppure di esplorare gradatamente ogni sfumatura intermedia.
Fantasioso senza perdere compostezza, fosco ma in ogni passaggio comunicativo, "Unsubscribe" è un album a cui ciascun frequentatore delle frontiere fra jazz, rock ed elettronica dovrebbe dare una chance. E, per chiunque altro, una valida ragione per interessarsi a simili zone grigie.
28/12/2022