October Drift

I Don't Belong Anywhere

2022 (Physical Education)
alt-rock, post-grunge, nu-gaze

In un mondo sempre più veloce dove “è già stato inventato praticamente tutto”, vi è una costante ricerca di sonorità fuori dal tempo da parte di molti progetti emergenti, e tra coloro che inseguono tale obiettivo non si possono non citare gli October Drift. Il quartetto britannico capitanato da Kiran Roy festeggerà l'anno prossimo un decennio di attività, tuttavia l’esordio a pieno titolo ha visto la luce solo nel 2020 con il buon “Forever Whatever”, frutto di lunghe sessioni di scrittura e molta gavetta in tour con band come Editors (Justin Lockey dirige la Physical Education e ha preso sotto la sua ala protettrice il gruppo), Archive, Slow Readers Club, e sui palchi dei più importanti festival del Regno Unito.

 

Noti per le loro miscele post-grunge e nu-gaze, spolverate di pop-rock anthemico, ricetta perfetta per una sostanziosa resa dal vivo, i ragazzi di Taunton in “I Don’t Belong Anywhere” prediligono atmosfere più oscure e plumbee rispetto al debutto, dettaglio immediatamente visibile nell’apertura “Airborne Panic Attack”, dalle cui liriche emergono costrizioni legate alla società attuale e il senso di forte instabilità che aleggia sull’intero pianeta, in bilico ogni giorno su un unico e fondamentale quesito: “But, what about us now?”, manifesto dell’intero sophomore.
La semi-ballad in sentore di inizio Duemila “Waltzer” fluttua tra i melodici singalong di ritornello e bridge, bilanciati da chitarre e batteria heavy, e alternati a strofe più scarne; schema adottato similmente nell’anthem in zona U2 “Lost Without You” e in “Webcam Funerals”.
Ad attirare maggiormente l'attenzione è l'intro di basso grungy di “Insects”, il cui andamento guarda ai classici dei Nirvana, incorporandovi vibes pop in direzione Pixies, con un bel muro di chitarre nel finale, assumendosi un rischio non indifferente che, tutto sommato, funziona bene e risulta credibile.

Seguono la pista del Seattle sound il drumming in apertura e l’incedere di “Feels Like I’m Home”, rimando all’hard-rock macchiato di psichedelia degli Screaming Trees, mentre spingono su influenze shoegaze (e relativi pedali) le atmosfere trasognate di “Bleed”, con ritmi costanti di basso e batteria in secondo piano, il crescendo della potente e scura “Ever After”, e “Parasite”, il cui passaggio strumentale distorto richiama i pionieri My Bloody Valentine.
Mostra il lato più intimo e cantautorale della band, già anticipato in “Naked Ep”, la chiusura “Old And Distant Memory”, traccia corale e spoglia, caratterizzata dalla presenza di archi e dall’immancabile wall of sound in coda.

 

Specchio del nostro tempo alquanto buio, “I Don’t Belong Anywhere” lascia un senso di spaesamento, raccontando in maniera viscerale storie di distanza, assenza e fatica nel riuscire a trovare e accettare la propria persona. Qualunque brano del disco si presta a essere eseguito dal vivo senza lasciare indifferente l’ascoltatore, effetto che il gruppo di Taunton sperava di ottenere più di qualunque altro, data l’importanza conferita ai live e alla connessione che intende instaurare con il pubblico durante le performance. Sebbene a livello di sonorità non sia forse altrettanto sorprendente come il suo predecessore, puntando troppo in qualche caso su passaggi orecchiabili, riconferma appieno la bravura della band in fase di stesura dei testi e scelta di trame compositive credibili.

20/10/2022

Tracklist

  1. Airborne Panic Attack
  2. Waltzer
  3. Insects
  4. Lost Without You
  5. Bleed
  6. Webcam Funerals
  7. Parasite
  8. Ever After
  9. Feels Like I’m Home
  10. Old And Distant Memory








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