Plaid - Feorm Falorx

2022 (Warp)
idm, elettronica

Citare i Plaid significa aprire il portale che proietta nell’universo dell’elettronica post-anni 80, osservare con meraviglia la galassia di pianeti che ruota intorno al sole-rave e affrontare lo scarto che una genia di musicisti ebbe il coraggio di realizzare per esplorare spazi oltre la pesantezza che la scena rave nella versione hardcoreaveva introdotto, fatta di linee di basso ossessive, suoni acidi e voci stridule. Una cupezza che a inizio anni 90 diversi appartenenti trovavano limitante.
Ken Downie, Ed Handley e Andy Turner da Sheffield lo fecero per primi, interessati come erano più alla techno berlinese che al delirio dopato hardcore. Nascono i Black Dog, padri di quella che sarebbe stata chiamata Intelligent Dance Music. Ci sarebbe da parlare per ore della saga stellare di questa band: basti ricordare che nel 1995, dopo “Spanners” le strade dei tre si dividono perché Handley e Turner erano più interessati a sviluppare il lato melodico e brillante, mentre Downie era rimasto ancorato alla techno. Nascono i Plaid, anche se il nome era già comparso in uscite precedenti.

 

Il viaggio stellare del duo è fatto di ritmi spezzati, melodie allo zucchero, suoni brillanti che dal primo “Not For The Trees” del 1997 li porta verso stazioni orbitanti di puro piacere sonoro difficilmente ballabile ma fruibile a casa, in compagnia di una scena che va da Aphex Twin a Squarepusher. Il declino dell’Idm li porta verso suoni più atmosferici, quasi ambient, con opere come “Spokes” che però non lasciano il segno. Per rinascere i Plaid ricominciano a giocare con l’elettronica e i successivi “Scintilli” e “Reachy Prints” li riportano al loro status.
Alla ricerca di un nuovo posizionamento nel firmamento elettronico, nel 2019 i Plaid pubblicano “Polymer” un album cupo e vicino a certa techno, anche se melodico e poco ballabile, che mostra la capacità di interpretare l’oscurità di tempi che stavano per sprofondare nella pandemia. Una svolta non abbastanza apprezzata dal pubblico che però crea aspettativa per il successivo album, rappresentato dall’appena uscito “Feorm Falorx”.

E qui il peso del passato offusca il presente. Perché solo a tratti l’album cattura l’attenzione, passando dalla leggerezza di synth accarezzati al beat contagioso senza scossoni. Troppo facile per una band del loro calibro affrontare gli scintillii degli archi arpeggiati nella iniziale “Perspex”, che sembra un divertimento da sala prove. Troppo leggero il beat di “Modenet” anche se la scelta dei 4/4 rende il brano vivace e pronto per essere remixato e reso potente, mentre quello che gli manca è proprio la profondità. Fino ad arrivare alla vacuità di un pezzo come “Wondergan”, tutto giri allegri e melodiosi facili da creare.

L’album comincia a decollare con le lame soniche di “C.A”, beat ossessivo techno e suoni urbani in crescendo. Ecco cosa ci si aspetterebbe dai Plaid se questa musica avesse senso ancora per generazioni abituate ad ascoltare solo basse frequenze. Certo, è un discorso che interessa poco ai Plaid, che vogliono rivendicare la loro presenza e identità, come testimoniano “Cwtchr” e il suo tempo spezzato circondato da suoni spaziali di synth mai troppo distorti. Siamo nuovamente nella Idm degli anni 90 e non sono sicuro sia una notizia rassicurante anche se i suoni sono piacevoli. Perché è con i brani poco rassicuranti come “Bowl” che i Plaid ancora spaccano, quando abbandonano le ghirlande di suoni stellari e scavano nel profondo di animi inquieti con linee di basso oscure, suoni incombenti e melodie accennate. Non a caso l’album si chiude con “Wide I’s”, un gioco sonoro fatto di intrecci di linee di basso e droni che entrano sotto pelle.

 

C’è ancora musica sulla strada dei Plaid e se con “Feorm Falorx” non centrano pienamente il bersaglio, l’album è una bella occasione per riscoprire l’elettronica di questi mostri sacri.

17/12/2022

Tracklist

  1. Perspex
  2. Modenet
  3. Wondergan
  4. C.A.
  5. Cwtchr
  6. Nightcrawler
  7. Bowl
  8. Return to Return
  9. Tomason
  10. Wide I’s

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