The first album was old stories made to sound new. This new album [Rolling Golden Holy] is new stories made to sound old.
Così Eric D. Johnson descriveva in un’intervista con Paste Magazine gli intenti artistici che si celavano dietro i primi due progetti dei Bonny Light Horseman. Ora, pur non modificando in modo sostanziale il loro cantautorato, per il terzo disco Anaïs Mitchell, Eric Johnson e Josh Kaufman hanno cercato di rendere le diciotto nuove canzoni più vive che mai. Prodotto come sempre da Kaufman, il doppio album della band statunitense è stato infatti registrato per metà durante un’esibizione in un pub nella contea di Cork, in Irlanda, e sfrutta così il calore e la vicinanza offerte dall’esecuzione live in uno spazio intimo. Anche se rifinito e ampliato nello stesso studio dove avevano inciso “Rolling Golden Holy”, “Keep Me On Your Mind/See You Free” mantiene fieramente le imperfezioni della performance dal vivo: che si tratti di risate, boccali e bicchieri appoggiati al tavolo, o del colpo di tosse improvviso in “When I Was Younger”, le interazioni tra canzoni, trio e pubblico raccolto in ascolto esaltano la capacità della musica folk di chiudere attorno a sé, anche solo per un attimo, un’intera comunità.
Come avevano chiarito fin dal debutto, i Bonny Light Horseman non attuano una semplice operazione archeologica, ma, dialogando con la precedente tradizione anglo-americana, applicano uno sguardo e una ricerca sonora rinnovatrice a una materia che nelle loro mani pare essere davvero eternamente malleabile. Accanto a pezzi di classica ispirazione folk, coesistono, come già in “Rolling Golden Holy”, spunti folk-rock, spruzzate di rock psichedelico e lo spiccato senso melodico di Mitchell e Johnson, le cui voci, insieme alla mano fatata di Kaufman, si riconfermano essere la vera forza del progetto.
Stabilmente ancorate a una scrittura suggestiva e ridotta all’osso, le nuove composizioni ripropongono la voce narrante dallo sguardo nostalgico che caratterizzava i dischi precedenti. Uno spazio testuale più ampio permette però di offrire punti di vista differenti sul tema amoroso, sempre preponderante, e su quello dello scorrere implacabile del tempo, e di entrare in conversazione con il mito di un west senza confini. Praterie, canyon e l’oceano lontano vengono avvolti nella seconda metà di “Keep Me On Your Mind/ See You Free” da una patina onirica rischiarata dal bagliore aurorale.
Nonostante l’ottima coesione di insieme, un numero cospicuo di canzoni non risulta sufficientemente incisivo da giustificarne l’inserimento in una raccolta già molto densa. La riuscita complessiva è però bilanciata da un nocciolo di brani brillanti. Ballate romantiche come l’iniziale “Keep Me On Your Mind” e la successiva “Lover Take It Easy” sono estremamente commoventi nella loro semplicità, “Old Dutch” oscilla tra folk-rock e rock psichedelico, mentre “The Clover” e “I Know You Know” spiccano per le travolgenti linee melodiche.
Ma è nell’ascesa corale di “Speak To Me Muse” e nel duetto di “When I Was Younger” che i Bonny Light Horseman raggiungono intensi apici emotivi. Proprio nel secondo di questi brani, il gruppo concede pieno spazio espressivo anche alla chitarra elettrica di Kaufman, che diviene così la terza voce, quella più istintiva, capace di portare con sé un’esplosiva carica liberatoria. Ed è sempre la chitarra che infiamma la catarsi finale di “See You Free”, la quale si riallaccia e risponde alle domande con cui si apriva “Keep Me On Your Mind”. Una classica conclusione ad anello, dunque, per una raccolta che al suo interno appare volutamente sfilacciata e che di certo non ambisce a rapportarsi con un altro recente doppio album folk. “Dragon New Warm Mountain I Believe In You” rimane infatti la pietra di paragone per tutto il macro-genere, ma “Keep Me You On Your Mind/ See You Free” ci ricorda che a volte le canzoni vogliono solamente abbracciare con delicatezza chi le ascolta. In un teatro sfarzoso, attraverso gli auricolari o in un semplice e conviviale pub irlandese.
10/07/2024