Vedere "Berlinguer - La grande ambizione", il nuovo film di Andrea Segre sulla vita di Enrico Berlinguer (interpretato da Elio Germano), può far piangere. Vedere quello che è stato il popolo italiano, il suo senso di comunità, la sua unione in un ideale egualitario e democratico, se paragonato all'egoismo odierno e alla disillusione di massa, può creare un senso di nostalgia enorme. Per non parlare del livello etico di politici come Moro o Berlinguer.
Iosonouncane, sardo come Berlinguer, sicuramente vicino a lui sia umanamente che culturalmente, non poteva che essere il musicista più adatto per la colonna sonora di "La grande ambizione", che fa parte di una serie di nuove pubblicazioni intitolate "Il suono attraversato" che vedranno la luce prossimamente e che raccoglieranno la musica per cinema e teatro di Incani. Il primo numero di questa collana sarà proprio "La grande ambizione", cui seguirà nel 2025 la colonna sonora del documentario "Lirica Ucraina" della bravissima giornalista Francesca Mannocchi.
Incani si mette a disposizione dell'opera di Andrea Segre cercando di proseguire il percorso intrapreso nella sua discografia. I suoni di "IRA" sono infatti ancora presenti, seppur messi al servizio del formato audio-visivo, con i limiti e le regole che questo impone. Si sente però l'impegno e la vicinanza umana che Incani avrà sentito nella scrittura di queste composizioni, quasi come se stesse scrivendo la musica per un film dedicato a un fratello, più che a un uomo politico morto quando lui aveva appena un anno.
Il tema centrale ha la caratteristica di far venire alla mente la canzone popolare ("1973", l'anno del colpo di stato americano in Cile che porta al potere Pinochet ai danni di Allende), associando una certa solennità come se la musica fosse dedicata a un personaggio del popolo, ma allo stesso tempo caricato di una simbologia tale da essere trasfigurato in eroe. Musica popolare e classica del 900, quindi, sembrano sovrapporsi, come tante volte hanno fatto. Le intuizioni di "IRA" rimangono ancora fondamentali, dai ricordi sofferti della madre di Berlinguer, morta quando lui era ancora un bambino ("Madre") ai ricordi della strage neofascista di piazza della Loggia in cui i synth si sovrappongono al tema principale.
I viaggi nei paesi apparentemente amici del blocco di Varsavia vengono sottolineati con una musica particolarmente claustrofobica, come nell'attentato in Bulgaria ("Non è stato un attentato") o nel viaggio in URSS ("URSS"), nel dialogo con Breznev o nelle scene notturne di Mosca ("Mosca di notte").
Il tema centrale torna in "Il discorso al Cremlino", storico intervento in cui Berlinguer ebbe il coraggio di ribadire, proprio al Cremlino, la distanza profonda tra il comunismo democratico italiano e quello totalitario russo. È bizzarro che questo senso di oppressione si ripresenti solo nella scena dove è presente il presidente Andreotti ("Giulio il collezionista"), l'alfiere dei rivali di Mosca.
Andrea Segre sottolinea chiaramente i passaggi storici che caratterizzarono la vita di Berlinguer. Dal 34% delle elezioni politiche del 1976 che aprì al biennio del compromesso storico e fece immaginare una collaborazione tra Moro e Berlinguer, cioè tra Dc e Pci. Le speranze furono però stroncate dal rapimento di Aldo Moro ("Il rapimento di Moro"), scandito con una musica che riprende le atmosfere del Cremlino con finale di synth in stile "IRA".
"Il funerale di Enrico" chiude l'album: cantato da Daniela Pes, che riprende il tema centrale, il brano fa da colonna sonora alle esequie di Berlinguer e diventa un lamento funebre tragico che, grazie alle straordinarie immagini d'archivio, offre il senso della mutazione antropologica avvenuta in Italia in appena quarant'anni, dove non sembra essersi conclusa la storia umana di Berlinguer, ma l'anima stessa di una nazione intera.
06/11/2024