Bon Iver - SABLE, fABLE

2025 (Jagjaguwar)
art-pop. soul. folktronica

Quando Justin Vernon ha vestito per la prima volta i panni di Bon Iver era da poco uscito dalla band DeYarmond Edison e stava ancora metabolizzando la fine di una relazione. Il trasferimento nel Wisconsin è stato quindi un primo atto d'isolamento in cerca di una dimensione dove affrancarsi dal dolore.
Vivere di ricordi e di autocommiserazione non è mai stata però una priorità per il musicista americano. Coinvolto a vario titolo nei Big Red Machine e nei Volcano Choir, Vernon ha fatto evolvere il moniker di Bon Iver in vero e proprio gruppo, sviluppando un'attitudine alla collaborazione e alla sperimentazione di nuovi linguaggi musicali, intercettando in questo percorso musicisti tra loro diversi: Gayngs, Taylor Swift, Kanye West e St. Vincent.

Disattese le aspettative dei fan della prima ora, il musicista statunitense si è inabissato nella rivoluzione semantica dell'elettronica e della seduzione tecnologica, ed è in questa nuova dimensione che astrazioni, lacerazioni, solipsismo e spiritualità laica sono esplosi, disseminando nuovi idiomi creativi che hanno richiamato l'attenzione anche di molti colleghi, quest'ultimi più solerti nel riconoscere a Bon Iver e a Vernon un ruolo sostanziale nello scenario attuale.
Nel frattempo, le peculiarità della musica dell'artista americano si sono palesate fino a diventare un vero e proprio marchio di fabbrica - il falsetto a metà strada tra cantanti soul e voci bianche, la chitarra in bilico tra toni spigolosi e riverberi cristallini, una scrittura dove convivono numerologia e improvvisazione - caratterizzandone qualsiasi gesto artistico, fino all'inganno stilistico dell'Ep che ha anticipato l'uscita del nuovo album "SABLE, fABLE", pubblicato a ben cinque anni e mezzo di distanza da "I, I".
Sì, l'ho testé definito un inganno l'Ep "SABLE", un progetto che ha rotto il silenzio e creato l'attesa per questa raccolta, che voci di corridoio definiscono come l'ultima sotto il nome Bon Iver. Le tracce dell'Ep poste a capo della sequenza sono le più vicine alla fragilità acustica degli esordi. Le solitarie note per chitarra, violino e voce in falsetto di "SPEYSIDE" riaccendono la narrativa di "For Emma, Forever Ago", ma Vernon non è concentrato sulle storie da raccontare quanto sulla messa in scena, sulla potenza degli elementi strumentali e vocali.

Le composizioni seguono meccanismi che manipolano retorica e modernismo con un'autorialità che impressiona e risuona potente come non mai, nonostante "SABLE, fABLE" resti l'opera più lineare, semplice e affabile dell'autore. La luce nuova che guida l'ispirazione di Vernon è il soul nella sua forma destrutturata e psych-addicted che MkGee ha cristallizzato nell'eccellente "Two Star & The Dream Police". Non sorprende dunque la presenza di Michael Gordon (ovvero MkGee) tra gli autori della splendida "Day One": un flusso frastagliato di soul, r&b, gospel e manipolazioni elettroniche che assurge a modello di una rivoluzione stilistica che Vernon affronta modificando i confini del pop contemporaneo.

È dunque racchiusa nella sezione "fABLE" l'essenza del nuovo disco dei Bon Iver, introdotta da una breve e ispirata "Short Story" che cede il passo al pop-soul insolitamente estroverso di "Everything Is Peaceful Love", brano che l'autore ha conservato nel cassetto per sei anni in attesa di incorniciarne l'avvenenza easy listening con un adeguato contorno.
Per un attimo, la chiave di lettura di "SABLE, fABLE" appare più chiara, gli arrangiamenti e le intuizioni sonore diventano il punto di forza di un album che passa dal Peter Gabriel di "So" ("Walk Home") alle visionarie trame r&b di Prince ("From", "I'll Be There"), emulandone sostanza ed estetica con sonorità che funzionano su più livelli di fruibilità, dall'hi-fi casalingo allo streaming, sottolineando la moderna visione alt-pop.

Liberatosi dal cliché di folksinger solitario, Justin Vernon non avverte più il bisogno di confondere le acque con destrutturazioni e aggressioni alla materia prima, ovvero la melodia. "SABLE,fABLE" è l'album della raggiunta maturità, il puzzle più completo di un novello Todd Rundgren prestato al mondo dell'elettro-soul ("If Only I Could Wait"). Nel mettere insieme sable e fable, Vernon consacra il rinnovamento con una splendida "Award Season", che sigilla definitivamente il passato con una delle pagine più ispirate del personale catalogo di confessioni neo-folk, per un'ammissione di consapevolezza che riecheggia in tutto l'album: "È così difficile da spiegare, e i fatti sono strani, ma sai cosa rimarrà? Tutto ciò che abbiamo creato".
Spetta a "There's A Rhytmn", invece, diradare la nebbia e trascinare dall'oscurità alla luce le sorti dei Bon Iver: "Ho avuto una casa che ho conosciuto, forse è il momento di andare, potrei lasciarmi alle spalle la neve". Il battito che ne detta i tempi sancisce la chiusura del cerchio, la melodia è familiare e piena di richiami al passato (per un attimo ho pensato all'ultima traccia del primo album: "Re:Stacks") ma nello stesso tempo abbraccia presente e futuro con uno slancio che a qualcuno sembrerà gioioso, ad altri futile, ma che i più zelanti esamineranno accuratamente, senza ovviamente trascurare gli evanescenti due minuti finali intitolati "Au Revoir".

16/04/2025

Tracklist

SABLE
  1. Things Behind Things Behind Things
  2. S P E Y S I D E
  3. Awards Season
fABLE
  1. Short Story
  2. Everything Is Peaceful Love
  3. Walk Home
  4. Day One
  5. From
  6. I'll Be There
  7. If Only I Could Wait
  8. There's A Rhythmn
  9. Au Revoir










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