Non è un nuovo disco dei Pavement, anche se dentro c’è qualche sorpresina inedita; non è un album dal vivo, anche se contiene quasi esclusivamente materiale registrato live; non è una vera e propria colonna sonora, anche se accompagna il progetto “Pavements”, strampalato docu-film sulla band di Stephen Malkmus, un “biopic” – chiamiamolo così - diretto da Alex Ross Perry costantemente in bilico fra realtà e fantasia. Mettetevi comodi, socchiudete gli occhi, e godetevi queste 41 tracce: un’immersione non soltanto dentro un pezzo di storia di una delle indie-rock band più importanti e influenti di sempre, ma soprattutto dentro un segmento non indifferente delle vostre vite. Se avete amato i Pavement, se per voi hanno davvero significato qualcosa, preparatevi a essere sopraffatti da una sorta di “energetica malinconia”, generata da un avvincente, fittissimo susseguirsi di canzoni, intervallate a intermezzi parlati, estratti dal girato, con la commozione sempre pronta a cogliervi di sorpresa, mentre il disco scorre come se fosse lui stesso una vera e propria pellicola cinematografica.
Dentro ci sono la prima canzone registrata da Malkmus, “You’re Killing Me”, lo scatenato rock’n’roll ubriaco “Spizzle Trunk”, due chicche per cultori veri, ma soprattutto ci sono alcuni dei brani che li hanno resi ultra-popolari, prima nel circuito delle college radio americane, poi, rapidamente, in tutto il mondo, in particolare le tracce riprese dall’indispensabile esordio del 1992 “Slanted And Enchanted”. Una sequenza dalla quale si percepisce la dose di non ordinaria follia dei Pavement: “Our Singer”, “In The Mouth A Desert”, “Zurich Is Stained”, “Grave Architecture”, la torrenziale “Fillmore Jive” (lacrimoni…), l’ancor più torrenziale “Type Slowly”, l’irresistibile “Serpentine Pad”, l’entusiasmante “Grounded”, l’inaspettata hit “Harness Your Hopes”, diventata la loro canzone più ascoltata di sempre nelle piattaforme streaming.
Tutto imperdibile, persino quando a cantare sono gli attori protagonisti del film, nello spazio “Jukebox Musical Version”, dove è Joe “Djo” Keery (lo Steve Harrington di “Stranger Things”) a eseguire “Range Life”, oppure sono Michael Esper, Zoe Lister-Jones e Kathryn Gallagher a occuparsi di una dolcissima, spoglia “Here” (lacrimoni, di nuovo…), o la stessa Gallagher a slanciarsi in un’entusiastica versione di “Give It A Day”, fino al tripudio di “Slanted” Enchanted! Finale!”, sorta di bizzarro riassunto conclusivo che fa tanto festa di fine corso.
Nella tracklist trova posto anche “Witchitai-To”, cover di Jim Pepper, sassofonista e cantante statunitense scomparso nel 1992 all’età di 50 anni. La canzone, pubblicata per la prima volta da Pepper nel 1969, è stata registrata dai Pavement durante le prove del reunion tour del 2022 ed eseguita poi in tutte le date. “Witchitai-To” rappresenta la prima incisione dei Pavement in 25 anni, dai tempi dell’Ep “Major Leagues”, risalente al 1999: un evento. E c’è anche una cover di Snail Mail, “Shoot The Singer”.
Attraverso l’ascolto di tutto questo materiale è possibile osservare i Pavement da nuove diverse prospettive, e anche se i brevi intermezzi parlati rischiano di spezzettare un po' troppo l’ascolto, fanno comunque parte di una narrazione che i curatori del progetto hanno voluto preservare.
Se vi va, il film andatevelo pure a cercare, ma alla fine è già tutto qui dentro: socchiudete gli occhi e lo vedrete scorrere, anche solo ascoltando questi quasi novanta minuti di musica e parole. Un pezzettino davvero importante di storia della musica indipendente.
03/07/2025
Disc 1:
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