Dieci Piccoli Italiani

N.155 - Luglio/Agosto 2024

01_terestTERESTESA - BELLA FACCIA (autoprod., 2024)
art-pop

Da un’idea delle due multistrumentiste e cantanti Teresa Bertoni e Lilli Stefani (Sassuolo), completata con la sezione ritmica di William Bonnet e Amelie Michez (Tolosa), nasce il quartetto italofrancese dei Terestesa. Nel loro primo “Bella faccia” figura immediatamente “Mondo cane”, il loro capolavoro in accelerazione costruito da rap degenerato a monologo ultranevrotico, propalazioni elettroniche e batteria stentorea, eruttante in un delirio atonale chitarristico alla Robert Quine, un perfetto anthem-sfogo del dopo-pandemia. Come fantasia non gli è da meno “Pezza”, soul svanito sostenuto dai solfeggi minimalisti dei flauti, tutto riprocessato in cut-up, di nuovo condotto a jam isterica, e infine imploso a concertino di musique concrete. Lo strumentale “Tali luoghi” è una sbornia dissonante post-Mercury Rev di svirgole flautistiche e bordoni trascendentali. Canzoni minori comprendono i Stereolab nervini di “Brace” e “Senza nomi” (questa con trombone incantatore e parlottamenti al citofono), e la serenata sorniona improvvisata free-form di “Revêria”. Combo atipico alle prese con un’opera prima gaiamente libera da costrizioni. Divertente, rinfrancante con qualche punta d’adrenalina, ma anche dialettica e persino contraddittoria, tentata appena un tot dal lato piacione dello spettro a dispetto di quello Canterbury-iano. Anche nell’epicentro concettuale c’è proprio quello: la fuoriuscita da gabbie e l’abbraccio delle pulsioni, in opposizione al compromesso e l’ipocrita quieto vivere (Michele Saran7/10)


02_luchinolLUCHINO LUCE - MARTIRE (autoprod., 2024)
trap

Luchino Luce emerge come talento della crew dei trapper patavini Nuova Europa, dimostrandolo con un paio di Ep e soprattutto il primo “Martire”. Da “Maria”, recitativo a suo modo estatico, una quasi-salmodia per sintetizzatori luminescenti e cori, si passa a “Uhh ahh”, caotico canovaccio anti-eroico insieme esacerbato, balbettante e lirico. “Sacra famiglia” fa da corrispettivo di un inno condotto da tastiere solenni, e ancor di più “33 il profeta e la luce” si para come rabbuiata serenata cosmica condotta su una focosa soundscape persiana. Il non plus ultra del suo autobiografismo isterico è anche la più appiccicosa e pop, “Supermario”; di poco seconda “Messia”, con le sue scenografie kitsch corali. Infine, in “Paradiso” si trasforma in finto-cherubino attorniandosi di droni organistici. Probabilmente il massimo vocalist della trap italiana, per via di un autotune usato come termostato di un flusso di coscienza, della dirompente schizofrenia del suo flow (disperato e poi effemminato, bisbigliato e poi sfrontato). Zuppo alla nausea di riferimenti cristiani-martirologici, non solo nei titoli, e alla lontana persino debitore dei passion play - con tanto di resurrezione -, è al nocciolo un concept privato sui propri riti di passaggio post-adolescenziali e l’approdo all’indipendenza, con un incorporato sfogo anticonformistico sulle star del mainstream e qualche svagatezza di troppo verso la chiusa. Campioni di Verdi e Croce (Michele Saran6,5/10)


03_ferFERA - PSICHE LIBERATA (Maple Death, 2024)
progressive

La “Psiche liberata” di Fera attacca con un paio di minuti di ipnosi subacquea, “Not Me Not You”. Il pezzo eponimo sono quasi 9 minuti di torrido, elettrificato saltarello misto a movenze hare krishna, ispessito (più che in crescendo) e appena inturgidito in trance morbosa. “Celestial Anacusma” si basa su uno stordente gioco di riverberi, accelerazioni e variazioni di un “tema” preso dalla dark-wave. Apice lo dà però forse “Milk Tears In Hug Chamber”, dissonante corale di bordoni post-organistici ultrapolifonico e ipercromatico, con fiati aggiunti (Laura Agnusdei e Luigi Monteanni) a disorientare ulteriormente sparpagliandosi tra fiati amazzonici, zampogne nordiche, sax free-jazz e fanfare salvation. La sua talentuosa obliquità si esprime ancora su “Simulacrima”, pastiche tribale alla Eno, “Ventra”, un sospingere immaginifico di un’unica nota diafana (e poi dilatata fino alla liquefazione in “Silenzio solare”), e “Riposa”, stordita stasi mantrica. Album n. 3 del compositore d’origini pugliesi trasferito a Bologna (al secolo Andrea De Franco, illustratore, ma anche tastierista nei Urali), seguito di due lavori di netta sperimentazione, “Stupidamutaforma” (2020) e “Corpo senza carne” (2022), il più stoicamente distorto nel suono grazie all’uso combinato di sintetizzatori della Korg, altoparlante della Leslie e magnetofono della Telefunken. Paradosso: strumentazione di gloriosa epoca analogica da questo piccolo maestro spesso fatta suonare più digitale del digitale. Non solo, anche musica assoluta ma dotata di un proprio inconscio programma descrittivista, e un’intensa alternanza tra intellettualismo di fondo e un lato frivolo di “cyber-stravaganza” (Michele Saran6,5/10)


04_ninoscafNINO SCAFFIDI - A UN PESCE CHE ESCE (L’Amor Mio Non Muore, 2024)
songwriter

La promenade di personaggi nella filastrocca stornellante “Ambarabaciccicocò” e la dolente panoramica dei sobborghi di “Via Orfeo”, in crescendo agogico, introducono e interpungono il debutto come cantautore di Nino Scaffidi, “A Un Pesce Che Esce”. Autentiche intuizioni d’arrangiamento stanno in “Fondamenta nani”, una meditazione che si riverbera nelle trame tenui delle chitarre e nell’inno della tromba, e nell’amarcord “Le nozze”, nel concertino dixie da banda paesana, e poi in “Conchiglia”, ancor più scalcagnato nel suo accompagnamento a braccio da parte di pochi suonatori di strada. Si hanno folk-rock più decisi e più agrodolci in canzoni-dediche come “Da dove sto chiamando” e “Michelle”. Alle prese con diverse esperienze creative, siciliano ma trapiantato in Romagna, Scaffidi scrive in una decade canzoni sempre dotate di una sicura, sapiente sobrietà, retrocesse allo stile del vetusto Folkstudio, al massimo impepate d’isterismo espressionista dei rigurgiti starnazzanti reminiscenti di Juri Camisasca, laddove le orchestrazioni di Roberto Villa fanno macchia. E’, nell’insieme, una riflessione senza scosse sulla memoria personale e collettiva metaforizzata anche (soprattutto?) dagli “Innesti” d’avanguardia popolare presi dal radiodramma “Giochi di fanciulli” (1970) di G. Pressburger (Michele Saran6/10)


05_visiondVISION DIVISION - INNER GARDEN (Black Road Studios, 2024)
alt-rock

Progetto fondato nel lontano 2018 a Palermo dal cantautore e chitarrista Giorgio Drago, e attualmente formazione di quattro elementi di stanza a Bologna, completata da Francesco Tramuto (chitarra), Gaia Cumetti (batteria e cori) e Simone Galeano (basso), Vision Division colloca le sue basi tra armonie e reminiscenze alt-rock anni Novanta e primi Duemila, ponendo talvolta l’accento in direzione indie-rock, power-pop e shoegaze. Pubblicato per la label Black Road Studios di Amsterdam, l’Ep d’esordio “Inner Garden” è stato registrato nel 2023 al BuzzFarm Studio di Valsamoggia (Bologna) e si compone di quattro tracce, le prime tre in inglese e una conclusiva in italiano. A ingranare con un guitar-riff alquanto sagace è la più convincente e anthemica “Chasing The Light”, le cui melodie si muovono tra parziali rimandi ai Teenage Fanclub di “Bandwagonesque”, Posies e Nada Surf, alla quale fanno seguito i cori e il ritornello riverberato (elementi che ben si sposano al videoclip animato da Lazar Bellavia) della trasognata pseudo-ballad “Bloom Blossom Bloom”. Si continua con “Trail”, che vira in zona Semisonic e affini, cedendo infine il passo all’emotiva “Giuca Libre”. Con un focus su vocalità pulite e un equilibrio costante tra melodie sottili e chitarre protagoniste (ma mai troppe aggressive), “Inner Garden” rappresenta un primo piacevole biglietto da visita per i Vision Division in attesa di un più sostanzioso long-playing, magari con un pizzico di pepe in più (Martina Vetrugno6/10)


06_danieleto_600DANIELE TOMMASINI - YOU’RE GONNA CARRY THAT WEIGHT (Invisible Animals, 2024)
ambient-techno

Daniele Tommasini è venuto raffinando la propria idea di rapporto tra giochi di beat e giochi di synth/sampler via via a partire da “The Art Of Waiting” (2019). Con “You’re Gonna Carry That Weight” merita quel tanto di notorietà grazie a pezzi di lunghezza media come “Within/Without”, guidato da un pattern di evanescenze e supportato da un battito rollante, più avanti arricchito di battimani folk, in un avvicendarsi di fraseggi tremuli. “By Any Means” ha però una visione più seducente e quasi-trascendentale: una tensione quasi allucinata data da un timbro di corde gravi (quasi una tanpura) sfocia in un drone diamantino e si sfoga in un beat di sottili scosse mantriche (e per qualche istante raggiunge vertici di danza propiziatoria). I pezzi brevi non sono da meno, anzi in qualche caso raggiungono maggiore sviluppo in minor tempo: più che il bozzetto di cavatina elettronica di “Rave Rain”, o lo schizzo sci-fi per rimbalzar di bolle di “Sink”, è il caso di “Silent Battles”, drum’n’bass acquatico trasfigurato in sibili eterei fantasma. Di superficie ma con creatività e, qua e là, anche sbrigliatezza laddove il producer d’origini trentine conferma e adorna il suo stile spoglio, d’un impressionismo corretto al rococò. Ricetta tutta personale: ancora fuori portata un breakcore all’italiana. Seguito dal mini di registrazioni sul campo “Felt/Seen” (2024) e il singolo “When Nothing Was Nothing Everything Was Everything” (Michele Saran6/10)


07_lucafoLUCA FOL - LUCA FOL (TSCK, 2024)
songwriter

Scaldatosi con un paio di dischi in inglese, Luca Fol passa all’italiano con “Sono meno inglese di thè” (2022) e il successivo omonimo “Luca Fol”, forte anzitutto di una disamina techno-pop precisamente Garbo-esca sui tempi coevi come “Vivi con garbo”, ma soprattutto il batuffoloso pop-core di “Diktat”. Vi si aggiungono la discomusic alla Cugini Di Campagna “Concetti” e i Bluvertigo kitsch di “Distanza” (e la sua versione rallentata a novelty affabile in rima, “Capricorno”), mentre la solennità quasi-Zen alla Battiato di “Dissolubile” tradisce insincerità e fallisce il tentativo di porsi come canzone-baricentro, laddove “Pratica spirituale” riesce meglio nella sua confessione nevrastenica e poi melodrammatica. A metà tra raccolta di singoli e opera d’insieme, e tra spassoso e serioso. Un po’ troppa disgregazione stilistica ma il predicar cantando (e danzando) dell’autore pop riminese riesce a passare. Melodie non fortissime supportate dalle tastiere del produttore Antonio Patanè che hanno pure pulviscoli d’improvvisazione jazzistica. Partecipazione a X Factor 2022 e al collettivo “Manifesto del cambiamento” (2023) curato da Giovanni Caccamo (Michele Saran6/10)


08_outrag.OUTRAGE - EVERYBODY IS BAD IN SOMEONE’S STORY (Seahorse, 2024)
noise-rock

Alberto Tieri, già titolare di Silken Barb e Shibari, avvia il progetto Outrage con “Everybody Is Bad In Someone’s Story”. Perdonato l’arrangiamento pur centrato ma basico, da compitino post-grunge, le prime due “Autumn” e “In The Lighthouse” suonano interessanti nella gestione delle voci registrate e modellate al punto da sembrare prese da un sabba sardonico non così distante dai Residents, pure impreziosite nell’ultima metà da aciduli stridori in contrappunto. Già però la seguente “City Lights” va troppo in direzione di un’imitazione dei Screaming Trees, e dunque a poco servono tutte queste rifiniture dissonanti. La personalità si stiracchia fino a sciuparsi con “Father’s Preach” (elettronica e canto sonnambulo) e “Morning Grey” (blues licantropico). Gli esperimenti poi spariscono in tutta la seconda parte, ma “Cocaine Candy” vanta almeno qualcosa di innodico e una certa tensione apocalittica da primi Psychedelic Furs, e “Inner Might And Grace” si para come ipnotico cantico slowcore. La collaborazione tra Tieri e Paolo Messere (qui alla produzione e al co-arrangiamento), dai tempi dei Silken, si rinnova senza lasciar segno. Fiato corto e canzoni spropositatamente lunghe, culmine negativo in “Jupiter Falls” coi suoi eccessi sinfonici (Michele Saran4,5/10)


09_quintaes_600QUINTAESSENZA - MISSION TO PLANET EARTH (autoprod., 2024)
alt-rock

I QuintaEssenza, un giovane terzetto del siciliano formato ancora tra i banchi del conservatorio, cominciano il debutto “Mission To Planet Earth” con “Cluster”, un preludietto di spontanea raffinatezza che non trova seguito. Tra gli uptempo ballabili con vocals pseudo-robotiche (ma viepiù fanno tenerezza) vive al massimo un ritmo vispo sincopato in “Change Your Mind”. Dapprima quella all’insegna del post-britpop Placebo-esco di “Life Is Magic” e poi quella d’ispirazione gospel (di revival gospel stile anni 90) di “Pray For Me” confermano che fanno meglio le ballate. Educato, perbene, anonimo sul piano artistico (uno striminzito concept ecologista), patinato, stereotipato, pletorico come realizzazione (Raffaele Tindaro alla regia) (Michele Saran4/10)


10_lisoladeicL’ISOLA DEI CIPRESSI VIVENTI - ELETTRICITÀ (Furious Party, 2024)
electro

Dapprima attivo come cantautore a nome Iovis, Giovanni Fruzzetti (Venezia) diventa cantore elettronico techno-pop come L’Isola Dei Cipressi Viventi in coppia con il produttore Alessandro Sportelli. Nel loro “Elettricità” figurano gracili soft-dance come “Angeli” e gracili dance-rock come “Tigri”, mezzi-deliri drum’n’bass come “Petrolio”, mezzi-deliri 2-step garage come “Pittore” e mezzi-deliri house come “Auto Tune”. E’ un implume esercizio di canzoni ripiegate su sé stesse con un uso spesso triviale di campioni e filtri elettronici. Nella mancanza d’idee (e ambito) fortunatamente Fruzzetti si porta dietro l’utensile della vita artistica precedente, la chitarra, il meno elettronico dei mezzi, per metterci una pezza e ricamare quel tanto di musicalità nella title track (Michele Saran4/10)

Discografia

TERESTESA - BELLA FACCIA(autoprod., 2024)
LUCHINO LUCE - MARTIRE(autoprod., 2024)
FERA - PSICHE LIBERATA(Maple Death, 2024)
NINO SCAFFIDI - A UN PESCE CHE ESCE(L’Amor Mio Non Muore, 2024)
VISION DIVISION - INNER GARDEN(Black Road Studios, 2024)
DANIELE TOMMASINI - YOU’RE GONNA CARRY THAT WEIGHT(Invisible Animals, 2024)
LUCA FOL - LUCA FOL(TSCK, 2024)
OUTRAGE - EVERYBODY IS BAD IN SOMEONE’S STORY(Seahorse, 2024)
QUINTAESSENZA - MISSION TO PLANET EARTH(autoprod., 2024)
L’ISOLA DEI CIPRESSI VIVENTI - ELETTRICITÀ(Furious Party, 2024)
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