22/10/2024

St. Vincent

Fabrique, Milano


Give it all away, you give it all away
'Cause the whole world's watching you
Gli occhi di tutti puntati addosso. Impossibile non parlare di seduzione magnetica quando si introduce il carismatico personaggio di Annie Clark, aka St. Vincent, ragazza prodigio passata dalla corte di Glenn Branca e Sufjan Stevens, e da quella della big band di Tim DeLaughter, The Polyphonic Spree, fino a spiccare il volo con il debut "Marry Me", tra vezzi baroque-pop, sperimentazioni art-rock e cenni jazz, e giungendo alla consacrazione come diva glamour votata all'art-pop da "MASSEDUCTION" in avanti. Tornata alla ribalta con l'ottimo "All Born Screaming", l'artista di Tulsa ha incluso una tappa del tour a supporto al Fabrique di Milano, a distanza di ben sei anni dalla sua ultima visita nel nostro paese, al Circolo Magnolia.

A fare gli onori di casa è la voce intensa di Anna B Savage, che appare sul palco con uno splendido abito rosso corallo, colore molto amato e spesso sfoggiato dall'artista, per eseguire un set in solo di poco più di una manciata di tracce, destreggiandosi tra basi e chitarra acustica. Dopo una partenza graduale affidata a "Corncrakes", unico brano pescato da "A Common Turn" (2021), la cantautrice inglese introduce con quel pizzico di ironia che da sempre la contraddistingue la nuova "Donegal", che comparirà nell'album in arrivo a fine gennaio 2025, "You And I Are Earth" (annunciato ufficialmente pochi giorni dopo il live). Il resto dell'esibizione è incentrato esclusivamente sull'ultima uscita "in|FLUX" (2023), con un accento sui tormenti sostenuti dai ritmi conturbanti di "The Ghost", una più brillante "Pavlov's Dog" e le mosse sulla title track.

Quella di Clark è un'entrata in scena da star, illuminata in penombra, e accompagnata dalla bassista vampiresca Charlotte Kemp Muhl, il chitarrista Jason Falkner, Rachel Eckroth alle tastiere, e Mark Guiliana alla batteria, pronta per carburare sul drumming e i luccichii in coda a "Reckless". Si decolla con la prima doppietta offerta da "MASSEDUCTION", che comprende i riff potenti di "Fear The Future" e i guizzi electropop di "Los Ageless".
Durante il concerto si sussegue, tra continui cambi, una parata di chitarre signature della musicista statunitense; nera, rossa, bianca, e chi più ne ha più ne metta. Le arie funky e seducenti di "Big Time Nothing" vengono corredate da balletti che continuano anche sui fraseggi affilati di "Marrow", lasciando il posto a una versione intima e minimale di "Violent Times", retta esclusivamente dalla voce di Annie. I toni restano bassi tra gli ammiccamenti jazzati su "Dilettante", rialzandosi sui cori funk-soul di "Pay Your Way In Pain", e con i guitar-riff di "Digital Witness". Alcuni dei momenti migliori sono segnati dalle chitarre preminenti di "Sweetest Fruit", irrobustita dal vivo, dai sing-along su "Flea" e dal lungo assolo di batteria di Guiliana in chiusura a "Cheerleader".

L'attesa ed esplosiva "Broken Man" si conferma tra le vette live, oltre che su disco, spianando la strada alle sferragliate veloci di "Birth In Reverse" e a un nuovo momento di calma con la languida "Hell Is Near" e con "Candy Darling". La seconda coppia di tracce estratta da "MASSEDUCTION" vede Annie abbandonarsi a un crowdsurfing prima, lasciandosi cullare dalla folla festosa sulle note in stile cabaret di "New York", e alzare nuovamente i toni su "Sugarboy" poi, spinta propulsiva per la chiusura dell'esibizione con "All Born Screaming".
L'ultimo breve atto include un encore sottilmente "autopromozionale", con il ritorno in scena di Annie per eseguire "Somebody Like Me", accompagnata soltanto da note leggere di tastiera, sfoggiando la maglietta del suo tour.

L'affascinante esperienza-concerto di St. Vincent verte ormai sempre di più sul lato performance, rispetto al passato dove l'artista suonava maggiormente, ma le montagne russe perfettamente calibrate tra momenti più intimi e altri più rock o pop, sempre e comunque tutti di grande livello, e senza la minima perdita di mordente, la rendono un evento imperdibile.