Il tempo non scorre uguale per tutti. Proprio mentre i Radiohead annunciano a gran voce la morte dell'album, il chitarrista americano Ben Chasney sembra più interessato che mai a rivalutarne il valore. D'altro canto per Chasney le lancette dell'orologio non devono muoversi sempre nel verso giusto. Capita, per esempio, quando deve registrare un disco dei suoi Six Organs Of Admittance. "Luminous Night" non è il suo capolavoro, ma è un disco che comunica bene questa sensazione.
Le otto canzoni sono divise in modo simmetrico tra lato A e lato B. Apre la scaletta l'aria celtica di "Actaeon's Fall", con il suo andamento lento ed elegante, e subito in evidenza risplende il bel flauto di Hans Tueber, protagonista assoluto anche dell'intro della successiva "Anesthesia", in cui il korg di Randall Dunn fa da controcanto alla voce di Chasney. "Bar-Nasha" è un mantra scurissimo retto dalle tabla di Tor Dietrichson sul quale il solito Tueber si lascia andare a un ammaliante assolo. Meno in vista di quanto ci si potesse aspettare le percussioni di Matt Chamberlain e la viola di Eyvind Kang, altri due musicisti caduti nella tela dei Six Organs Of Admittance. Il lato A si chiude con il drone alla FSA di "Cover Your Wounds With The Sky".
Dopo l'estasi l'abisso: l'esperienza con i C93 ha lasciato pochi ma incisivi segni nella scrittura di Chasney, oggi ancor più cupa che in passato. Il lato B si apre con una litania industrial-pagana degna del catalogo della Cold Meat Industry. Poi l'atmosfera torna su coordinate e atmosfere più consone alla sei corde di Chasney.
Gli ingredienti sono quelli già ampiamente utilizzati nella grande maggioranza dei dischi di SOOA - ad eccezione di "School Of The Flower", in cui risplendeva come un sole la batteria di Chris Corsano - vale a dire il folk-rock psichedelico che si nutre alle sacre fonti di Popol Vuh, Alan Stivell e Magna Carta.
Ben ci ha messo una dozzina di anni e altrettanti dischi per arrivare fin qui e non ha la minima intenzione di fermarsi ora.
27/08/2009