Gruppo destinato sin dai primi passi a grandi cose, gli S.C.U.M (acronimo di "Society For Cutting Up Men", manifesto dell'attrice Valerie Solanas, attentatrice femminista di Andy Warhol). Le collaborazioni autorevoli e i trascorsi del quintetto londinese parlano del resto sin troppo chiaro a tal proposito. Scoperti nel 2008 dalla Loog (che fu primo tetto discografico anche per i concubini Horrors, il cui tastierista Rhys Webb è peraltro fratello del bassista Huw Webb), gli S.C.U.M hanno da allora iniziato a rilasciare in rete un nerissimo inchiostro di singoli, Ep e brani registrati in giro per il mondo (i cosiddetti "SIGNALS", una sorta di avvincente cronaca in tempo reale delle evoluzioni e peregrinazioni sonore affrontate dalla band) fino a essere selezionati dai Portishead per l'ATP da essi curato in quel di Londra nel luglio 2011 e firmare poi per la Mute. Etichetta che edita ora il debutto "Again Into Eyes", prodotto con l'aiuto di Ken e Jolyon Thomas (non per caso già al lavoro con Public Image Ltd, Psychic Tv e David Bowie, tra gli altri) e, come se non bastasse, di Jim Sclavunos dei Bad Seeds.
Confezione sulla carta perfetta, a servizio di dieci episodi sonori che non lasciano per nulla indifferenti. Gli S.C.U.M hanno infatti chiosato con la dovuta sottigliezza interpretativa le nere partiture dei loro eroi, e in "Again Into Eyes" coniugano senza troppa difficoltà il melodismo metropolitano e decadente di primissimi Placebo e Interpol (si ascoltino ad esempio "Faith Unfolds", l'oltremodo joydivisioniana "Days Untrue" o "Amber Hands") con aperture strumentali dal respiro più psichedelico ("Summond The Sound" o l'abbagliante "Whitechapel", posta giustamente in chiusura). E se qualcuno ha nominato parallelismi con le imprese assordanti di certi Liars e A Place To Bury Strangers, bisogna anche dire che la band preferisce nel complesso geometrie limpide, movimenti sensuali e, soprattutto, la disciplina di uno sguardo nitido, per quanto spesso allucinato (le vaghe reminiscenze dei Clan of Xymox in "Cast Into Seasons" o "Sentinal Bloom"). Fino a sfiorare, in "Paris", l'espressionismo notturno e spettrale di uno Scott Walker stuccato con fuliggine post-punk.
"Again Into Eyes" squaderna insomma, con mano agile e sciolta, il suo ricco glossario di citazioni e riscritture infoltendo quella schiera di giovani band londinesi che in questi ultimi anni si sono dedicate, con ottimi frutti peraltro, a una esplorazione del filone più noir della tradizione britannica (vengono in mente Neils Children, Big Pink, Hatcham Social, Detachments). Da seguire. Commenta il disco sul forum
07/10/2011