"For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?" del Pop Group attendeva da decenni una ristampa definitiva (fu ristampato in cd solo in Giappone dalla TDK nel 1996, a un prezzo proibitivo) e ha provveduto ora la Freaks R Us (di proprietà di Mark Stewart) a ripubblicarlo ufficialmente, sia in formato vinile che in cd digipack (entrambi in edizione limitata, quindi, è meglio affettarsi a comprarlo) del tutto fedeli alla stampa originale uscita per la Rough Trade/Y nel marzo 1980, corredata di tutti gli inserti a mo' di poster pieghevoli e con una rimasterizzazione effettuata dallo stesso Stewart.
"For How Much Longer" è unanimemente considerato il secondo capolavoro di questo grandioso gruppo originario di Bristol, uscito esattamente un anno dopo del fondamentale "Y" (Radar, 1979), uno dei dischi più importanti non solo della new wave, ma di tutta la storia del rock. L'unica differenza che separa il primo album da questo secondo è solo una minore carica eversiva, ma si tratta comunque di una sottigliezza di poco conto. Se "Y" aveva mostrato all'intero universo rock la proposta musicale assolutamente originale e altamente parossistica del Pop Group, fatta di un incredibile ibrido di funk duro, punk, elettronica deformante, forme africaneggianti e jazzistiche, il tutto però sapientemente decomposto e sezionato in modo da ottenere blocchi di suono magmatici e risonanti, dall'enorme impatto emotivo, anche "For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?" prosegue sulle stesse direttive.
Dall'altra parte dell'Atlantico era già uscito il disco manifesto della no-wave "No New York" (Antilles/Island, 1978), prodotto da Brian Eno, che aveva dato il "la" a tutto questo movimento new wave sperimentale, ma il Pop Gruop si spinse ancora oltre le indicazioni date dai Contortions e dai Dna. Mark Stewart, da sempre appassionato di reggae e affascinato dall'impeto del primo punk inglese, aveva appreso dal suo amico Adrian Sherwood (il futuro propietario della On-U Sound e, in seguito, famoso produttore discografico) la tecnica giamaicana del dub. Tale tecnica (che si basava su sovraincisioni in studio di vari effetti, echi, riverberi e dilatazioni ritmiche di un brano reggae già preesistente) si rivelò fondamentale nello stile artistico del Pop Group. Stewart pensò bene quindi di mettere a frutto tutte queste intuizioni, unendole a una forte carica politica e sovversiva (al limite dell'anarco-marxismo, nei testi e nei loro comunicati stampa anticapitalisti) e, da lì, nacquero i capolavori musicali del suo gruppo.
"For How Much Longer Do We Tolerate Mass Murder?" è innanzitutto un feroce atto di accusa contro tutte le guerre e tutti i massacri di massa dovuti alle dittature. La musica rispecchia fedelmente queste tematiche, dal potente funk abrasivo di "Forces Of Oppression", con le urla sconnesse di Stewart e le scordature chitarristiche di Gareth Sager, che si intersecano con degli spezzoni parlati tratti da dei telegiornali e sirene delle volanti della polizia, a quello minimale e ipnotico di "Feed The Hungry". "Blind Faith" è nel più classico stile free-funk dei Contortions, solo con una coda finale di un minimalismo di chiara derivazione Steve Reich. "How Much Longer" è il brano più sperimentale, con i tempi dilatati e dall'andamento completamente scoordinato, con un contorno di borboglii elettronici.
"There Are No Spectators" è un dub scurissimo alla King Tubby, mentre in "Communicate" pare di ascoltare Ornette Coleman che si sia dato alla no-wave. "Rob A Bank" (letteralmente, "deruba una banca") è invece l'anthem politico per eccellenza. Per qualche misterioso motivo, è stato omesso il breve ma eccellente brano proto-rap "One Out Of Many" (realizzato in collaborazione con i Last Poets), che poggiava le sue rime su una serie di scordature di pianoforte preparato (tra John Cage e Rip, Rig + Panic), e al suo posto è stato inserito il singolo "We Are All Prostitutes", dal testo esplicito e fin troppo emblematico (un grande brano punk-funk, ad ogni modo, qui bissato dalla relativamente più quieta "Justice").
A ridosso di questo secondo album, uscì nel giugno 1980, sempre per la Rough Trade/Y, il bootleg ufficializzato "We Are Time", ristampato nel 2014 dalla consueta Freaks R Us. Dopo di ciò, lo scioglimento del gruppo, con Mark Stewart impegnato in una illustre carriera solista (almeno fino a tutta la sua prima produzione su Mute) e poi il ricongiungimento recente, che ha dato come frutto "Citizen Zombie" (Freaks R Us, 2015), un'annacquata seppur dignitosa prova del loro funk-punk di un tempo, dovuta a una produzione troppo pulita di Paul Epworth, più un nuovo singolo diviso a metà con i neo-punkster Sleaford Mods.
Cavilli legali impediscono per ora alla Freaks R Us di ristampare pure "Y" (la Radar era una sussidiaria, anche se indipendente, della Wea, quindi di una major), ma tale disco è comunemente in catalogo presso la Rhino. Si consiglia di acquistare la stampa in vinile, che contiene i quattro poster in formato reale e non ridotti (sono ritagli di giornali e pamphlet politici), che pure sono stati inseriti nella versione in cd.
Celebre è rimasta poi la foto di copertina di André Kertész e tutto il patchwork che ne fa da contorno (anche se i Crass già pubblicavano dischi con tali tecniche grafiche spartane), cose che saranno prese come fonte d'ispirazione per molti dischi della Alternative Tentacles e della Earache (quelli dei Dead Kennedys e dei Napalm Death, specialmente).
Il mastering dona una maggiore dinamica complessiva, specialmente nelle frequenze medio-basse, anche se in certi punti risulta eccessivamente compressa (con gli alti un po' troppo "sparati").
23/02/2016