Luca Sigurtà

Grunge

2017 (Silken Tofu)
ambient, noise, experimental
7.5

Nel bel mezzo del tourbillon natalizio, proprio a cavallo tra 2017 e 2018, è uscito ufficialmente “Grunge”, il nuovo album di Luca Sigurtà, pubblicato in 300 copie in cd dalla belga Silken Tofu. Ascoltarlo per la prima volta nel tepore di un imbrunire ancora troppo prematuro, quello del 29 dicembre, avvolti in una coperta di ozio, drogati di cibo, alcol, convenevoli e serate interminabili, è un’esperienza straordinariamente disorientante. Riascoltarlo ancora e ancora nei giorni successivi non fa che corroborare la prima impressione.

Sull’onda trip-hop e downtempo di “Warm Glow”, inequivocabile spartiacque nella produzione ultra-quindicennale del musicista biellese, e con un occhio a tappe ragguardevoli come il raffinato isolazionismo ambient-drone di “Bliss”, il nuovo capitolo “Grunge”, che in copertina racconta di lunghi viaggi, notti vissute e letti sfatti, compone nelle sue otto tracce un ventaglio di atmosfere musicali differenti e ospiti d’eccezione. A elargire fluide distorsioni con la chitarra elettrica e ipnotici vocalizzi à-la Elizabeth Fraser in “Badlands” sono, infatti, Freddie e Chiara Lee, ovvero i Father Murphy, addosso ai quali il Nostro cuce su misura strati di polveroso beat e sinuose trame sintetiche, a cui si aggiungono rintocchi di campane tibetane perpetuati da Daniele Delogu. Compagno di viaggio nel progetto Luminance Ratio, Luca Mauri (già “Two Dead Bodies” e in forze a I/O e Kokoro Mayikibo) offre la sua sei corde nell’asfissiante traversata notturna di “June”, cadenzata da piatti metronomici e tenebrose evoluzioni elettroniche.

La voce di Francesca Amati (Amycanbe, Comaneci) amplifica la trasognatezza industrial di “Glimpse”, mentre la dark-chill-wave ammaliante di “Popskill” si avvale dei preziosi sintetizzatori di Paul Beauchamp (Almagest!, Blind Cave Salamander). “Koi” e le sue sonorità noir-noise inaugurano la seconda metà di “Grunge”, e aprono uno squarcio nell’universo ambiguo e stralunato di Boyd Rice anche grazie al rauco spoken word di Black Sifichi, che recita: “Il mondo piange, piange e scricchiola e si chiede perché... e il frigo è pieno di tutti questi cadaveri... Sono venuto da te. Sono venuto per te”. Senza soluzione di continuità, l’inquietudine raggiunge l’acme in “Sewed-Up” e nel ferale sermone declamato da G.W. Sok, ex-frontman degli Ex, sostenuto da droni mesmerici: “Oh Dio, dovresti saperlo che quello che mieti è ciò che hai seminato”.

Tra efferate linee di basso, raid sintetici al limite dell’harsh-noise e, per contrasto, affreschi ambient enfatizzati dall’evocativo violoncello di Matteo Bennici (già negli Squarcicatrici assieme, tra gli altri, ad Andrea Belfi), il dittico finale riporta alla mente un Trent Reznor dalla rinvigorita ispirazione (“Threshold”) e un’immaginaria collaborazione tra Mirt e Julia Kent (“Topanga”). Mutuando dal pop, dal dark e dall’elettronica, Sigurtà tesse in “Grunge” otto tele variopinte, percorse dal fil rouge del noise che si alterna a venature di malinconica astrazione dettate dall’ambient. L’attitudine trip-hop - musicale e non solo - fa il resto, regalandoci un album ricco di ospitate notevoli come nella migliore tradizione bristoliana.

18/01/2018

Tracklist

  1. Badlands
  2. June 
  3. Glimpse 
  4. Popskill 
  5. Koi 
  6. Sewed-up 
  7. Threshold 
  8. Topanga

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