È raffinata poesia, quella messa in musica da oltre vent'anni dai National, visioni malinconiche graffiate da quei sussulti che lasciano affiorare riferimenti post-punk coltivati in gioventù. Una gioventù affossata dal trascorrere del tempo, da relazioni andate in frantumi, da un forte senso di inadeguatezza, da un sottile male di vivere che sprofonda nell'alcool e nella solitudine di uno scenario metropolitano straniante. Se il nucleo sempre più affollato di detrattori li accusa di apparire monocordi, i cinque musicisti originari dell'Ohio rispondono escogitando mosse a sorpresa. Come quando nel 2007 si imposero all'attenzione internazionale con un album, "Boxer", e un singolo, "Mistaken For Strangers" che hanno fatto scuola negli anni Zero; come quando nel 2017 con "Sleep Well Beast" dimostrarono di saper contaminare la propria poetica con la contemporaneità dei suoni elettronici; come quando sono esplosi in mille direzioni soliste, spaziando fra colonne sonore, minimalismo da camera e adult songwriting; come quando sono divenuti collaboratori super contesi persino dalle star più acclamate, come Taylor Swift, che non potrà mai ringraziarli abbastanza per averle consentito di sdoganarsi e acquisire credibilità presso il circuito indie grazie alla doppietta "Folklore" / "Evermore", lasciapassare verso territori mai esplorati prima dall'attuale regina del pop americano.
Come quando, a soli cinque mesi da "First Two Pages Of Frankenstein", annunciano con appena un paio di giorni di preavviso l'arrivo di un nuovo album, il numero dieci di un'invidiabile discografia. Le due canzoni diffuse poche settimana prima, "Alphabet City" e "Space Invader", lasciavano presagire più che altro l'imminenza di una deluxe edition di "Frankenstein", e invece la bulimia compositiva dei cinque recapita sulle piattaforme di tutto il mondo un disco gemello, "Laugh Track", come le risate preregistrate utilizzate durante i programmi televisivi, disco ancor più esteso del precedente, con materiale quasi interamente concepito durante le medesime session, e una copertina che ne rafforza la specularità. A un primo ascolto, magari non troppo focalizzato, "Laugh Track" potrebbe essere percepito come l'ennesimo nuovo lavoro dei National di cui nessuno sentiva la necessità o l'urgenza di venire in possesso. Gli ingredienti sono confortevolmente impastati nella modalità a loro consueta, per dar vita a canzoni che tendono ad apparire come copia carbone di altre composte in passato, e in effetti brani come "Turn Off The House" o "Tour Manager", ma anche come la più vivace "Deep End", sembra di averli già ascoltati decine di volte nei precedenti lavori del gruppo.
Ma guardando meglio dentro queste dodici nuove composizioni, si scorgono non pochi elementi capaci di destare impressione. La nervosa coda strumentale di "Space Invader" (già la conoscevamo, ma immersa dentro "Laugh Track" trova ancor più senso), la smisurata eleganza di "Hornets", e ancor più, proprio a fine corsa, quasi a voler promettere inediti scenari futuri, gli oltre sette minuti più sorprendenti, racchiusi dentro "Smoke Detector", uno slancio dall'inequivocabile sapore alt-rock (post-punk ho preferito evitare di riscriverlo). Suoni che scuotono, finalmente, suoni uditi molto raramente dentro un pezzo dei National, che modificano in maniera sostanziale il significato dell'intero album. È stata l'ultima traccia composta per questo disco, scaturita da un sound check particolarmente proficuo e plasmata on the road durante il recente tour. L'esistenza di "Smoke Detector" ha dato senso all'obiettivo di raccogliere sotto lo stesso tetto quanto era rimasto inutilizzato dalle session di "Frankenstein", metterlo in bella forma senza smussarlo troppo, unirlo ai duetti con Rosanne Cash ("Crumble") e Phoebe Bridgers (la title track) e concedendo una nuova opportunità a "Weird Goodbyes", singolo in coppia con Bon Iver diffuso nell'estate del 2022. "Laugh Track" forma con "Frankenstein" un combo efficace, che non inquinerà le scalette del prossimo tour ma le renderà più imponderabili. Un eccesso di produzione rischia di inflazionare il mercato, è inevitabile, ma gli album ben fatti saranno sempre benvenuti...
20/09/2023