Pierre de Maere

Regarde-moi

2023 (Cinq 7)
french pop, synth-pop

Sceso come un meteorite nel panorama discografico francofono, il belga Pierre de Maere (pronunciato de mer) sta diventando una stella del pop contemporaneo nazionale dopo appena un paio d’anni dal debutto sulle scene. Appena ventenne, pubblica nel 2021 il singolo “Un jour je marirai en ange”, canzone che ad oggi vanta decine di milioni di visualizzazioni sulle principali piattaforme streaming, entrando nella top ten francese e belga, e venendo insignito del disco di diamante in Francia. Nel gennaio dell’anno successivo l’Ep “En jour”, modellato sin dal titolo attorno al singolo vincente, consacra la statura artistica e da interprete del cantautore grazie al culto venutosi a creare attorno a ballate tra trap ed electropop come “Regrets”, “Menteur” o “Lolita”.

 

A suggello della crescente importanza nella propria scena si sono prontamente levate accuse di nepotismo, secondo le quali de Maere dovrebbe la sua ascesa repentina al beneficio garantitogli dalle conoscenze genitoriali. I sospetti sono stati ripetutamente respinti dall’interessato, più volte autodefinitosi "figlio di nessuno" e attribuendo il motivo del suo successo alla squadra di persone che ne curano gli aspetti d’immagine e di esposizione al pubblico. In effetti, i signori de Maere non svolgono mestieri strettamente legati al mondo dello spettacolo e sebbene la loro condizione di alta borghesia possa aver in qualche modo favorito il figlio musicista, ciò che più conta è constatare come simili illazioni tradiscano una malcelata forma di invidia verso una proposta così solida, rilevante e sorprendentemente matura, proveniente per giunta da un ragazzo non ancora ventiduenne. Sì, perché de Maere non è solamente il bel volto spendibile da uno stuolo di produttori che ne curano ogni dettaglio artistico, ma è lui stesso autore o come minimo co-autore di ogni canzone pubblicata.

In effetti ciò che salta immediatamente all’orecchio all’ascolto di “Regarde Moi”, suo primo album pubblicato nel gennaio di questo’anno, è una chiara unità di intenti poetici ed estetici. Quasi tutto il disco si muove tra un impianto di songwriting certamente in continuità con il connazionale Stromae, ripetutamente idolatrato nelle interviste, ma allontanato dalle radici folk breliane per lambire decisamente più da vicino territori synth/electropop o synthwave, con alcune variazioni.
La continuità con l’autore delle varie “Alors on danse” o “Tous le mêmes” emerge sin dall’iniziale “Les ouiseaux”: nonostante la quasi totale assenza di un accompagnamento ritmico (l’unica traccia di una batteria è la cassa elettronica che si inserisce in concomitanza con la seconda strofa e rimane per meno di un minuto), la canzone riesce a costruire una tensione drammatica notevole, dispiegando uno stuolo di suoni da tastiera o da computer, che spaziano dall’organo iniziale e finale, a campionamenti vocali, pad, arpeggiatori in sedicesimi, sirene da club. Il testo descrive lo straziante resoconto emotivo di un soldato aggrappato al pensiero del suo amore lontano mentre attorno è circondato da esplosioni e morte.

Di tutt’altro umore è la successiva “Enfant de”, uptempo in tonalità di Si maggiore paradigmatico dello stile vocale adottato senza eccezioni in tutto il disco: l’andirivieni di sussurri, falsetti, striduli glam che mostrano una certa abilità nel saper utilizzare in maniera espressiva i punti di rottura della voce fornisce alla gioiosa base un afflato dandystico curiosamente non molto distante da quello dell'inglese Patrick Wolf (in special modo alla sua “The Magic Position”). Particolarmente apprezzabile sotto il profilo della scrittura è poi la coesistenza melodica dei due ritornelli nella coda finale.
Il rifiuto della sciatteria vocale tipica di molta musica di derivazione urban o trap, che in Italia ad esempio ha pressoché contaminato ogni falda del mainstream e non solo (si pensi al fenomeno del "corsivo" su tutti) in favore di una pronuncia pulita, è senz’altro uno degli elementi più iconoclasti della proposta contenuta in “Regarde-moi”. Del resto, il novello Jacques Duntronc che si può osservare intento a sfogliare riviste e bere un cocktail sornione su una sedia a sdraio nel videoclip di “Romeo” non può permettersi certo simili scivolate di stile.

La sbruffonaggine e l’esibizionismo dandy raggiungono forse il loro apice nella title track: “Immaginami/ fare il mio numero/ Ho fatto vergognare questi signori”, “Stanotte mi spoglio e provo/ Sono paralizzato/ Tu vuoi la mia morte/ Fai girare l’Hennessy/ Guardarmi, guardami”. Sebbene de Maere si sia ufficialmente dichiarato omosessuale, nel corso del disco non viene resa una dichiarazione d’intenti militante LGBTQ, lasciando a basi come questa, una narcolettica ed estatica litania tra trap e synth-pop, un grado di fluidità e ambiguità erotica sottilmente perverse.

Tra le influenze dichiarate dal belga, figurano in varie interviste nomi quali Lady Gaga o Lil Nas X: la verità è che la produzione, curata per lo più dal fratello Xavier de Maere presenta una raffinatezza arty difficilmente separabile dalla cultura europea. “J’aime ta violence”, ad esempio, sospinta da un tempo ternario, è contornata da delicati sintetizzatori che riportano alla mente la diva francese Myléne Farmer nei suoi momenti più intimisti, “Évidemment” è una sorta di rivisitazione electro di alcune delle pagine di “Mauvais Ordre”, l’ultimo album di Lomepal, uno degli autori più rispettati nella Francia contemporanea, “Les animaux” e “Mercredi” sono rispettivamente cavalcata electro house e uptempo synthwave contraddistinte dai suoni dell’underground elettronico francese dell’ultimo decennio (Carpenter Brut, Perturbator, College), nonché da arrangiamenti efficaci e misurati al dettaglio (si pensi alle frasi di sintetizzatore per semitoni che chiudono ogni frase del ritornello in “Mercredi”). Menzione a sé meritano poi “Bel-Ami”, ballata synth-pop dall’incedere marcatamente swingato i cui ricercati giochi di metrica nel testo (sghemba nelle strofe, all’unisono con la tastiera nel ritornello) dipingono un’atmosfera degna del miglior Troye Sivan e la già citata “Un jour je marirai en ange”. Quest’ultima è un r&b che non disdegna un arrangiamento un po’ più acustico rispetto al resto della scaletta, tra piano elettrico, chitarre acustiche e delicate elettriche in palm muting; l'utilizzo di slittamenti nella risoluzione della progressione armonica (il passaggio da Re a Re bemolle anziché direttamente a Sol minore) è palcoscenico tensivo perfetto per l’interpretazione estrosa del cantante.

 

“Un jour…” rimane ad oggi l’unica canzone veramente virale di de Maere, trainata dall’ormai inevitabile quanto a parere di chi vi scrive esiziale spinta di TikTok: il restante repertorio ha ottenuto riscontri buoni, ma ampiamente inferiori, a testimonianza di una proposta più intimamente elitaria di quanto si possa pensare.

02/05/2023

Tracklist

  1. Les oiseaux
  2. Enfant de
  3. Roméo
  4. Bel-Ami
  5. Regarde-moi
  6. J'aime ta violence
  7. Les animaux
  8. Un jour je marirai un ange
  9. Mercredi
  10. Ta mére est folle
  11. Jour -3
  12. Évidemment