CCCP - Fedeli alla linea - Altro che nuovo nuovo

2024 (Virgin Music)
punk

Non sono una pratica evasa
Non sono una vertenza chiusa
Non sono un vicolo cieco
Un pozzo senza fondo
Sono come tu mi vuoi
Chi ha potuto assistere o assisterà (chiude il prossimo 10 marzo) alla mostra "Felicitazioni! - CCCP Fedeli alla linea 1984-2024" in quel di Reggio Emilia, dove si ripercorrono i fasti di una delle esperienze più interessanti concepite dalla musica italiana, si sarà certamente imbattuto in una teca all'interno della quale è conservato un nastro Ampex da un ¼ di pollice avvolto in un involucro esterno sdrucito dalle scorribande sofferte nei tanti trascorsi decenni. Sull'etichetta sono restituite alcune coordinate geo-temporali: 03/06/1983, Reggio Emilia, Palestra del Circolo ARCI Galileo. Il reperto fonografico documenta quello che ragionevolmente dovrebbe essere stato il primo concerto, in assoluto, dei CCCP.
La formazione che si esibì in quel contesto non era ancora quella definitiva.

Annarella e Fatur entrarono nella line-up solo l'anno successivo, in luogo di Agostino "Zeo" Giudici (batteria), il fratello di Annarella, e Umberto Negri (basso). Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, padri putativi del progetto nato in quel di Berlino nel 1981, erano già in prima linea, o meglio, fedeli alla linea: "Der Linie Treu", come disse all'epoca, in risposta allo stesso Massimo, uno stentoreo doganiere dell'ex-BRD al quale egli riferì quale fosse l'acronimo identificativo del loro gruppo. Una definizione che piacque così tanto ai due da spingerli a collocarla nella posizione che tutti conosciamo.
Quel polveroso nastro sbucato chissà da dove è ora diventato un disco live intitolato "Altro che nuovo nuovo", ma non prima di aver vissuto ulteriori peripezie. Scartato da un primo laboratorio perché ritenuto irrecuperabile, è stato poi manipolato e sezionato da un altro studio di registrazione che, con somma sorpresa di tutti, è riuscito nel miracolo: riportare in vita e, viste le premesse, anche con buona qualità, un'attestazione storica di importanza molto più ampia di quanto si possa ragionare leggendo queste fredde righe.

La prima cosa che emerge dalla scaletta datata 1983 - quindi addirittura precedente al primo singolo della band nel 1984 ("Ortodossia") - è che sedici dei diciotto brani presenti (sui due inediti approfondiremo dopo) comporranno larga parte del materiale che verrà poi distribuito dai CCCP tra il 1984 e il 1986.
Esso non va solo a (quasi) completare i vari Ep e singoli poi diffusi nei due anni successivi, ma anche a formare l'album d'esordio del 1986 "Affinità-Divergenze..." e parzialmente persino "Socialismo e barbarie" del 1987, per giungere in un caso addirittura fino al 1989, quando in "Canzoni preghiere e danze..." vide la luce quella "B.B.B." che altro non è che una versione remiscelata (così amavano indicare proprio Ferretti e compagni) di quella "Sexy Soviet" che troviamo nella tracklist di questa primordiale testimonianza sonora.
In poche parole, i CCCP stavano dimostrando ai fortunati e ovviamente ignari astanti di quel concerto di essere già in possesso di una massiccia porzione del materiale che progressivamente, e per un buon numero di anni, avrebbe completato il loro seminale messaggio autodefinito punk cattolico filo-sovietico e musica melodica emiliana, un ossimoro per molti, ma non per chi conosce o prima o poi conoscerà a fondo il mondo CCCP. Il punk per loro significa mettere al centro l'essere umano e l'anima di chi suona.

La scaletta prevede alcune perle che poi diverranno delle vere e proprie pietre miliari del loro percorso: da "Live in Pankow" a "Punk Islam", da "Militanz" a "Tu menti" e "Mi ami?", per non dimenticare l'omonima "CCCP", "Sono come tu mi vuoi" e l'illustre "Emilia paranoica", in questa versione ancor più ipnotica e dilatata rispetto all'adattamento già noto, o la spigolosa cover dei DAF "Kebab Träume".
I testi e gli arrangiamenti qui pubblicati risultano in numerosi casi, come naturale, differenti da ciò che verrà poi inciso nei dischi ufficiali, frutto di rimaneggiamenti e aggiunte che nei mesi/anni successivi plasmeranno il prodotto definitivo. La voce di Ferretti appare più acerba, adolescenziale, sempre affascinante, ficcante e non meno insinuante. La chitarra di Zamboni, le ritmiche di Zeo e di Negri sono scarne e affilate, non solo a causa della qualità della registrazione e come solo un appuntamento punk di quell'epoca poteva elargire.
Si accennava poi ad alcuni inediti. Sono esattamente due, due e mezzo, se consideriamo la quasi totale diversità di "Sexy Soviet" (accusatoria fino nel più piccolo mitocondrio) rispetto alla già citata "B.B.B.", più vicina a fragranze new wave.

Le vere e proprie esclusive sono rappresentate da "Onde", utilizzata come sottofondo al percorso della mostra, e "Oi Oi Oi", due episodi d'impatto, di alto livello comunicativo, che non avrebbero affatto sfigurato in qualsiasi uscita ufficiale: "I sogni del mattino/ Non hanno l'oro in bocca/ I sogni del mattino/ Non hanno in bocca l'oro/ I sogni sono schiuma".
A quest'uscita discografica seguono a stretto giro alcune performance live - tutte andate sold-out in tempo zero - che il 24, il 25 e il 26 febbraio vedranno la ricomposta formazione emiliana esibirsi all'Astra Kulturhaus di Berlino in un breve tour intitolato "CCCP in DDDR", dove la D aggiunta alla canonica sigla DDR sta acutamente per Dismantled.

I detrattori sostengono da sempre che i CCCP siano esplosi quando nel resto del mondo il punk era già defunto da un pezzo, quindi arrivati tardi all'appuntamento; gli estimatori, al contrario, ritengono che il loro processo culturale e procedurale, ancor prima che quello musicale, sia qualcosa di inedito e di avanguardistico rispetto alle canoniche dinamiche emerse negli anni 80, che si è poi evoluto col passare del tempo, tenendo conto di ciò che di sociale, politico ed etico, stava accadendo nei loro dintorni.
D'altra parte, riprendendo uno spicchio del testo di uno dei due inediti, erano proprio Zamboni, Ferretti & C. che in "Oi Oi Oi" affermavano: "Siamo arrivati tardi/ O forse troppo presto/ Comunque il nostro tempo/ Non assomiglia al vostro".
È insindacabile che il progetto CCCP abbia influito pesantemente su tutta la scena alternativa italiana e per certi versi anche su quella cantautorale poi estesa negli anni a venire. Vederli nuovamente in piena forma riportare in auge il loro metodo e il loro pensiero non può che essere una buona notizia per tutto il movimento indipendente italiano.
Terrei temporaneamente in stand-by chi intravvede in tutte queste nuove operazioni solo delle mere questioni commerciali (la mostra, la raccolta di successi, i concerti, il disco live inedito, i libri, il tour estivo). I CCCP compiono quarant'anni, sicuramente non contigui, ma sono ancora tutti lì, decisamente arzilli, in continua contraddizione con la classica direzione dei fatti. La loro è una dottrina trasversale, di controcultura, che va oltre la comunque innegabile estrazione politica sinistrorsa. Ferretti è sempre stato un cultore del cattivo gusto, ha sempre amato verificare l'odio che si cela negli altri e ha sempre sostenuto che la loro radice filo-sovietica è stata innescata dall'essere nati in territorio occidentale. Se fossero nati in Russia, sarebbero andati in giro con la Coca-Cola e vestiti come Sylvester Stallone, e questo non ha nulla a che vedere con la profonda e opposta trasformazione ideologica che lo stesso autore emiliano ha poi registrato negli anni successivi.

"Altro che nuovo nuovo". Invece di presentare un album di inediti (potrei essere clamorosamente smentito nel prossimo futuro) i CCCP tornano oggi a regalarci il passato, anzi, il trapassato remoto, quando il loro verbo non esisteva ancora se non per pochi intimi che bazzicavano l'area del reggiano.
Ci propongono il documento del loro primo concerto in assoluto, coerenti con la loro ideologia, quella che in tutte le varie evoluzioni perpetrate (artistiche e non), compresa la fase CSI e PGR, ha puntualmente cercato di ritrovare il senso dell'esistenza ripercorrendo i passi che ne avevano contraddistinto l'origine, dimostrando, per l'ennesima volta, che per guardare avanti è necessario voltarsi indietro e anche l'imminente mini-tour di Berlino, laddove si è generato tutto, ne è un'ulteriore conferma.
È logico ritenere che questa nuova divulgazione discografica non possa aggiungere nulla di eclatante alla granitica sequela a tutti nota. Essa è fondamentale, innanzitutto, per augurare lunga vita ai ritrovati CCCP e che possano restare sempre fedeli alla loro linea artistica e comunicativa.

24/02/2024

Tracklist

  1. Live In Pankow
  2. Punk Islam
  3. Sexy Soviet
  4. Militanz
  5. Onde
  6. Stati Di Agitazione
  7. Trafitto
  8. Kebab Träume
  9. Manifesto
  10. Valium Tavor Serenase
  11. Tu Menti
  12. Mi Ami?
  13. Morire
  14. CCCP
  15. Noia
  16. Sono Come Tu Mi Vuoi
  17. Emilia Paranoica
  18. Oi Oi Oi

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