Kneecap - Fine Art

2024 (Heavenly Recordings)
grime, uk hip-hop

I Kneecap da Belfast sono Móglaí Bap, Mo Chara e DJ Próvaí, i primi due alle voci - storti e proclamanti - e il terzo a ordire basi perfette per scioglilingua ubriachi e rivoltosi. Ironia e irriverenza in salsa rap-punk trovano così una spinta efficace e imprevedibile: treni tech-house, frazioni di folk stradaiolo, taglienti beat post-dubstep. E, di quando in quando, anche ristoro in avvolgenti parentesi etniche che ricordano il lavoro indimenticabile della Asian Dub Foundation.
Imprendibile, secca e fantasiosa: questa la formula di "Fine Art", uno degli esordi hip-hop più entusiasmanti degli ultimi anni da parte di uno scalmanato trio irlandese; abbiamo dovuto aspettare il 2024, ma è da ben 5 anni che i tre teppisti infiammano i festival, fanno incavolare i politici locali, e adunano proseliti bisognosi di una voce per il loro malcontento - o semplicemente vogliosi di usare il malcontento come propellente per feste indimenticabili.

Non ci sono molte affinità col rap americano, in “Fine Art”, mentre è il sempre più accattivante Uk rap il germe contaminante, attraverso la versatilità ragliante di Slowthai o la memoria del grime sfacciato di Dizzee Rascal nei versi sparati su beat techno delle lanciatissime “Parful” e “Rhino Ket”. Ma la recente storia musicale delle Isole Britanniche informa tutto il disco in maniera ancora più pervasiva. In “I’m Flush” torna in scena la carica ritmica drum’n’bass, vera progenitrice di ogni successiva cultura dance d’oltremanica, e non è difficile per chi ricorda i serratissimi uno-due vocali di Virus Syndicate o Foreign Beggars/I Am Legion trovare nuove ragioni di eccitazione fra le rime poliglotte di "Sick In The Head":

I prayed to the devil, let me be rich instead,
He said "You'll no longer be skint but you'll be sick in the head
Ní bheidh tú riamh sna sráideanna ach agatsa, beidh fadhbanna
You want this for náideanna sa bhreis when you're paid?"
Yes! "You're a mad cunt Mo Chara"

Ho pregato il diavolo, lasciami essere ricco invece,
Ha detto "Non sarai più al verde ma sarai malato di testa
Non sarai mai per strada ma ci saranno problemi per te
Vuoi questo per qualche spicciolo extra quando sarai pagato?" Sì!
"Sei un pazzo, Mo Chara"

L’Irlanda, una nazione che negli ultimi anni fa sempre più scena, transgenerazionale e trans-genere, offre al trio due lingue - inglese e gaelico - e un solido supporto vocale, nei nomi di Radie Peat dei Lankum e di prezzemolino Grian Chatten (Fontaines D.C.). La prima irradia aure esoteriche e silvane nella mesmerica traccia di apertura “3Cag”, mentre il secondo, con la sua cantilena post-post-punk, offre il giusto contraltare ai rap infuocati della microhit “Better Way To Leave” (un milione e rotti di streaming su Spotify). Non manca, però, una sortita nella Perfida Albione, quando “Harrow Road” traghetta gli scugnizzi di là dal soft border del Mar d’Irlanda, a West London in quel di Ladbroke Grove, per incontrare il vocione avvelenato del rapper Jelani Blackman.

La commistione senza vincoli, d’altra parte, è la più evidente cifra stilistica dei Kneecap. Nella title track “Fine Art”, e in "Love Making", si incontrano sinuosi echi di halftime e house 2-steppante grezza e sintetica. “I bhFiacha Linne” (“Nei nostri debiti”) frigge un acidissimo e inconfondibile sample di “Cübik” degli 808 State con una pioggia di sub-bass e sferzanti intromissioni plunder-pop modello M.I.A. in “Paper Planes”. E a fare da propellente alla cantilena druidica di “Drug Dealin Pagans” che cosa c’è? Per quel che se ne può cogliere, pare un mix di secchi colpi sincopati, bouzouki e flauti assortiti:

Bímse ag crochadh thart le Druids
Powder paraphernalia and fluids
Tine cnámha, amharc suas
Ar an Ghealach, is déan fuaim

Sto gironzolando con i Druidi
Polveri, paraphernalia e liquidi
Fuoco di ossa, guarda in alto
Alla Luna, e fai un suono
In coda a tutti gli altri brani giunge infine “Way Too Much”, che fra pad atmosferici, accordoni di pianoforte funky-soul e sontuose aperture corali crea ancora un nuovo mood, uno sprazzo solare in chiusura a un album altrimenti dominato dalla tensione. Un’ultima metamorfosi, insomma, che riassestando l’umore spinge l’ascoltatore alla più naturale conclusione dei trentotto circa minuti di ascolto: replay.

01/07/2024

Tracklist

  1. 3CAG
  2. Fine Art
  3. Interlude: Making Headlines
  4. I bhFiacha Linne
  5. Interlude: Never Gets A Round
  6. I'm Flush
  7. Interlude: State Of Ya
  8. Better Way To Live
  9. Sick In The Head
  10. Love Making
  11. Interlude: Amhrán Na Scadán
  12. Drug Dealin Pagans
  13. Interlude: KNEECAP Chaps
  14. Harrow Road
  15. Parful
  16. Rhino Ket
  17. Interlude: Last Orders
  18. Way Too Much

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