La Cavea dell'Auditorium Parco della Musica di Roma è una location cara ai National. Vi suonarono nell'estate del 2013, e ne restarono così colpiti da volerci ritornare l'anno successivo, e poi di nuovo nel 2024, il 3 giugno, occasione nella quale la band statunitense ha deciso persino di registrare l'intero set con l'obiettivo di trarne un disco dal vivo, il suo migliore finora, intitolato per l'appunto alla città eterna: "Rome". Grazie per aver utilizzato la nostra capitale come biglietto da visita per il mondo, ma il rischio concreto in un'operazione di questo tipo risiede nel fatto che il solo audio potrebbe non riuscire a catturare la vera essenza live di una band come i National. In particolare, la "colta follia" messa in scena ogni sera da Matt Berninger, crooner ben più "scomposto" di quanto il sound del gruppo possa far oggettivamente immaginare, il peggior incubo possibile per gli assistenti di palco, costretti a seguirlo ovunque in giro per la platea, srotolando chilometri di cavo (la non impeccabile prestazione vocale dipende in alcuni casi proprio dalle peripezie compiute durante lo show).
E invece "Rome" quell'energia la cattura eccome, grazie a un'esibizione decisamente vibrante e a chitarre che "bucano" molto più di quanto accade nelle loro performance in studio. Basti l'ascolto di "Tropic Morning News", di "Lit Up", oppure della rabbiosa "Smoke Detector" per comprendere quanto i fratelli Dessner (fra una colonna sonora, un'esplorazione di modern classic minimalista e un nuovo spunto da condividere con la Swift) spingano sulle rispettive sei corde e aumentino il gain dei distorsori in modo da creare un suono ben più ruvido, ben più "rock" del solito. Non ero presente il 3 giugno 2024 in Auditorium, ma ho assistito alla prima europea del tour, due giorni prima, con la band protagonista nel main stage del Primavera Sound Festival di Barcellona. Anche in quel contesto dispersivo fu evidente quanto le chitarre finalmente risultassero grandi protagoniste nel suono complessivo della formazione americana. Con in più il contrappunto dei fiati (suonati da Ben Lanz e Kyle Resnick) e una sezione ritmica (la premiata ditta Devendorf) come sempre al servizio dei tre membri più celebrati del team.
Tutto questo in "Rome" risulta perfettamente "visibile", un oggetto che si presenta come uno dei numerosi possibili best of del gruppo, con una sequenza di canzoni molto amate dai fan ("Don't Swallow The Cap", "Bloodbuzz Ohio", "Graceless") alternate agli estratti dai due album pubblicati nel corso del 2023, "First Two Pages Of Frankenstein" e "Laugh Track", che guadagnano non poco nella trasposizione live. Resta fuori qualche traccia eseguita durante la serata romana, ma "Conversation 16", "Deep End", "Day I Die", "Space Invader" e "About Today" sono incluse in una special edition riservata al fan club. Elettricità e introversione si susseguono senza sosta, fra un sorso di vino e un cartello anti-Meloni e, come nella migliore delle tradizioni, l'epilogo è affidato al classicone "Vanderlyle Crybaby Geeks", intonato all'unisono dal pubblico e dalla band non microfonata, che accompagna con la sola strumentazione acustica. Sono gli ultimi brividi, giunti dopo la pazza rincorsa di "Mr. November" e le spire avvolgenti di "Terrible Love". Sono le note conclusive di "Rome", l'istantanea catturata all'interno di un luogo magico, dove i National torneranno sicuramente a suonare in futuro.
10/01/2025