Silence. It flashed from the woodwork and the walls; it smote him with an awful, total power, as if generated by a vast mill. It rose from the floor, up out of the tattered gray wall-to-wall carpeting
(Philip K. Dick, “Do Androids Dream Of Electric Sheep?”, 1968)
Rispettare aspettative alte da parte di fan e critica dopo due capitoli osannatissimi non è mai una passeggiata, e i prolifici Bdrmm, giunti al terzo giro di boa con “Microtonic”, lo sanno molto bene. Dagli esordi di successo in piena pandemia su Sonic Cathedral con “Bedroom”, al passaggio alla Rock Action con “I Don’t Know”, i Nostri scelgono di mantenere saldo il loro rapporto con la label dei Mogwai e l'ormai fido producer Alex Greaves, ampliando il ventaglio di sonorità a disposizione verso lidi dance e in zona indietronica, rispetto alla potente e rumorosa matrice shoegaze di partenza.
In materia di tematiche, sono le ansie quotidiane personali e a livello politico e sociale a tenere banco, in un clima distopico che guarda a romanzi come “Do Androids Dream of Electric Sheep?” di Philip K. Dick (il libro che ha ispirato il film "Blade Runner") e simili, dettaglio specificato da Joe Vickers in sede d’intervista, così come a serie in stile "Black Mirror", il tutto condito da sprazzi di atmosfere lynchiane fuori dallo spazio e dal tempo.
Il nuovo capitolo del gruppo di Hull prende le mosse dai campionamenti di batteria che sostengono le atmosfere dance cupe e i vezzi space di “goit”, realizzata in collaborazione con Syd Minsky-Sargeant dei Working Men's Club, valida anticamera delle pulsazioni del pezzo focale, per liriche e sound, “John On The Ceiling”. All’interno della contemplativa e sconfinata “Infinity Peaking” a incontrarsi sono post-rock, shoegaze ed echi di fine anni Novanta in zona Spiritualized, un mood che in parte rimanda anche al validissimo esordio dei Junodream, “Pools Of Colour” (2024), mentre gli spasmi vitali di “Snares” tornano in territori dance-elettronici.
Si rallenta con la sognante “In The Electric Field”, che imbrocca una direzione trip-hop e vede protagonista la voce soave di Olivesque dei Nightbus, sfociando in una coda ambientosa e fungendo da spartiacque a metà disco con il silenzio catartico della strumentale “Microtonic”.
Tornano gli anni Novanta del trip-hop dei Massive Attack e del big beat dei Chemical Brothers, intrecciati tra i barlumi e i campionamenti della kafkiana (non è una battuta del mitico trio comico che tutti conosciamo, la traccia trarrebbe ispirazione proprio da “Le metamorfosi”) “Clarkycat”, proseguendo con gli archi sintetici del sensibile crescendo efficace di “Sat In The Heat”, altro highlight non indifferente dell’opera.
La chiusura è lasciata a “Lake Disappointment”, che pone al centro l’operato sperimentale di Thom Yorke con Radiohead e affini, e al mantra ossessivo dell’ipnotica “The Noose”.
La sinuosa evoluzione elettronica di “Microtonic” aggiunge un tassello importantissimo nel già ricco carnet offerto dai Bdrmm, il tutto senza perdere totalmente il contatto con le radici dream-pop e shoegaze, aprendo loro nuove possibilità. A fronte di ciò, il passaggio più interessante sarà senz’altro quello che vedrà coesistere in ambito live il vecchio repertorio e il nuovo all’interno della stessa setlist.
24/03/2025