In questa puntata ci occupiamo dei Butthole Surfers, una delle band più leggendarie e oltraggiose uscite dal sottosuolo del rock indipendente americano degli anni Ottanta. Per approfondire la loro parabola, sempre in bilico tra tragedia e sberleffo, Ondarock si è rivolta a Carlo Bordone, giornalista e critico musicale de "Il Mucchio Selvaggio" e "Il Mucchio Extra", che recentemente ha curato, per la casa editrice Arcana, l'edizione di "American Indie: 1981-1991. Dieci anni di rock underground", traduzione italiana della bibbia dell'indie-rock americano "Our Band Could Be Your Life" di Michael Azerrad.
Nella monografia dedicata da OndaRock ai Butthole Surfers ho scritto: " I Butthole Surfers non esprimono lamenti di sofferenza o di rabbia, come succede per esempio ai musicisti blues, a quelli hardcore o a certi esponenti del cantautorato più intimista; consci dell'ineluttabilità del dolore, essi ne ridono. Ma l'aspetto comico e divertente della loro musica è talmente ben amalgamato con quello emozionale e filosofico che risulta difficile capire quando stanno facendo sul serio e quando, invece, stanno solo prendendo per il culo il mondo intero. ". Personalmente ho sempre avvertito nelle loro canzoni un senso di tragedia imminente e la voglia di esorcizzare il dolore con le armi dell'ironia, del paradosso e della provocazione. Quello che mi chiedo, da ammiratore dei Butthole Surfers, è se questa percezione della loro musica è comune ad altri estimatori del gruppo di San Antonio o se si tratta, invece, di elucubrazioni del tutto personali. Insomma, la prima cosa che ti chiedo è: i Butthole Surfers ci sono o ci fanno? Vogliono solo divertirsi e farci divertire o dietro la loro musica c'è qualcosa di più profondo?
Concordo con la tua descrizione, che trovo molto acuta e mi pare colga bene quella apparente antinomia (in realtà una sintesi perfettamente risolta) che risiede nella musica - e pure, perché no?, nello stile di vita: in fondo la loro stessa esistenza era una performance...- dei Butthole Surfers. Dramma e comicità, serietà e cialtronaggine, senso del tragico e senso del ridicolo: in loro gli opposti si amalgamano quasi perfettamente. L'unicità dei Butthole Surfers sta tutto in quel "quasi", che è anche ciò che me li rende più simpatici di tanti altri "provocatori" o presunti tali. Non c'è il distacco dell'intelligenza e il cinismo del sarcasmo- in fondo, per certi versi erano davvero degli idiot savant - ma neanche l'incomunicabilità del folle. Non sono né Zappa né Wesley Willis, insomma, semmai un misto di entrambi. E la cosa bella è che neanche se ne rendevano conto.
I Butthole Surfers sono solitamente citati come uno dei gruppi di punta della scena hardcore americana sorta negli anni Ottanta. In realtà, non si può parlare di loro come un gruppo hardcore vero e proprio. Certamente gli ambienti e i locali frequentati, le etichette per cui hanno pubblicato (l'Alternative Tentacles e la Touch & Go), il giro di conoscenze e l'humus culturale erano gli stessi di quelli di molte band hardcore, però lo stile dei Butthole Surfers è meno austero e più libero: psichedelia, noise, rock sperimentale. Quali sono i gruppi che secondo te hanno influenzato maggiormente Gibby Haynes, Paul Leary e King Koffee?
Di hardcore in senso stretto i Butthole Surfers avevano pochissimo, per non dire niente. Né musicalmente né filosoficamente. Ne condividevano semplicemente quelle che un po' pomposamente si potrebbero definire le "infrastrutture". Il giro era quello, ma è comunque divertente immaginarseli al cospetto di uno Ian MacKaye. Probabilmente si sarebbero sbranati reciprocamente, o lo avrebbero portato all'esaurimento nervoso. Poi magari si conoscevano e si rispettavano, questo non lo so, ma di sicuro i Buttholes erano quanto di più distante potesse esserci, in ambito underground, dalla seriosità militante di certo hardcore. Le vere radici della band affondano, come loro stessi hanno dichiarato, nella psichedelia più free degli anni Sessanta, da Captain Beefheart e i Red Crayola in giù. Rimanendo in quell'ambito, personalmente li ho sempre associati a gruppi di fuori di testa musicalmente inetti come i Godz, a sbandati del folk come gli Holy Modal Rounders e a gruppi a metà strada tra cabaret e musica quali i Fugs o la Bonzo Dog Band (quest'ultima, però, non credo che l'avessero ascoltata). E poi, beh, c'erano sempre gli idoli di Paul Leary: i Grand Funk Railroad!
Haynes e Leary, difficile a credersi, erano degli studenti di economia. Si presuppone quindi che il loro background culturale fosse molto distante dall'universo delle accademie d'arte a cui, invece, molti protagonisti del post-punk erano molto legati. Da dove deriva dunque la loro formula arty? Possiamo considerarla come un prodotto istintivo e selvaggio scevro da quegli intellettualismi che invece rendono più "freddi" gli sperimentalismi dei gruppi new wave?
Sì, credo che il loro approccio fosse tutto tranne che mediato da riflessioni e letture. Quello dei Butthole Surfers non mi è mai sembrato uno statement artistico consapevole, e qui torniamo all'argomento della prima domanda. Bisogna anche dire che in quegli anni era ancora forte l'influenza dell'arte performativa, con la quale sicuramente Haynes e Leary erano entrati in contatto e che qualche intuizione deve avergliela fornita. Del resto, non è un caso se qualcuno decide di chiamarsi Pere Ubu (per dire) e qualcun altro Butthole Surfers...
Negli anni Ottanta la scena musicale di San Antonio poteva contare su altri gruppi che hanno avuto minor fortuna dei nostri amati surfisti. Uno su tutti: i Marching Plague di Keith Rumbo. Cosa si sa di loro? E quali altri gruppi texani dell'epoca consiglieresti di "provare" a un fan dei Butthole Surfers?
Ammetto sinceramente di non aver mai sentito questi Marching Plague. La musica texana che ascoltavo all'epoca, Butthole Surfers a parte, era molto più tradizionale, vale a dire band chitarristiche come i Reivers/Zeitgeist, i True Believers, i Wild Seeds o - un gradino più su, come ispirazione - i grandi Texas Instruments. Associo più facilmente i Butthole Surfers ad altri stati, per esempio l'Arizona dei Meat Puppets.
Arrivati a metà strada del nostro percorso, non posso non chiederti un giudizio storico sui Butthole Surfers, anche perché nel listone dei 500 dischi fondamentali del rock compilato dal Mucchio Extra, a cui tu stesso hai dato un importante contributo, non è presente nessun titolo del loro ampio catalogo. Premesso che nella stesura di testi del genere, dei sacrifici si debbono pur fare, e dato per scontato che i listoni non possono mai essere completamente esaustivi, se potessi riscrivere da solo quella lista, quale lavoro dei Butthole Surfers inseriresti e perché?
È vero, nei 500 dischi di Extra non ci sono, anche se li abbiamo recuperati qualche anno dopo nei 100 dischi "davvero singolari" (qualunque cosa questo voglia dire). Potrebbe essere stata semplice dimenticanza, ma credo abbia pesato invece una valutazione per quanto possibile "oggettiva". Le classifiche di Extra erano ordinate per decenni, e negli 80 come puoi ben immaginare la concorrenza era varia, numerosa e spietata. D'altra parte, queste liste risentono anche del periodo in cui vengono stilate: magari certi gruppi sono penalizzati dal fatto che non si parla di loro da un po' di tempo, che non ci siano ristampe in giro o che nessuno li citi come influenze. Al di là del discorso, sempre un po' limitativo, delle classifiche e dei listoni, sull'importanza storica dei Butthole Surfers si può dibattere tranquillamente. Per come la vedo io, sono stati molto più di una curiosità d'epoca e di una band eccentrica, ma qualcosa di meno di un gruppo davvero fondamentale. Probabilmente persino loro avrebbero orrore a definirsi tali. Il mio disco preferito è Hairway To Steven, e a un'incollatura c'è Locust Abortion Technician. Sono i due album che mediano al meglio provocazione e ascoltabilità, e se avessi dovuto metterli in quella famigerata lista avrei scelto uno di questi due. Con preferenza per il primo.
Nella seconda metà degli anni Ottanta i Butthole Surfers iniziarono timidamente a farsi conoscere anche presso un pubblico più vasto. "Locust Abortion Techinician" ottenne buoni riscontri di vendite e Mtv iniziò a passare i loro video. Era il 1987 e l'effetto grunge dei Nirvana avrebbe sconvolto da lì a poco le leggi del mercato. In questo passaggio delicato dell'indie-rock americano da una dimensione underground a una di grande visibilità, quando non di celebrità, che ruolo hanno avuto i Surfisti del Buco del Culo (con quel nome poi non era facile farsi pubblicità)?
Il 1987 rispetto al 1991 era come il Medio Evo rispetto alla rivoluzione industriale. Un boom come quello verificatosi nel post-Nevermind era semplicemente impensabile. Il fatto è che quell'esplosione di notorietà si ebbe in conseguenza di una sola ragione: il video di "Smells Like Teen Spirit". Punto. Non era il risultato di un lento lavoro preparatorio, non era l'eruzione di una energia covata per tanti anni. Fu semplicemente, per dirla all'inglese, una incredibile e imprevedibile botta di culo. Da questo punto di vista, nessuno a parte i Nirvana ha un qualche merito specifico nell'aver reso overground l'underground. Meno di tutti i Butthole Surfers, che già dal nome, come giustamente premetti tu, si erano votati all'oscurità perenne.
Nel 1993 con il disco "Independent Worm Saloon" i Butthole Surfers fecero il sospirato balzo di categoria: da un'etichetta indipendente a una major; la Capitol. Personalmente quando un grande gruppo riesce a vendere qualche copia in più e, in generale, a farsi conoscere dal grande pubblico (John Paul Jones come produttore d'eccezione, canzoni finite nelle soundtrack di videogiochi e telefilm), a me fa sempre piacere, anche se i risultati ottenuti, nel caso specifico dei Butthole Surfers, non sono stati esaltanti. Tu come giudichi la loro seconda parte di carriera?
Benissimo per lo stile con cui l'hanno vissuta - cioè fregandosene altamente di tutto e tutti, come al solito - , male per i risultati artistici. Dischi come Independent Worm Saloon e ancora di più Electriclarryland sono spenti, svogliati, inutili. Sono barzellette che non fanno più ridere. Almeno, così mi sembrarono all'epoca, e francamente non mi viene neanche voglia di riascoltarli per vedere se mi sbagliavo. In questo non c'è nessuna censura ideologica per il fatto che fossero pubblicati da una major. I miei dischi preferiti degli Husker Du e dei fIREHOSE, così come di un sacco di altra gente, sono su major, e ciò non mi crea nessun problema.
In un tuo meraviglioso articolo dal titolo "Fools On The Hill", pubblicato sul Mucchio Selvaggio n.626, passavi in rassegna i grandi "matti" del rock: da Syd Barrett a Daniel Johnston, passando per Roky Erickson e Peter Green. Alla fine del pezzo, di loro hai scritto: "Hanno creato grande musica non grazie a, ma nonostante la malattia mentale. Ed è solo il nostro egoismo da fan che ci permette di trasfigurare il loro buio e la loro sofferenza". Questa tua condivisibile chiosa vale anche per le droghe? Te lo chiedo perché personalmente sono tra i detrattori di quella tesi, molto diffusa presso gli appassionati di rock, che considera le sostanze stupefacenti come un mezzo capace di influenzare in positivo il processo creativo di un artista. Probabilmente gli stessi Butthole Surfers sarebbero in disaccordo con questa mia visione un po' "puritana" , dato che i Nostri non lesinavano nel consumo di droghe e sostanze psicoattive varie. Insomma, secondo te i Butthole Surfers avrebbero comunque raggiunto gli stessi entusiasmanti risultati, anche se avessero avuto una condotta di vita più sobria?
Non vorrei darti una delusione, ma personalmente credo che il discorso sulle droghe sia molto diverso da quello sui disturbi mentali. Per quel che riguarda le prime, c'è uno spazio per il libero arbitrio che i secondi non concedono. Godere della musica di qualcuno che si fa "ispirare" da sostanze di qualunque tipo non mi mette in imbarazzo quanto ascoltare gente evidentemente schizofrenica e disturbata come un Roky Erickson, un Syd Barrett, uno Skip Spence (cosa che peraltro faccio continuamente, perché è innegabile che quella sia anche grande musica). Non so quanto le droghe possano davvero influenzare un processo artistico. Banalmente, dipende dalle droghe e dipende dagli artisti. L'lsd ha probabilmente aperto a Jerry Garcia - per dirne uno a caso - delle porte che altrimenti sarebbero rimaste chiuse, mentre l'eroina ha azzerato quel poco di capacità musicali che aveva - altro nome a caso - un Johnny Thunders (contribuendo enormemente alla sua santificazione in quanto icona rock'n'roll, ma questo è un altro discorso). I Buttholes sono uno degli esempi migliori di come periodi storici diversi comportino effetti tossici diversi, anche se la droga è la stessa. In questo caso, l'acido. Ce n'erano anche altre, ovviamente, ma i nostri texani erano soprattutto consumatori di lsd. Che era usato tantissimo anche negli anni 80, senza che però si portasse dietro la mistica che lo avvolgeva nei sixties. Nel loro caso, credo che sia stato un impulso fondamentale ad abbattere lo schermo della razionalità e a lasciarsi andare.
Andiamo ora alla dimensione live dei Butthole Sufers. Le cronache dei loro concerti sono dei resoconti leggendari: si parla di spettacoli con ballerine nude, azioni oscene, filmati video surreali e giochi di luce e fuoco. Cosa puoi dirci in merito?
I Butthole Surfers, insieme ai Replacements, sono il più grande rimpianto e la più desolante casella vuota nel mio curriculum live degli anni 80. Purtroppo non ho mai avuto la possibilità di vederli, e se da un lato la cosa mi spiace, dall'altro ho il sospetto che a diciassette o diciotto anni quella roba mi avrebbe TERRORIZZATO. Da un certo punto di vista, in base a quello che ho letto e ai pochi filmati che ho sbirciato in rete, lo stage-show dei Butthole Surfers è stato quanto di più vicino sia mai esistito, in ambito rock, a espressioni teatrali estreme come la Fura dels Baus (che invece ho visto, a trent'anni compiuti, rimanendone scioccato: quindi immagina avessi visto i Butthole Surfers da adolescente...). Forse solo i Throbbing Gristle e la loro precedente incarnazione, il collettivo COUM Transmissions, sono stati più crudi di Leary e soci. Ma in quel caso c'era anche una visione artistica rigidamente eversiva, a sostenere le provocazioni. Insomma, un po' si prendevano sul serio. La perversione dei Butthole Surfers era invece - tocca ripeterci - mediata dall'ironia e dalla cazzonaggine. Consapevole o meno, si trattava di una parodia dei paraphernalia tipici del concerto rock. I giochi di luce estremizzavano i light-show delle band rock da stadio, la ballerina nuda era una trovata che già avevano tirato fuori in epoca hippy gli Hawkwind con la mitica Stacia, i filmati disgustosi proiettati alle spalle del gruppo (operazioni chirurgiche, autopsie, ecc.) mischiavano a modo loro i ricordi del Plastic Inevitable warholiano e (appunto) i Throbbing Gristle, le schifezze scatologiche si rifacevano a GG Allin, e così via. In questo senso, non erano neanche troppo originali. A fare la differenza è il livello di intensità quasi insostenibile a cui spingevano queste performance.
Qual è il maggiore lascito dei Butthole Surfers e quali gruppi, di ieri ma soprattutto di oggi, hanno saputo raccogliere la loro eredità?
Non credo che i Butthole Surfers abbiano lasciato degli eredi, e questo potrebbe essere una dimostrazione a posteriori della loro unicità. Non basta fare gli eccentrici o i devastati, o compiacersi della propria attitudine da weirdo, per ricordarli. In questo senso, pur avendo qualcosa in comune, non mi sentirei di accomunarli a gruppi come per esempio la No Neck Blues Band o altre esperienze simili. In passato nella loro categoria avrei messo i Boredoms o gli Ween, per motivi diversi, ma alla fine sono paragoni che lasciano il tempo che trovano. In generale, ritengo che i Butthole Surfers abbiano lasciato dietro di sé l'esempio di come si possa fondere rock da depravati e vita quotidiana in un unico folle calderone, dove è pressoché impossibile distinguere uno dall'altra.