Vuoi per studio, vuoi per piacere, spesso - e con immutato entusiasmo - mi ritrovo a sfogliare le opere di Edgar Allan Poe. Non solo: altrettanto frequentemente capita di vedere un film, una serie tv o artisti appartenenti alle arti visive e figurative dedicare gli sforzi al genio nato a Boston il 19 gennaio 1809. Avendo praticamente plasmato buona parte del Dna delle letteratura contemporanea (dal romanzo investigativo deduttivo con Dupin anticipatore di un certo Sherlock Holmes al romanzo di avventura, all’horror: nelle forme più psicologiche e complesse a quelle più grottesche e gotiche) senza dimenticare la produzione poetica, il lascito di Poe è sterminato. Ed è stato accolto a piene mani da una infinita lista di più o meno devoti seguaci. Dalle indimenticabili trasposizioni/rivisitazioni con Vincent Price al preoccupato pensiero di Mike Flanagan intento a dirigere “La Rovina della Casa Usher”. Emblematico il caso di "The Lighthouse" di Eggers, nato dall’ispirazione di un racconto incompiuto omonimo di Poe (vicenda presente anche nella serie tv "The Following"), mai finito a causa della prematura scomparsa. Poe icona pop, insomma (forse anche troppo), come i Simpson hanno sancito.
E il mondo della musica? Fortunatamente, con altrettanta frequenza, con le cuffie nelle orecchie, capita d'ascoltare brani più o meno ispirati alle opere del genio di Baltimora. Mister Edgar A. Perry, così si fece registrare per la leva militare, i cui versi vennero tradotti da Baudelaire (che lo chiamava Edgarpò), ha lasciato tanto anche all'universo delle sette note. Troveranno spazio nella playlist sia musicisti che hanno citato brevemente in un verso o nel titolo una composizione di Poe, sia autori di un intero disco o di una canzone legati all'opera dello scrittore. Senza dimenticare chi, come sommo atto di devozione, ha scelto come nome di battaglia un riferimento a Poe.
Ovviamente la playlist non è l'elenco di ogni composizione in cui è citato l'americano, ma una selezione mirata che include sia le riproposizioni più interessanti sia le soluzioni in grado di coprire più generi possibile, spaziando così tra gli stili e le decadi, tra brani in cui lo scrittore viene menzionato e altri in cui le sue parole riecheggiano evocative. Per il primo caso, ecco il narratore per eccellenza Bob Dylan e “I delitti della Rue Morgue” citati in “Just Like Tom Thumb's Blues" e i Beatles di stampo lisegico-lennoniano di “I Am the Walrus”:
“Semolina Pilchard
Climbing up the Eiffel tower
Elementary penguin singing Hare Krishna
Man, you should have seen them kicking Edgar Allen Poe”
Per il secondo fronte, si staglia il celebre verso - riecheggiante in una storica battuta dell’agente Phillip Jeffries/David Bowie - a titolo della poesia “A Dream Within A Dream”, il cui alone si palesa in “The Reflecting God” di Marilyn Manson per l’apice di “Antichrist Superstar” e in “Sweat” dei Tool.
“Il Corvo” ha spiccato più volte il balzo nel mondo del rock: da brani più “nascosti” quali “Nevermore” dei Queen, interamente concepita da Freddy Mercury, o la pietra miliare degli Stranglers dove “la copertina, con un inquietante corvo nero che sembra uscito direttamente da un romanzo di Edgar Allan Poe, lascia già intuire le atmosfere che si respireranno nell'album”. Con “The Raven” giungiamo anche al concept firmato da Lou Reed nel 2003. La pubblicazione avviene tre anni dopo il lavoro teatrale battezzato “POEtry”, in cui il leader dei Velvet Underground e Robert Wilson avevano portato in teatro liriche e scritti dell’autore. Tra le tante tracce presenti (alcune sono introdotte da attori del calibro di Willem Dafoe e Steve Buscemi), è stato scelto il duetto con David Bowie: “Hop Frog”.
Collegati alla composizione del doppio album di Reed sono Antony and the Johnsons e l'Ep "The Lake". Il titolo della pubblicazione di Antony Hegarty è tratto dall’omonima poesia di Poe, una delle più belle, dove bellezza e amore convivono con la morte e un senso di inquietudine e di freddo terrore, resi nell'inconfondibile stile dello scrittore americano. Altra poesia molto citata è la splendida “Annabelle Lee”, pubblicata due giorni dopo la morte di Poe sul New York Tribune. Ne esistono numerose rivisitazioni musicali a testimonianza della sua bellezza, da Joan Baez a Claudio Baglioni, il quale si ispirò al testo per il suo primo componimento in assoluto. Tra tutti i rifacimenti, si è optato per quello firmato da Marissa Nadler.
Altro importante concept è quello degli Alan Parsons Project. Il disco d’esordio del 1976 “Tales Of Mystery And Imagination” è tutto per Poe: segnaliamo come nella ristampa del 1987 sia presente anche la voce narrante di Orson Welles. Rimanendo in ambito prog, ecco Peter Hammill, fondatore dei Van Der Graaf Generator, il quale nel 1991 pubblicò un'opera omonima incentrata su “La Rovina della Casa Usher”.
Numerosi poi i riferimenti ai racconti di Poe: “La Maschera della Morte Rossa” anima le note di White Stripes quanto quelle degli Iron Maiden fino agli Arcturus, mentre tutto un fronte musicale estremo si fregerà di un contatto con Poe: gli storici Rotting Christ, Cultus Sabbati e l’elettronica di Maelstrom che non può non ricordare “Una discesa nel Maelström” (“A Descent Into The Maelström”), fino al disco “Imps Of Perversion” dei Pop. 1280 debitore de “Il genio della perversione” (“The Imp Of The Perverse”).
E dall’Italia? Dopo il primo Baglioni, c’è chi sceglie Poe fin dal nome, come l’oscuro e psichedelico trio toscano Metzengerstein, chi gli tributa interi album come i fiorentini GOAD di Maurilio Rossi (“Tribute To Edgar Allan Poe”, 1994), chi lo canta insieme a Rimbaud come i Management, fino alla “Cristina” immortalata nello splendido “Fantasma” dei Baustelle, dove:
Gli spettri abitano dimore gotiche,
come succede in Edgar Allan Poe.
Ma quelli che fanno più paura sono qui,
a ricordare il tempo agli uomini.
Gli spettri agitano coscienze storiche,
fatti epocali, stragi piccole,
colpe, peccati, scie di cenere.
Ciò che ci fa paura siamo noi.
Senza dimenticare la sonorizzazione per mano dei Massimo Volume del capolavoro del cinema muto "The Fall of the House of Usher" di Jean Epstein del 1928. Insomma, ogni pretesto musicale è buono per approcciarsi all’opera di Poe.
P.S. Se ne ho dimenticata qualcuna altrettanto bella, non esitate a segnalare.
Firmato, The Tomahawk (nome con cui il Nostro firmava le sue spietate recensioni…).