Anno Domini 2007, la redazione di OndaRock premia come disco dell'anno uno dei ritorni più attesi, quello dei Throbbing Gristle. Seguito a ruota da "Person Pitch" dei Panda Bear e "Copia" di Eluvium. Della comparsa discografica della Fuzz Orchestra, creatura nata da tre costole dei Bron Y Aur, non vi è traccia alcuna; modus operandi che ha poi contraddistinto OndaRock fino al recentissimo "Morire Per La Patria": album di straripante bellezza, per il quale era impossibile tacere.
Bastava parlare della musica pura e semplice, di una violenza crushing-doom multidimensionale e delle rivendicazioni vicine tanto alla Resistenza quanto allo stragismo, dei fenomeni che l'hanno accompagnata e magari anche delle storie che l'hanno preceduta o presa come fonte di ispirazione nel presente che ci ospita. Una volta tanto tocca ammettere di aver sbagliato per difetto; la Fuzz Orchestra meritava di più. Ascoltati a distanza di anni, il disco omonimo e "Comunicato N°2" continuano a frullare la testa di chi li ha apprezzati come se il tempo non fosse mai passato. Roba rara, di questi tempi di usa e getta. Bisognava essere lungimiranti e pronosticare il grande futuro di Fabio Ferrario (manipolazioni analogiche), Luca Ciffo (chitarra) e Marco Mazzoldi (batteria), bisognava farlo per tempo. Possibilmente prima che Marco Mazzoldi lasciasse la band (anche se sostituito egregiamente nell'ultimo disco dallo stacanovista Paolo Mongardi). Il nostro è uno scoppio ritardato che i maligni non eviteranno di associare al recente hype nato attorno ai tre (e al relativo straripante tour), ma chiediamo venia. Per farci perdonare, abbiamo realizzato in quel del Nolebol Festival di Roma una lunga intervista con Luca e Fabio - con tanto di servizio fotografico inedito a seguire.
Tre anni fa vi descrissi su una chiacchieratissima recensione del Mi Odi, apparsa su Rumore, come "se Bologna Violenta trovasse senso (sappiate leggere) e i Calibro 35 idee proprie, si prendono il podio con un set interessante e coinvolgente". Allora, affinità e divergenze tra i "compagni" Calibro 35, Bologna Violenta e voi nel conseguimento del (più o meno) terzo disco?
Fiè: Fuzz Orchestra, Calibro 35 e Bologna Violenta dimostrano che in certi tempi alcune idee sono nell'aria; in questo caso utilizzare spunti rubati al cinema italiano anni '60 e '70. Le divergenze si possono ascoltare: tre bands che suonano "generi" diversi ed attingono - ognuno alla sua maniera - a tre diversi generi di quel vasto mare che è la cinematografia di quel periodo. Una importante affinità tra queste realtà così differenti è - a parer mio - il non essersi fossilizzati sulla formula del primo disco ma - all'alba del (più o meno) terzo disco - essersi mossi in altre direzioni.
Molte della band con le quali ho modo di parlare, sembrano tenere particolarmente caro il conteggio delle date live, come se il mondo non fosse pieno di gruppi di merda che suonano ogni week-end. Voi siete praticamente sempre in giro ma sembrate viverlo sempre come la cosa più normale del mondo...
Fiè: Penso che il suonare dal vivo sia uno dei pilastri di ogni band - almeno in quell'ambito che possiamo definire "rock". In quanto tale rappresenta una necessità, qualcosa a cui una band non può rinunciare dal momento in cui decide di uscire dalla sala prove e cominciare a far ascoltare ad altri la sua roba. Questo implica un lavoro collettivo e scelte personali, ad esempio nel campo lavorativo (ma non solo). Non è facile essere sempre in giro. Dopo tanti concerti mi vien da dire che in fondo ti deve piacere davvero. A me piace. Il nostro concerto dura 40 minuti. Nelle rimanenti 23 ore e 20 minuti della giornata si dorme, si mangia, si guida, si parla, si scarica, si monta e si smonta. Giorni tutti uguali e tutti diversi. Per me è fondamentale far tutto questo con persone con cui mi piace stare... se così non fosse la storia non durerebbe a lungo.
Luca: Credo che per un musicista, a parte pochi casi, l’ambito del live sia quello in cui più si esprime il senso del proprio fare musica, appunto. Quindi è naturale per noi fare più concerti possibili. Lo faremmo in ogni caso, anche se non fosse, come è, l’unico modo per tirare su due soldi da ciò che facciamo.
Quel che più mi piace notare ogni volta, sia per la data eclatante che per quella mediocre, è l'evidente trasporto e passione alla base della Fuzz. Quanto conta per voi l'interscambio con il pubblico e quanto il mero diletto personale di suonare ciò che più vi piace?
L: Lo scambio di energia è fondamentale; non ha solo a che vedere con le dimensioni del pubblico, ma molto, forse di più, con l’energia che c’è nella sala. Poi mi piacerebbe poter dire che per me è lo stesso suonare davanti a 10 o a 300 persone, ma non è così.
La Fuzz Orchestra recupera con successo una dimensione artigianale del suonare, uno stare addosso al pezzo, alla scrittura ma spesso attraverso un filtro di secondo grado rispetto al mero onanismo jazzistico, oppure attraverso un'attitudine più strettamente moderna. Quanta logica scrupolosa c'è ma non si vede dietro le vostre composizioni e quanto background "metal" inteso come istintivo?
L: Mettiamo molta cura nella scrittura dei pezzi, li limiamo e correggiamo finchè non ne siamo totalmente soddisfatti; è anche per questo che siamo piuttosto “stitici” nella nostra produzione. Il metal è sempre stato presente a livello di ascolti per ognuno di noi, fa parte del nostro background e di concerti negli anni ’90 ne abbiamo visti veramente tanti; io, in particolare, tutti quelli che passavano a Milano, tanto entravo gratis. Tuttavia penso che solo con l’arrivo di Paolo il metal abbia fatto la sua comparsa concreta nella nostra musica.
A dispetto dell'agonia del cinema italiano, la scena italiana anni Sessanta e Settanta continua ad attirare l'interesse delle nuove generazioni in cerca di input non omologati. Spesso questi input vengono dati dalla musica. Da gruppi che aggiungono frammenti o samples o intere cover nella loro produzione, come in una sorta di "Best Of" generazionale per tutti quanti quei ragazzi che 81 minuti di "Capriccio all'Italiana" o due ore e passa de "La Proprietà Privata Non è Un Furto" non li vedrebbero neanche legati ma quel minuto e mezzo di soundtrack li fa sognare. Secondo te, sinceramente, quanto genio, cialtroneria, inventiva, plagio, omaggio e dileggio c'è in tutto quanto questo revival-cinematografico?
Fiè: Che il cinema italiano sia in agonia è sicuro e sinceramente mi par giusto per un popolo di fregnoni come è quello italiano: ce lo meritiamo Massimo Boldi! (Albertone - vecchio DC - non si tocca!). Capita spesso - e sempre mi fa piacere - che mi si chieda da quali film provengono i campioni audio che utilizzo. Ammetto di avere come parametro nella scelta dei campioni audio l'esclusione di film troppo noti, in un'ottica che potrei definire - dal basso della mia ignoranza - divulgativa. Per quanto riguarda questo "revival" in generale mi sento di dire che - come in ogni cosa - vi sono grandezze e miserie, ma de gustibus... Per quando mi riguarda - in quanto "miscelatore" di quel materiale - vi è cialtroneria di certo, inventiva forse e sicuramente omaggio, ma plagio mai: ammetto candidamente di rubare.
Fuzz Orchestra e Anni di Piombo. Giorgio Bocca scrisse che "Ogni azione clamorosa di grande terrorismo procura aspiranti terroristi". Pur sottolineando che qui, se di terrorismo vogliamo parlare, è solamente sonoro, possiamo considerare la Fuzz un gruppo politicizzato, nonostante le uniche parole udibili siano sempre affidate ad altri e non a un cantante?
L: Più che di terrorismo, parlerei della lotta politica in Italia tra '68 e primi anni 80: questo è il tema che mi interessa e che ho approfondito dal 2001 a poco tempo fa. A distanza di qualche tempo da quelle letture, ti posso dire che ciò che mi affascina di quegli anni è il fatto che le masse agissero e reagissero, magari non sempre nel modo più efficace, ma che comunque non tutti accettassero supinamente i soprusi dei padroni, economici e politici. L'Italia era un paese molto più avanzato e civile rispetto a oggi.
Cosa hanno in comune Fabri Fibra, Povia e gli Afterhours? Che tutti e tre se ci parli, prima o poi, finiscono di parlare delle loro scelte come di una "provocazione". Il titolo del disco è una provocazione, il dato testo è una provocazione, la copertina è provocatoria... Voi che siete stati definiti dal sottoscritto più vicini ai Disciplinatha di "Abbiamo Pazientato 40 Anni Ora Basta" (provocatori anche quelli) di quanto si possa (u)dire, come vi rapportate alla provocazione?
L: Personalmente è un tema che, non solo in ambito musicale, ma nella vita quotidiana, mi interessa molto poco; preferisco parlare, e chi parla, in modo diretto e chiaro. Non vedo il titolo del nostro disco come una provocazione ma come un dato di fatto. Per associazione di idee, in questo momento, mi viene da pensare al fatto che nessuno dei lavoratori dell'Ilva di Taranto sia andato a votare al referendum che si è tenuto in questi in merito alla chiusura dell'Ilva stessa. Più “Morire Per La Patria” di questo...
Se qualcuno dall'altra parte del mondo dovesse imbattersi nella vostra discografia su Discogs, credo che un sorriso incredulo gli scapperebbe: siete infatti tra i pochi ad avere alla voce "Etichetta" minimo cinque nomi chiamati in causa. E' così difficile trovare un'unica label che vi produca/distribuisca?
L: Per noi è stato difficile; la nostra musica non interessa evidentemente a quelle 2 o 3 etichette italiane “grosse” nell’underground che possono accollarsi da sole la produzione e la promozione di un disco. D’altro canto ci piace molto l’idea della coproduzione, che permette comunque di avere una distribuzione estesa sul territorio in modo pressoché automatico ed è una pratica che ha molto contribuito alla crescita e all’irrobustimento di quella rete di etichette, musicisti e locali che personalmente apprezzo molto e che penso sia una peculiarità tutta italiana.
Il primo disco uscì, se non erro, su Wallace e Bar La Muerte - defunta istituzione dell'underground indipendente - che sdoganò anche il Vol. 4 di Bron Y Aur. Che ricordo hai di quel rapporto con Bruno Dorella? Ma soprattutto, che effetto vi fa (se ve lo ha fatto) vedere i suoi Bachi Da Pietra uscire su La Tempesta Dischi - forse l'etichetta più lontana sotto tutti i punti di vista dall'idea comune che si aveva di Bar La Muerte? Credi possa essere annoverata come un'ennesima sconfitta di "certa" musica di nicchia? Anche Dorella ha problemi con il mutuo e la sorella Oriella gli ha chiuso il rubinetto?
Fiè: Non erri. Anche il secondo lavoro della Fuzz Orchestra, "Comunicato n° 2", uscì per - tra le altre etichette presenti - Bar la Muerte, che ora corre nei verdi pascoli del paradiso delle etichette indipendenti. Bruno ha avuto i suoi motivi per chiuderla. Non ho un ricordo di Bruno perché è ancora vivo (e mi tocco li maroni) e spesso ci incontriamo. Ci incontrammo le prime volte nelle aule studio dell'Università Statale di Milano, dove si faceva tutto fuorché studiare. Ci conoscemmo meglio più tardi, quando Bruno organizzava concerti nel centro sociale La Sede di Vigevano. La prima volta che vidi gli OvO rimasi impressionato. Mi colpì quel modo potente, primordiale e soprattutto originale di suonare la batteria. Un grande progetto solista di Bruno era Ventolin Orchestra: i concerti erano grandiosi. Tanti tanti anni fa vidi anche l'embrione di quelli che sarebbero diventati poi i Bachi Da Pietra. Vedere uscire il loro ultimo disco per Tempesta mi fa piacere se questo può contribuire ad una maggiore visibilità per una band valida come i Bachi Da Pietra, cosa che mi auguro possa succedere.
Le cose che mi piacciono - e che funzionano - delle musiche cosiddette di nicchia sono i rapporti umani che vi si creano, la totale libertà espressiva dei musicisti in questione e la volontà/coraggio di provare a non fare musica di merda - questione, questa, squisitamente soggettiva... non certo la scarsa possibilità di diffusione e conoscenza di proposte davvero valide. Io problemi con il mutuo non ne ho - grazie a Dio - però ho bollette, cibo e tutte le spese necessarie per campare in questa malata società ormai pure post-capitalista. A parte pochi fortunati son cazzi che - pare - abbiamo un pò tutti. Decidere di fare il mestiere del musicista - diciamo eterodosso - è una scelta non solo dura ma anche "rivoluzionaria" in una società non più basata ma strozzata dal Lavoro.
L: Grande Brunetto, lo conosco dai tempi dell'Università perchè frequentavamo lo stesso corso di Storia Moderna ed eravamo entrambi fan dei Motorpsycho. Ti parlo del 1993, quindi sono 20 anni che ci si conosce e che ognuno segue i rispettivi percorsi con affetto e attenzione. Sono contento per lui, spero che diffonda la sua musica il più possibile perchè se lo merita. Vorrei che queste “nostre” musiche arrivassero a più gente possibile, perchè credo che veramente potrebbero essere apprezzate e godute da molte più persone rispetto ad ora. Lo hai visto anche tu all'Angelo Mai: basta portarle ad un pubblico più ampio, e si vede che un interesse e un'attenzione ci sono. Penso che molti di noi, magari specialmente quelli che non hanno più vent'anni (e neanche trenta), si siano rotti il cazzo di raccontarsela tra loro. Ovviamente parlo di allargare il pubblico alle nostre condizioni, facendo le cose come vogliamo noi, preservando la propria dignità, personale e artistica.
Dopo le solite 200/250 date in Italia, porterete "Morire Per la Patria" anche all'estero, magari negli USA come nel 2010?
L. A breve saremo in tour in Europa, e la nostra idea è di batterla almeno un paio di volte l’anno. Per quanto riguarda gli USA, ci piacerebbe dare seguito all’esperienza molto positiva del 2010, ma il discorso è un po’ più complesso dato il tipo di investimento diverso: l’ideale sarebbe girare con un gruppo di là…vedremo un po’ cosa succede.
Tema Paolo Mongardi. E' indubbio che è uno dei batteristi attualmente più bravi in circolazione, e non solo in Italia. E' quindi il miglior sostituto possibile per Marco, ma non è neanche un mero turnista di circostanza. Finito un concerto, mi è capitato anche di vedere un ragazzo prendere il CD per farselo autografare solo da lui. Quanto pensate che la sua presenza possa influenzare il vostro futuro artistico e compositivo? Non temete un "effetto Dave Lombardo" - volente o nolente, causa del rise and fall discografico degli Slayer?
Fiè: Paolo è un grande batterista, è vero. Suonare con lui è una goduria. Inoltre è anche una persona con cui mi piace stare, nonostante sia un grandissimo rompicoglioni. Dopo Marco non poteva che essere lui il nuovo batterista della Fuzz... in certi tratti fisici e con i sandali da frate si assomigliano pure. Paolo non si è mai posto come turnista di circostanza, fin dalla prima prova insieme. Il suo ingresso ha già modificato e modificherà ancora la band da un sacco di punti di vista, a partire da quello musicale. Questa è linfa vitale per una band come la Fuzz Orchestra che non vuole continuare a riproporsi ma al contrario rinnovarsi in ogni disco. Una caratteristica della Fuzz è che ogni strumento rimane al "servizio" della scrittura musicale - ed anche "narrativa" - di ogni singolo pezzo: anche in questo aspetto Paolo ha saputo capire lo spirito della della teoria/ispirazione musicale che sta sotto a Fuzz Orchestra ed integrarvisi perfettamente. Per quanto riguarda la faccenda degli autografi non so dirti. A me non risulta - non che sia un problema; ma chi sa cosa vediamo davvero quando il dio Bacco ci trascina nei suoi effluvi vertiginosi?
L: Paolo è entrato nel gruppo a pieno titolo fin da subito, non l’abbiamo mai considerato un turnista e l’incontro con lui è avvenuto in circostanze del tutto naturali (un breve tour al sud Italia di Fuzz con ZEUS!). Sul discorso autografi, per quanto non sia molto rilevante per noi, ti posso garantire che, i pochi che lo fanno, lo chiedono generalmente a tutti, quindi non “temiamo” nulla. Ma direi che non temiamo nulla in generale, ci siamo buttati in questa cosa della musica con un atteggiamento molto positivo e certi pensieri non ci sfiorano minimamente.
Tema Luca Ciffo. Nelle prime incarnazioni della Fuzz Orchestra ti si vedeva spesso in giro con una Gretsch bianca o panna, se non sbaglio, poi è sparita del tutto. Sostituita dalla Gibson Diavoletto. La domanda è: gode ancora di buona salute la Gretsch? Scherzi a parte, come mai questa scelta così radicale, ti sei votato definitivamente al verbo di Tony Iommi oppure l'altra era più un ricordo dei Bron y Aur?
L: Al verbo di Tony Iommi son votato dall’89; diciamo che la Diavoletto ha preso il posto della sua antenata in virtù del suono più cattivo e corposo che sprigiona, che mi pare più adatto al nostro suono attuale.
Tema Prof. Ferrario. Invece della solita sviolinata sui tuoi indubbi meriti, arriverai vivo al prossimo disco? Soprattutto, si dice che si impara più dai propri errori che dal proprio successo; dal numero sempre maggiore di bottoni della camicia sbottonati dopo un concerto, mi sa che dei tre il Maestro di Cerimonia sei tu: una cosa quindi che hai imparato da una tua cazzata?
Fiè: Ci arrivo sicuro, anche perché mi son ripromesso di fare il quarto Fuzz e poi abbandonare per sempre questa condanna che chiamano vita. Dal numero di bottoni sbottonati si evince solo che son ciccione e che ho un metabolismo plebeo. Se suonassi la batteria mi scioglierei. Di cazzate ne faccio/dico tante, tutti i giorni. Ma in ogni cazzata c'è della saggezza ed in ogni saggio un cazzone. Così è e così sarà - dice Lui - fino alla fine dei Tempi.
Tempo addietro vi arrabbiaste e non poco con Rumore, per via di alcune promesse mancate del direttore Claudio Sorge. Personalmente apprezzai molto la schiettezza e l'onestà di dirlo senza fronzoli, ma la domanda è un altra: ora che per un attimo le cose sembrano girare per il giusto verso, XL vi promette una copertina sulla "Nuova Musica Italiana", ma ci sono le solite facce note via-Universal Italia e tre o quattro più "sfigate", tra cui voi. Come reagite?
L: Credo che oggi mi illuderei molto meno riguardo alla possibilità che l’apertura di certe “porte” possa dipendere da questo o quel giornalista. Personalmente cerco di avere il minor numero di aspettative possibile nei riguardi del prossimo, non è lì che trovo il senso del mio “fare”. Per stare nello specifico, mi pare che comunque Rumore sia la rivista che, ad oggi, più si spende nel mettere in risalto una certa “scena” di cui ci sentiamo di fare parte. Invece, se XL ci chiamasse per fare una copertina, ne sarei contento: vorrebbe dire che una certa stampa ha finalmente aperto gli occhi su quanto di più vivo c’è dalle nostre parti. Anzi, trovo assurdo che ciò non sia ancora avvenuto... parlo dell’aprire gli occhi, non della copertina. Non sento più che la mia integrità dipenda da quello; penso che, se il tuo discorso è onesto, tu lo possa portare quasi ovunque. C’è poi anche un discorso di visibilità: come già detto, non godo nello stare nella nicchia, nascosto; le frange più avanzate del movimentismo alla fine degli anni ’70 volevano non solo il pane e il lavoro ma anche, e forse di più, lo champagne e il caviale: mi sento molto vicino a loro: perché certe cose se le devono godere sempre i soliti? Poi ognuno ha comunque la sua soglia: ovvio che non andrei a suonare alla festa di Casa Pound, di un partito politico o per una multinazionale.
Dario Ciffo (violino su "La Proprietà"), Enrico Gabrielli (voce, clarinetto, sax e flauto traverso distribuiti su "In Verità vi Dico" e "Il Paese Incantato"), Xabier Iriondo ed Edoardo Ricci (rispettivamente, chitarra e sax su "Viene il Vento"). Avete mai pensato di inserirli, magari come guest, in qualche data più cicciotta del tour?
Fiè: Sì, ci abbiam pensato. Pensato e pure iniziato a parlarne e non s'esclude che in futuro possa accadere. Le varie difficoltà sono dettate sia dagli incastri tra persone tutte impegnate in diversi progetti sia dall'annoso problema logistico dei posti in furgone. Quando possiamo già giriamo con un fonico, un quinto elemento con tutta la back line non riuscirebbe ad infilarsi nemmeno fosse magretto. Quando qualcuno che non ha problemi con il mutuo penserà di comprare per la Fuzz un bel furgone serio nascerà "da Fuzz Big Orchestra" con Gabrielli/Ricci ai fiati, Xabier alla seconda ascia e Dario al violino (magari!).
Tutte le foto di questa intervista sono di Massimo Monacelli
Fuzz Orchestra (Wallace/Bar La Muerte, 2007) | ||
Comunicanto N°2 (Wallace/Bar La Muerte, 2009) | ||
Svegliati e uccidi (split con Hiroshima Rocks Around, Escape From Today/Brigadisco, 2012) | ||
Morire per la patria (Wallace/Brigadisco, 2012) | 8 | |
Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi (Woodworm, 2016) | 6,5 | |
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