La Pianura Padana è nota per il suo clima particolarmente umido, nebbioso e grigio. Carlo Corbellini e i membri dei Post Nebbia, cresciuti a Padova nel quartiere Arcella, lo sanno bene e dopo varie opzioni (che il leader “rifiuta di menzionare in qualsiasi situazione”) hanno scelto questo nome che già riassume quel contesto provinciale in cui hanno mosso i primi passi, tra sagre di quartiere e feste parrocchiali in cui suonavano cover di Elvis Presley e degli Arctic Monkeys, ma anche quel gusto per il surreale e il postmoderno che caratterizzerà fortemente i loro lavori in studio.
Il gruppo nasce infatti in una scuola di musica parrocchiale dall’incontro tra lo stesso Carlo Corbellini (voce e chitarra), Niccolò Bosio (tastiere), Andrea Cadel (basso) e Riccardo Chillin (Batteria), quando questi avevano 10 anni. A 14 anni, dopo aver lasciato la scuola di musica, Carlo inizierà a comporre i suoi primi pezzi e a interessarsi alla produzione. Nel 2022 Giovanni Dodini (batteria) e Giulio Patarnello (tastiere) sostituiscono Riccardo Chillin e Niccolò Bosio, in quella che rimane la formazione attuale.
Il sound della band scaturisce dalle esplorazioni di home recording di Carlo Corbellini, classe ‘99. Tra le prime influenze, affiorano lo psych-rock dei Tame Impala e l’eclettismo di Kevin Parker, riferimento da cui poi la band cercherà di discostarsi. Sarebbe infatti riduttivo fermarsi a questi nomi, poiché gli ascolti di Corbellini e compagni spaziano tra molti generi diversi, tanto da definirsi “a genre-bending psych band” nella bio di Spotify. Dal già citato psych-rock al funk, dall'hip-hop al prog-rock, dalla library music italiana a producer sample based come Madlib e The Alchemist, la band veneta unisce influenze prevalentemente anglofone alla scelta di scrivere testi in italiano.
Nati con un carattere underground e sviluppatisi nella scena padovana, che conta l’etichetta Dischi Sotterranei, Radio Sherwood, il Pedro e più recentemente il festival Arcella Bella come luoghi accentratori, i Post-Nebbia pubblicano il primo disco autoprodotto Prima Stagione nel 2018. Un lavoro in cui già si possono rintracciare alcune sonorità che verranno poi portate alla definitiva maturazione con i successivi album Canale Paesaggi del 2020 ed Entropia Padrepio del 2022.
Tra questi primi sette brani, spicca in particolare “Žižek”, dal nome del famoso filosofo e intellettuale sloveno, unico brano dal primo album a essere stato riproposto anche in alcune setlist del tour di Entropia Padrepio, e in cui già echeggiano i synth di “Luminosità alta” e le liriche dissociate che domineranno l’album successivo:
Il tipo che sta dentro lo specchio
Non mi dice più che cosa fare
Ho paura di sapere chi è
Dischi Sotterranei, etichetta della scena veneta di cui i Post Nebbia fanno parte, sceglie di continuare a pubblicare nuova musica anche durante il periodo del lockdown, nonostante non vi fosse la possibilità di fare live. Il 23 ottobre 2020 viene quindi pubblicato l’album Canale Paesaggi, un surreale e allucinato viaggio psych-rock nel mondo dei media e della televisione, in particolare quella regionale con il suo continuo flusso pubblicitario, pieno di riferimenti al trash italiano di cui Carlo è un grande appassionato. Un trash di seconda mano, rimediato da YouTube e dai social media, dalle bolle degli algoritmi, dalle “persone di vetro che mi danno le notizie del giorno” (come recita il testo di “Persone di vetro”), il cui risultato è un mondo alienato e decadente a cui la band risponde con ironia e sarcasmo con un evidente gusto per il postmoderno, citato attraverso uno dei suoi maestri, come lo scrittore David Foster Wallace, oltre che attraverso i riferimenti alla comicità nonsense americana di Eric André e Tim & Eric. La title track e introduzione dell’album è già una dichiarazione di intenti, con la voce di Alessandro Orlando, icona delle televendite, che viene campionata, spezzettata e ricoperta di effetti stranianti e glitch, che sfociano nel brano più iconico della band padovana, tuttora primo per numero di ascolti su Spotify: “Televendita di quadri”.
Quando esco a camminare
Mi stanno pilotando
Con il telecomando
C'è qualcuno che decide
Tutto quello che faccio
E non sono io
Voce dal tono disilluso ricoperta di riverbero, synth dalle venature psichedeliche, basso dalle ritmiche funkeggianti e testi ironici e distopici in cui Carlo Corbellini prosegue la sua ricerca sul tema della dissociazione e dell’alienazione. “Anche io sono in vendita, e il prezzo scende giù, ogni secondo di più”, “Mi sto rovinando per voi”, “Televendita di quadri, televendita di me”: nel brano si mischiano espressioni tipiche della televisione commerciale a una perdita di controllo totale del soggetto, che viene letteralmente venduto su telemarket e privato di ogni tipo di controllo. Se in “Televendite di quadri” c’è comunque qualcuno con un telecomando a scegliere al posto del soggetto, in “La mia bolla”nel mirino finisconogli algoritmi dei social network e delle piattaforme di streaming, che mostrano solo contenuti che potrebbero piacere agli utenti, chiudendoli in una bolla che condiziona la loro visione del mondo: “La mia bolla sono io, e lei vede solo ciò che vedo io”. Il soggetto diventa definitivamente oggetto.
Come in un continuo zapping tra una canale e l’altro, i 9 brani di Canale Paesaggi si alternano con conclusioni e introduzioni spesso glitchate e rumorose, come nel caso dell’Ave Maria tradotta in giapponese da Google nel finale de “La mia bolla”, che in un certo senso introduce alcune dei temi del successivo album Entropia Padrepio. Alcune tracce sfociano in piccole code strumentali, come in “Interlace”, o in soluzioni come “Streaming”, che in appena 46 secondi riassume molte delle tematiche del disco, dall’overload di informazioni di intrattenimento alla condizione di noia perpetua di un'eterna ricerca di contenuti:
Non riesco a fare una scelta su cosa guardare
Tutta questa varietà non mi fa più pensare
Non voglio più respirare tutto questo smog digitale
Sono in coda da un’ora nel tunnel della noia
Molteplici le influenze, a tratti spiazzanti e sorprendenti, a partire dall’invidiabile prossimità di “Televendite a quadri” con il sound che gli Arctic Monkeys architettarono per la svolta da crooner sancita in “Tranquility Base Hotel + Casino”. Ma nelle nove tracce si incrociano anche derive funky (“Vietnam”), certa fusion à-la Thundercat (“Streaming”), influenze sixties (“Persone di vetro”), più vaghi echi Tame Impala disseminati un po’ ovunque.
Nonostante si tratti soltanto del secondo lavoro in studio, Canale Paesaggi mostra già la grande capacità della formazione veneta di creare concept e atmosfere affascinanti, il tutto con uno stile personale, che unisce influenze diverse, contribuendo a rendere l’album particolarmente riuscito e originale nel panorama underground italiano.
Confortata dal successo dell’album, nel 2021 la band veneta intraprende un primo tour italiano e nel frattempo collabora con diversi artisti, dal producer Golden Years a Nico LaOnda, con cui pubblica il singolo “Veneto d’estate”, riadattando il “Io vado al mare, e voi che fate?” di “Vento d’estate” dei romani Niccolò Fabi e Max Gazzè al tipico ambiente veneto in cui “Io schivo le zanzare, voi che fate?”.
I buoni riscontri di pubblico e critica del precedente album vengono confermati e perfino superati con il successivo Entropia Padrepio, uscito il 20 maggio 2022, sempre per Dischi Sotterranei, e prodotto con Fight Pausa dei 72 Hour Post Fight. I concept questa volta sono la religione e la fede, frutto della scoperta da parte di Corbellini di una esigenza spirituale nell’isolamento forzato dalla pandemia di Covid-19. Un tema che si sviluppa a tutto tondo, passando da una spiritualità quasi sciamanica a riflessioni decisamente più pragmatiche. Una doppia natura, tra il concetto di dispersione ed “entropia”, e la riunificazione spirituale e comunitaria della religione, riassunta nel termine “Padrepio”, che richiama la tipica iconografia cristiana di provincia.
Ma nella scrittura di Corbellini si riflette, ancor più evidente che in passato, un dualismo costante. C’è un palese influsso spirituale, che fa il paio con una materialità viva. C’è un distaccato senso di decadentismo, ma allo stesso tempo risuona una leggerezza pop dal gusto retrò. C’è (come forse lo stesso titolo esemplifica) una sorta di trait d’union tra una profana assunzione di alienazione post-moderna (così come mutuata da un concetto appartenente alla fisica) e un immaginario sacro dai connotati marcatamente popolari. E funziona. I registri si combinano infatti senza forzatura, forgiando un album coerente nella sua ambivalenza. I refrain trainanti partono da fondamenta ben saldate nei languori it-pop contemporanei, ma non di rado vanno a ritroso a pescare contorsioni che citano tanto Battiato, quanto i Beatles più acidi.
Il tutto è sommerso in un’aura di misticismo, sorretta da rigonfiamenti di synth, estesi e apocalittici o dispersi in glitch obliqui e dissonanti. In altri passaggi il disco fa capolinea in irrobustimenti electro dal gusto francese, con la contestuale capacità di virare con sagacia verso fraseggi vagamente (e semplicisticamente) prog dalle atmosfere cinematografiche.
L’album alterna momenti ironici, come nel verso “Io voglio credere a queste cazzate da sciamano” di “Pensiero magico”, ad altri più intimi e sinceri, come nella richiesta di “Viale Santissima Trinità”: “Con cosa ti devo sostituire, mio Signore?”, in un lungo crescendo centrale che esplode in una coda strumentale guidata da un assolo di synth. Un ritorno a quelle atmosfere in cui Corbellini e gli altri membri della band sono cresciuti, ispirati dalle campane registrate della Parrocchia della Santissima Trinità che si glitchano in suoni elettronici rumorosi e pullman affollati (“Qualcuno ha visto Gesù dentro il parcheggio della pizzeria”). “Viale Santissima Trinità”, infatti, è una via di Padova, nel quartiere Arcella, a cinque minuti a piedi dal Centro Sociale Pedro, in una sorta di geografia dei luoghi dove la band è cresciuta, in un contrasto di immaginari che (finora) continua a ispirare i testi di Carlo Corbellini.
Psych-rock, funk alla Talking Heads (soprattutto nelle chitarre di “Voce fuori campo”), prog-rock alla Goblin, new wave anni 80, Scott Heron e Brian Jackson, Beatles e musica brasiliana sono alcuni dei riferimenti citati nella playlist che pre-annuncia l’uscita del disco, in cui la band veneta cerca di uscire dalle strutture compositive degli album precedenti. Se nei primi lavori i pezzi spesso partivano da un loop per poi aggiungere più linee nel ritornello, in Entropia Padrepio si cerca di esasperare e rendere dinamici gli arrangiamenti, con il risultato di ottenere a volte sonorità più fluide, altre volte più schizofreniche. Tra le prime, vi è sicuramente il singolo di lancio “Cuore semplice”, pezzo pop raffinato di stampo beatlesiano, che esplode in un efficacissimo ritornello fatto di synth che entrano dopo una piccola pausa come sfondando una porta.
Ispirato dall’anime giapponese “Evangelion”, il finale dell’album intitolato “Oltre la soglia”, è un viaggio nell’altra dimensione in una sorta di riunificazione con l’altro attraverso l’annullamento del singolo, che riprende la copertina disegnata da Familia Povera (e che ricorda l’onnipotente Dr. Manhattan di “Watchmen”), in una potente e mistica catarsi finale:
Lungo il cammino che ci porta alla fine non mi incontrerai più
Io mi smaterializzo e volo dentro la luce senza esistere più
Nessuna mancanza, nessun senso d'invidia, nessuna nostalgia
Oltre la soglia nessun senso di vuoto abiterà dentro me
I Post Nebbia portano in tour il nuovo disco girando tutta l’Italia, prima con 22 date d’estate, passando dai palchi dello Spring Attitude di Roma e del Mi Ami di Milano, poi torna a girare l’Italia in inverno con un club tour di altre 22 date, di cui 8 sono andate sold-out (Ferrara, Roma, Bari, Milano, Bologna, Torino, Pisa e Padova), chiudendo con un altro tutto esaurito al Santeria di Milano, accompagnato sul palco da Luca Bais, Fight Pausa, Myss Keta e Montag. Nell’estate del 2023 i Post Nebbia vanno avanti con un altro summer tour, con date anche a Locarno e Parigi, diventando così uno dei punti di riferimento dell’etichetta Dischi Sotterranei e partecipando più volte alla iconica Festa organizzata ogni anno dalla label, uno degli eventi più attesi e celebrati dalla scena underground veneta e non solo.
Nel frattempo la band continua a collaborare con altri artisti, presentando featuring negli album “Club Topperia” di Myss Keta (26 maggio 2022), “Diviso Due” di Luca Bais (13 maggio 2022), “Hotel Souvenir” di Dente (7 aprile 2023) e “Gara 7” di Johnny Marsiglia (16 giugno 2023), mostrando una particolare poliedricità di generi e influenze. Viene anche annunciata una collaborazione in fase di produzione con Fight Pausa dei 72 Hour Post Fight denominata 72 Hour Post Nebbia: sarà presentata al Linecheck Music Meeting and Festival, che si terrà dal 21 al 25 novembre tra Milano e Bologna.
Incontro ideale tra un linguaggio psichedelico moderno e una “retromania” anni 80 che è peculiarità imperante dell’attuale pop italiano (sebbene i veneti attingano alle sfumature più fumose di stampo wave), i Post Nebbia si confermano, in ogni caso, un nome da tener ben presente alla luce dell’evoluzione di un movimento alt-pop nostrano ormai da un po’ di tempo piuttosto fermo al palo.
Con il nuovo lavoro Pista Nera (2024), i Post Nebbia tirano fuori il loro disco di Natale post-nucleare, post-genocidio, post-salario minimo, post-fallimento del welfare, post-fuga dei cervelli, post-riscaldamento globale, post-università telematiche. Comunque, la verità è una e ha le sembianze di quella casa di “Pastafrolla” che è il nostro mondo: tenuto insieme da farina e uova e pronto a crollare alla prima pioggia, per divenire un ingombro. Di quelli informi. Che bloccano la strada. “Era tutta una bugia/ La montagna con i tuoi/ La notte al mare con i fra/ Ad aspettare l’alba/ Mi son detto una bugia/ Quando mi son detto che/ Sarebbe stato tutto ok/ Ma quel mondo non è qui con me”. Parole e immagini che fanno strada a una forma di consapevolezza toccante, intrisa di urgenza, da dire ora o mai più. Ed è certamente qualcosa di generazionale questo fare il punto di una personale e collettiva disillusione, al giro di boa dei 25 anni, con della rabbia in corpo, oltre che disorientamento e paura.
Nello stesso tempo però le immagini che ritraggono questo “Statonatura”, carcassa di mondo difesa da filo spinato, sono così forti, così visionarie e distopiche da coinvolgere qualunque anima all’ascolto. Tanto è preciso e a fuoco il discorso, tanto riesce ad essere grido il sussurro salmodiante di Carlo Corbellini quando ti invita a contemplare il germe della distruzione oltre lo “schermo della call su Google Meet”.
Pista Nera è un album rock. Dentro ci sono tre musicisti in cerca di cantautore e un cantautore in simbiosi con tre musicisti. Con Corbellini (che qui produce, subentrando a Fight Pausa, impegnato solo in fase di missaggio) suonano Giulio Patarnello, che riscalda tutto con i suoi appoggi di piano Wurlitzer e i pad di sintetizzatore Prophet, il basso di Andrea Cadel e la batteria secca, quasi garage (salvo il motorik tra Can e Original Mirrors di “Statonatura” e le scomposizioni June Of 44 di “Kent Brockman”) di Giovanni Dodini.
Il sapore obliquo e psych-pop di Entropia Padre Pio e Canale paesaggi rimangono in filigrana. Qui i timbri si affilano, le strutture mirano all’essenzialità, il suono ha la compattezza dell’esecuzione live. Però, andando più a fondo negli ascolti, si possono cogliere delle continuità fra una “Notte limpida” e le divagazioni post-rock di pezzi come “Viale Santissima Trinità”, o “Vietnam”, per fare solo due esempi fra i tanti che saremmo curiosi di riascoltare in concerto eseguiti da questa formazione affiatata e pronta a partire per un tour che la porterà in giro per l’Italia e al prestigioso showcase olandese ESNS (Eurosonic Noorderslag). Una continuità, si diceva, che è rappresentata dall’estro armonico della scrittura.
Arriva sempre l’accordo inquieto, il vezzo accattivante di non risolvere l’armonia e aggiungere quel tocco di imprevedibilità all’insieme che riporta quasi al modo leggero di dire "non c’è scampo", caro a maestri di ironia come gli Os Mutantes, o Secos & Molhados. Ascoltare per credere.
(Contributi di Claudio Lancia, Giovanni Epistolato)
Prima stagione (Coma Dischi, 2018) | ||
Canale Paesaggi (La Tempesta, 2020) | 6,5 | |
Entropia Padrepio (La Tempesta, 2022) | 7,5 | |
Pista Nera (Dischi Sotterranei, 2024) | 7,5 |
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