Oh, God! That boy moves in a very exceptional way.
That's the greatest dancer of the century
(Fred Astaire)
Iniziamo dai numeri e da una "semplice" constatazione: “Thriller” è l’album più venduto di tutti i tempi. Gli studiosi delle classifiche internazionali stimano che abbia venduto un numero compreso tra i 65 e i 70 milioni di copie. Una cifra già di per sé letteralmente mostruosa, ma che gli eredi di Michael Jackson e la Sony hanno pensato di gonfiare ulteriormente negli anni successivi portandola a 110 milioni. Un dato irreale e francamente inopportuno, vista la bontà di quello accertato, per un disco uscito il 30 novembre 1982, numero 1 in Usa per ben 37 settimane e 8 in Uk.
Un successo planetario a dir poco irripetibile: “Thriller” ha infatti sfondato ovunque ed è rimasto in vetta per 4 settimane finanche in Giappone, dando vita a una permanenza notevolissima in un mercato che vede in cima quasi esclusivamente album autoctoni. E L’Italia? All’epoca l'album si fermò clamorosamente al numero 2, toccando il numero 1 per una settimana solo nel 2009, sull'onda della morte improvvisa di Jackson. Inoltre, “Thriller" è stato anche il primo disco della storia con 7 singoli estratti su 9 finiti in Top 10 della Billboard Hot 100. A due anni dalla sua uscita, Jackson conquistò la giuria dei Grammy Award, portandosene a casa ben 8. Addirittura nel 2008 la Biblioteca del Congresso americano lo ha dichiarato come "Tesoro Nazionale". Il tutto senza contare i numeri da capogiro legati al tour, ai videoclip e dulcis in fundo ai sample: la sola title track è stata campionata in oltre 152 canzoni, alcune famosissime come “100 Miles and Runnin'” degli N.W.A..
Al di là delle cifre senza termini di paragone, “Thriller” è l’album con il quale Michael Jackson supera l’umano per portarsi nel mito, diventando a pieno titolo una stella irraggiungibile, la più brillante del firmamento pop mondiale. Per alcuni centri di ricerca, Michael Jackson è stato l’uomo più famoso del mondo e il raggiungimento di tale traguardo è per la maggior parte dovuto proprio a "Thriller". Un album che segue l’altrettanto seminale “Off The Wall” del 1979, altra pietra miliare della musica pop tutta, amplificandone per certi versi l’urgenza espressiva. Con “Thriller” Michael Jackson diventa per tutti "The King of Pop", ma soprattutto il ballerino per eccellenza. L’uomo che sfida la gravità e che esorcizza la nostre paure a colpi di partiture funky laccate d’oro ed espanse su piani mainstream mai toccati da nessuno.
Il disco diventa anche l’occasione per allargare lo sguardo del business musicale. Con gli show di Michael Jackson assistiamo per la prima volta a uno scenario totalizzante. Ogni singolo è una cartolina in movimento da spedire ovunque. Del resto, lo spettacolo allestito non ha precedenti. La cura certosina dei dettagli farebbe impallidire anche i calcolatori della Nasa, così come gli scenografi de l'Opéra national de Paris. Michael è una forza della natura e allo stesso tempo una macchina perfetta. I suoi passi sono così incredibili da strappare gli applausi di un certo Fred Astaire - idolo supremo dello stesso Jackson - rimasto estremamente colpito da una performance di Jacko del 25 marzo 1983 - la sera del concerto celebrativo dei 25 anni dalla nascita della mitica Motown e del lancio del fatidico moonwalk, il passo più famoso del repertorio di Jackson.
“Thriller” è innanzitutto il primo disco con Michael Jackson nelle vesti di co-produttore con Quincy Jones. Dunque, il primo lavoro discografico in cui il Re del Pop riesce a dare totale sfogo alla propria verve creativa, scrivendo cinque canzoni su nove tracce totali insieme al compositore britannico Rod Temperton, senza contare l’ultima parola su sezioni ritmiche, missaggio e laccature varie. Insomma, “Thriller” è stato il primo album con Jackson saldamente al timone. Capitano di un team di turnisti e collaboratori formidabili, tra i quali spicca in primis il gigante Eddie Van Halen chiamato nelle registrazioni di “Beat It” per dar vita a uno degli assoli più memorabili della sua carriera. Un assolo eseguito nei tour mondiali di Jackson da Jennifer Batten, la versione femminile del grande Eddie, punta di diamante della squadra di Michael e tra i musicisti a lui più cari. Fenomeni ai quali si aggiunge un certo Paul McCartney, da sempre amico di Jackson, in duetto nella caldissima “The Girl Is Mine”. Impossibile non citare anche la firma in “Human Nature” di Steve Porcaro dei Toto, così come l’apporto in “P.Y.T. (Pretty Young Thing)” di Greg Phillinganes. Come ciliegina sulla torta troviamo la risata beffarda di Vincent Price nel videoclip di "Thriller".
Presenze che in un modo o nell'altro forniscono linfa a un disco le cui basi poggiano interamente sopra un’impalcatura synth-funk notevolissima. Sono, del resto, gli anni del pop edulcorato dalle smanie funky provenienti dei pionieri (per motivi diversi) Rick James e George Clinton. Gli anni delle piste da ballo con la disco-music drogata e spedita dello Studio 54. Gli anni delle tastiere dorate e dei giri melodici caramellosi. Gli anni dei capelli cotonati con quintali di gelatina alla Ray Parker Jr.
Michael Jackson non ha ancora deciso di stravolgere la propria immagine, e le agghiaccianti mutazioni future sono ancora lontane dai suoi pensieri. I contatti con mamma Africa sono allo stesso tempo ancora vistosi, e il controverso campionamento di “Soul Makossa” del camerunense Manu Dibango nell’introduttiva “Wanna Be Startin' Somethin'” è solo l’ennesima conferma di un amplesso con la carica tribale inevitabile, per quanto ben camuffato da un sound rigenerato a colpi di synth e fiati.
La giostra inizia il suo giro e il battito della successiva “Baby Be Mine” ripropone in una luce meno scintillante e più soffusa gli umori sbarazzini dell’opening track. Mentre la successiva ballatona romantica in coppia con il baronetto di Liverpool riempie i cuori e affonda lemme lemme. Un’effusione soulful mielosissima, con tanto di coro all’unisono nel secondo ritornello. E’ una sinergia ammiccante, quella tra Jackson e McCartney, a precedere l’ululato più famoso della storia e uno dei brani più emblematici della carriera di Jackson. Il groove di “Thriller” è tra i più trascinanti del suo campionario. Jackson decide di omaggiare il cinema horror nel videoclip che gli cambierà la vita. L’idea di fondere l’anima pop del pezzo in una danza macabra è del furbissimo Quincy Jones. Una trovata geniale e l’inizio di un trittico posto al centro del piatto che segnerà per sempre la carriera di Jackson. Al climax pop in salsa horror della title track segue la bomba disco-rock di “Beat It”, con l’assolo memorabile del sopracitato Van Halen, in quello che resta il più riuscito dei crossover di Jackson.
A chiudere il triangolo magico, è il basso indimenticabile di Louis Johnson che infiamma l'intro eternamente irresistibile dell’altra hit per eccellenza: “Billie Jean”. Ebbene, nella storia della musica pop possiamo trovare tante hit in scia disco-music dal passo contagioso, ma poche hanno la capacità di mettere d’accordo tutti, di far muovere i fianchi anche contro il proprio volere e di stimolare anche un bradipo. Si potrebbe certamente citare sia il clavinet conturbante di “Superstition”, che l’orgiastica “Give It To Me Baby” dell’anno prima del sempre poco citato Rick James. Ma i miracoli accostabili a “Billie Jean”, un instant classic che farà epoca, emblema sonoro di un musicista e ballerino assolutamente unico, inconfondibile e a tratti alieno, si contano sulle dita di una mano.
Il cantato più rilassato e riflessivo di “Human Nature” distende a sua volta gli animi, prima dell’ennesimo refrain contagioso. La parte strumentale del pezzo vede all’opera tutti i membri dei Toto: David Paich e Steve Porcaro alle tastiere, Steve Lukather alla chitarra e Jeff Porcaro alla batteria. “P.Y.T. (Pretty Young Thing)” rimarca la natura synth-funk dell’opera, prima che le luci soffuse dell’altra ballata sentimentale del disco, “The Lady In My Life”, chiudano l’album tra un basso funky che scodinzola e lo strazio di Jackson per quello che rimane un amore irrisolvibile: “Play back with me (Always the lady in my life)/ All over, all over, all over (Ooh girl let me keep you warm)/ All over, all over (You are the lady in my life)”.
Il successo di “Thriller” darà vita a una scalata clamorosa di Jackson nei piani altissimi dello star-system mondiale, con lo scettro acquisito di Re del Pop che lo porterà a conquistare ogni angolo del pianeta rimasto scoperto. I successivi “Bad” e “Dangerous” amplieranno la sua fama, consolidando il suo trono. Resterà pertanto ineguagliabile la portata di un disco memorabile. La stella polare del firmamento pop di ogni epoca.
* Si ringrazia Federico Romagnoli per la preziosa consulenza sui dati di vendita
02/06/2019