Su di loro, ormai è più che certo, possiamo contare. Fatta eccezione, infatti, per qualche piccolo incidente di percorso (i non convincenti “Toilet Door Tits” e “Küss mich meine Liebe”), gli Shit and Shine ci hanno sempre regalato opere di spessore. Nessuna meraviglia, quindi, se, ancora una volta, sono costretto (si fa per dire…) a parlarvi di un disco di assoluto rispetto.
Con l’elemento percussivo sempre più in primo piano e con una ferocia esecutiva capace di scuotere anche l’ascoltatore più scettico e molliccio, “229-2299 Girls Against Shit” sembra un “Jealous of Shit And Shine” più incazzato e il boogie sulfureo di “Have You Really Thought About Your Presentation?” (praticamente, Brainboms e Suicide che discutono sul senso ultimo di “Metal Machine Music”, giungendo alla conclusione che tutto nasce da “Sister Ray”…), ci tiene immediatamente a precisarlo, schiaffeggiandoci per scarsi dieci minuti. Ma senza l’apporto della deturpazione elettronico/rumorista, l’impatto del martellamento batteristico si risolverebbe, a lungo andare, in una mera espressione di forza. A ragione, dunque, sondando la superficie di questo densissimo cumulo di pelli e cimbali, si scorgono innumerevoli traiettorie di frequenze, feedback, modulazioni e distorsioni, tutte divampanti come in una fittissima gettata di magma incandescente. Stesso discorso per il massacro ferroviario, dall’agghiacciante impatto “garagista”, di “Roberts Church Problems”, in puro “Ladybird”-style: un inverecondo gorgo di monocromatica perversione, con le batterie che, in circolo mefistofelico, sembra stiano assaltando la guarnigione del Cielo.
Assodato che qui (“The Cusp of Innocence, Prettily”), come già nei dischi precedenti, l’arte della ripetizione diventa vero e proprio atto sovversivo, c’è da rilevare che il trio ha dalla sua una serie di cartucce niente male anche quando affronta texture camaleontiche e multiformi. Ci si spinge, allora, da un lato verso succulente ipotesi di “ballabili” androidi, dove il messaggio nascosto è: “se volete muovere il culo, fatelo per bene, almeno” (il dub astratto, verticale e sbilenco di “Shit No!”, gli sfarfallamenti storpi di “Yes 9 10”, la magnetica stroboscopia con graffi metropolitani di “Friseur Nelson” e, soprattutto, una “Girls Against Shit” che, quando carbura, s’inerpica in un heavy-techno/funk futuristico avvolto da propulsioni motoristiche e scortato da un assolo a spirale); dall’altro, si dimenano malatissimi sortilegi kraut-wave.
Sfileranno, allora, in una carrellata di purulenta bellezza, la sghemba fornace Cop Shoot Cop di “Penthouse Is a MUST”, la psichedelia fanta-metallurgica di scuola texana di “20 Years of Caring for the Nations Eyes”, un disumano & glorioso esperimento di weird black-metal (“USA/Mexico”), le cacofonie psicotico-nichiliste di “Pissing on a Shed” e i Wolf Eyes remixati da un alcolizzato techno-addict di “I'm MAKING My LUNCH!!”). Un ripugnante, blasfemo tripudio di morbosa barbarie dove la melodia fa capolino al massimo sotto forme di labili indizi nell’arrivederci finale, perché altrove il desiderio dello scempio è sempre fottutamente intenso: “Kolchak the Night Stalker” è l’ideale colonna sonora per la macellazione di entità aliene, “Hotel Denmark (You 3 - Ass, Pussy, Blow)” manifesta il rispetto dovuto per i Big Black “atomici” e “Kings Heath Shit and Shine Appreciation Society” ringrazia le chitarre dei Dead C per essere così perfidamente riconoscibili.
Cattivissimi, gli Shit and Shine sprofondano, alla fine, nell’incubo eroinomane di “People Like You… REALLY!”, impreziosito da urla disperate oltre la siepe. Potrebbe essere la loro personale rilettura dell’ultra-doom dei Khanate.
Chissà cosa ci attende, ancora…
26/07/2009