Questa particolare iniziativa si prefigge di omaggiare il genio di uno dei compositori più anticonformisti, appartati e carismatici dello scorso secolo, vale a dire Giacinto Scelsi, l'inventore, se così lo si può definire, della musica "microtonale", che tanta influenza ha avuto sugli ambienti extra colti delle scuole d'avanguardia musicali (da John Cage ai minimalisti storici americani). Lo stile della maturità di Scelsi era infatti quello derivante da moduli espressivi ispirati al pensiero orientale e da atteggiamenti statico-contemplativi, in cui i micro-intervalli musicali assumevano un ruolo fondamentale.
"In Nomine" vuole infatti essere una pièce che si ispira a quei concetti rivoluzionari espressi da Scelsi, e i tre musicisti qui coinvolti riescono appieno nella loro impresa, senza scadere mai in banali fronzoli e in sterili riproposizioni. Il pezzo posto in apertura e che dà il titolo all'album è sorprendentemente pregno di atmosfere mistiche e oniriche. Si potrebbe pensare ai Popol Vuh dei film di Werner Herzog, con giusto un pizzico di jazz in più nello svolgimento delle trame musicali.
I giochi aleatori di "Aath" fanno tesoro della "Music Of Changes" (1951) di John Cage. "Octobre" e "Incantesimo" esprimono tonalità crepuscolari dal sapore orientale.
L'improvvisazione totale di "Mirage" è quella tipica di storici ensemble del genere, dal Gruppo Improvvisazione Nuova Consonanza agli AMM e Musica Elettronica Viva. Le astratte rifrazioni sonore di "Le tre figure" e il parlato colloquiale di Michiko Hirayama (cantante giapponese che fu l'interprete "feticcio" dello stesso Scelsi, la si ricorda soprattutto per la sua interpretazione in "Canti del Capricorno", del 1972) su un tappeto di suoni rarefatti in "Michiko" sono basilari per capire la struttura di micro-intervalli su cui sono costruite.
Su un territorio più normale, ma non per questo scontato, troviamo l'erudito jazz da camera di "Cyann", "Le grande ventre" e "Spirale", così come i romantici e cadenzati accordi di pianoforte quasi alla Keith Jarrett di "Kroor". Tali delizie sonore vengono controbilanciate dalle aspre dissonanze di "Eufonia", dove Longobardi e Roccato paiono voler massacrare i propri strumenti.
La registrazione perfettamente bilanciata di Stefano Amerio rende il tutto molto "vivo". Giacinto Scelsi, di sicuro, sarebbe stato fiero del lavoro svolto da questi suoi intraprendenti discepoli.
Riguardo a dischi recenti su questa stessa lunghezza d'onda, qualche analogia la si potrebbe trovare nell'ultimo album degli Ossatura, "Maps And Mazes" (ReR, 2016).
(31/01/2017)