Nel momento in cui si scrive, "18 Months" di Calvin Harris è l'album che ha infilato più singoli nella Top Ten inglese di sempre - ne conta ben nove - sorpassando in scioltezza tutti i Beatles e gli Elton John che, in quella nazione, han fatto la storia del pop. Ora, quanti di questi nove grandi successi riuscite a nominare senza andare ad aprire Wikipedia? Esatto, ecco più o meno spiegati in un colpo solo sia i "record" dell'era streaming che la cifra stilistica di Harris: uno di quei nomi di punta che sulla lunga distanza non hanno ancora fatto intendere di avere un volto artistico capace di imprimersi nella memoria. Dal rave-pop all'Edm e alla house più edulcorata, Harris cavalca le mode con abilità da oltre un decennio, ma rimane spesso ai margini dell'anonimato. E dal momento che ha pure smesso di cantare i propri pezzi, la sua immagine è stata eclissata sia dagli ospiti dei suoi dischi che dai contenuti extra della sua vita privata, vale a dire il rimbelloccimento che l'ha portato a fare il modello per Armani e una chiacchieratissima relazione finita male con la principessina più acidella del pop americano degli anni 10, Taylor Swift.
A voler essere proprio stronzi, si potrebbe dire che la fantasia ancora latita, dal momento che questo "Funk Wav Bounces Vol. 1" non fa altro che montare sull'ormai ben noto carozzone del disco-funky + marea di ospiti d'onore, una formula già (ri)portata al successo dai recenti e acclamatissimi lavori di Daft Punk, Pharrell Williams e Mark Ronson, più Bruno Mars e tutta la compagnia di eterni nostalgici del groove della chitarrina di Nile Rodgers.
La differenza, però, è che stavolta "Funk Wav Bounces Vol. 1" svolge al meglio il proprio compito: infilare una dopo l'altra buone - e a tratti deliziose - disco-jam garbatamente tropicali e dai contorni opportunamente trappisti, ben congegnate per un ascolto a cavallo tra l'ozio sulla sabbia e la visione di un bel culo sodo sul bagnasciuga.
Lo sfavillante electro-reggae di "Feels" è subito uno dei pezzi dell'estate, grazie alla felpatissima voce del sopraffino Pharrell, il suadente flow di Big Sean e una Katy Perry finalmente maturata e consapevole dei propri mezzi. Ma anche "Slide" con Frank Ocean e i Migos scorre con grandissimo piacere, ScHoolboy Q, PARTYNEXTDOOR e D.R.A.M. si divertono a turno su una "Cash Out" che ammicca alle sonorità in più voga, mentre su "Heatstroke" la dolente voce di Young Thug, i coretti disco di Pharrell e i miagolii di Ariana Grande danno proprio la sensazione di un'allucinazione da calura estiva, quando vedi l'aria che ribolle sul cofano dell'auto.
Non manca nemmeno il più mellifluo marpione di sempre, Snoop Dogg, che su "Holiday" accarezza le orecchie con quel flow sempre in bilico tra il vellutato e il debosciato, mentre l'altro famosissimo prezzemolo-da-featuring Nicki Minaj su "Skrt On Me" mette da parte il suo lato più sguaiato per darsi a un pop terribilmente radiofonico (chiaro contrasto con le liriche del testo). Già un filo meno d'impatto la presenza di Kehlani su "Faking It", o quella di Jessie Reyez sulla dolce jam acustica di "Hard To Love", ma sono comunque momenti che calzano con l'impasto complessivo del lavoro.
Nulla di nuovo, davvero. Calvin Harris è un nome che continua (e continuerà) a riscuotere successo dalla sicurezza della sua botte di ferro, agganciandosi senza pretese alle mode del momento e tenendosi a galla quasi esclusivamente grazie alla reputazione delle voci più note del panorama, e se questo è l'andazzo di certo non lo troveremo mai nella lista di quei produttori che sono stati capaci di creare un marchio di fabbrica, quali il suo stesso amico Pharrell o i Timbaland e Will.I.Am degli anni Zero.
Poco male; stavolta Harris ci regala perlomeno quei 40 minuti scarsi d'intrattenimento svagato e confezionato ad arte, e tutto sommato non è cosa da poco nello spietato campo degli hitmaker del moderno main$tream. Con queste premesse, possiamo già far partire il toto-scommessa su chi verrà chiamato a prendere parte a un possibile "Vol. 2".
17/07/2017